Election Day, tutte le opzioni per elettori UK: Get Brexit Done, Brexit dividend, secondo referendum, Articolo 50 azzerato
C’è il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, che invita gli elettori britannici a votare per “uno shock all’establishment”, e che così si aggiudica un bel po’ di prime pagine della stampa UK di oggi. Oggi, giovedì 12 dicembre 2019 è l’Election Day del Regno Unito.
Guardian front page, Thursday 12 December 2019: Corbyn urges voters to deliver ‘shock to the establishment’ pic.twitter.com/dCyYOd2nTv
— The Guardian (@guardian) December 11, 2019
Il tabloid Sun usa espressioni decisamente più colorite, coerentemente con la sua natura e spalleggia platealmente Boris Johnson: “Se Boris vince oggi, domani inizierà un luminoso futuro…ma se vince Red Jez (Corbyn) , la luce andrà via per sempre”, riprendendo la prima pagina delle elezioni del 1992, in cui John Major ebbe la meglio su Neil Kinnock. Il Sun esorta i lettori e tutti gli elettori britannici a “Salvare la Brexit, Salvare il Regno Unito”.
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— Allie Hodgkins-Brown (@AllieHBNews) December 11, 2019
L’attenzione all’Election Day UK è globale, visto che di mezzo c’è non solo il futuro politico della nazione, ma il futuro della nazione in relazione all’Unione europea e, dunque, di nuovo il futuro dell’Odissea Brexit.
Il paese ha ricevuto una ennesima estensione della data di divorzio dal blocco europeo, a dispetto del mantra ripetuto dal premier Boris Johnson per mesi e mesi: Brexit a tutti i costi, uscire dall’Ue alla data precedentemente fissata del 31 ottobre 2019. Missione fallita: tante parole, e il Regno Unito si è trovato punto e a capo.
Con la differenza che ora i britannici andranno al voto, avendo così l’opportunità di scegliere un Parlamento in cui la maggioranza, si spera, sarà più coesa e decisa su come gestire la Brexit.
Sia nel caso dell’ex premier britannica Theresa May che del premier Johnson, Westminster ha di fatto bloccato ripetutamente i desiderata di Downing Street, scongiurando in primis – e questo è un bene non solo per la nazione, ma anche per l’Europa – l’opzione di un no-deal Brexit.
L’importanza del voto è indiscutibile, come mettono in evidenza anche altri quotidiani nella loro edizione odierna. L’Express lo dice chiaramente: “la Brexit e la Gran Bretagna nelle vostre mani”, con tanto di X di Brexit in risalto.
Il sito del Guardian riassume l’aggiornamento live delle elezioni con il seguente titolo: General election 2019: nation faces ‘historic’ choice. Ovvero: elezioni generali 2019: la nazione fa fronte a una scelta “storica”.
Ecco cosa possono scegliere gli elettori UK
I seggi oggi sono stati aperti alle 7 di mattina ora locale e chiuderanno alle 22. Sempre il Guardian presenta alcune schede, spiegando ai lettori le conseguenze del loro voto:
- I conservatori (Tories) del premier Boris Johnson hanno come manifesto quello di iniziare a presentare al Parlamento l’accordo di ritiro dall’Ue (il Withdrawal Agreement) prima di Natale, per lasciare l’Unione europea a gennaio del 2020. Intendono negoziare un accordo commerciale con l’Ue27 il prossimo anno e si rifiutano di estendere il periodo di transizione della Brexit oltre la fine del 2020. Il loro slogan rimane “Get Brexit done”, ovvero “concretizzate la Brexit”.
- I laburisti di Jeremy Corbyn intendono stracciare l’accordo sulla Brexit concordato con Bruxelles firmato da Boris Johnson, negoziare un nuovo accordo con l’Unione europea entro tre mesi, che implichi un’intesa sull’Unione doganale, un forte avvicinamento al mercato unico e la protezione dei diritti dei lavoratori. Far votare l’accordo in un referendum rimane una opzione.
- I liberal democratici vogliono impedire che il Regno Unito lasci l’Unione europea, ricorrendo alla revoca dell’Articolo 50. In tutte le altre circostanze, il partuto ha detto che intende comunque chiedere il voto degli elettori britannici. Il partito intende estendere il diritto di voto nei referendum indetti nel Regno Unito e anche nelle elezioni generali ai cittadini dell’Ue che hanno vissuto nel Regno Unito per cinque anni. Nel manifesto si parla anche di un “Remain bonus” da 50 miliardi di stertline da utilizzare per fare investimenti nei servizi pubblici e per fronteggiare il problema delle diseguaglianze.
- L’SNP vuole revocare l’Articolo 50 o, nel caso in cui non sia possibile centrare questo obiettivo, lanciare un altro referendum per il Remain. La sua priorità è di indire un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito l’anno prossimo, anche nel caso in cui il processo della Brexit venisse fermato. Punta ad assicurare che il Regno Unito, in caso di post Brexit, conservi legami stretti con il mercato unico e con l’Unione doganale.
- Il Brexit Party chiede una chiara uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la realizzazione dunque della Brexit in modo immediato, e dice no all’estensione del periodo di transizione, per evitare di rimanere invischiati nelle “istituzioni politiche che controllano l’Ue”. Promette un “Brexit dividend”, un dividendo sulla Brexit, rappresentato dal risparmio che il Regno Unito si assicurerebbe, smettendo di versare i contributi all’Ue: soldi che il partito vorrebbe utilizzare per ridurre il costo della vita.
- I verdi propongono un secondo referendum sulla Brexit, e promettono a tal proposito di lanciare una campagna per rimanere nell’Unione europea; la loro intenzione è quella di battersi affinché le istituzioni europee diventino più trasparenti, e di fare in modo di cambiare il sistema elettorale, in modo che a votare possano essere anche i 16enni e i 17enni.
- Paid Cymru: lanciare un referendum che abbia l’ultima parola appoggiando il Remain. Assicurare che Westminster venga consultata sul commercio; assicurare che le future politiche commerciali garantiscano la protezione dell’ambiente, sociale e della salute. Proteggere i diritti di tutti i cittadini Ue nel Regno Unito e di tutti i cittadini UK nell’Unione europea.
Anche mercati elettori: cosa stanno votando?
I mercati scommettono sulla vittoria di Boris Johnson che, a sua volta, punta ad assicurarsi un numero sufficiente dei 650 seggi del Parlamento, in modo da garantire stavolta il passaggio in Parlamento dell’accordo stabilito con l’Ue, noto formalmente come “Withdrawal Agreement”.
Il primo ministro ha detto ripetutamente che il voto al suo partito è equivalente a realizzare la Brexit, ovvero “get Brexit done”. Affinché possa assicurarsi la maggioranza in Parlamento, il partito vincente deve assicurarsi almeno 320 seggi.
Nella giornata di martedì il sondaggio YouGov/MRP ha riportato che i Tories potrebbero aggiudicarsi 339 seggi (22 in più rispetto a quelli che ottennero nel 2017) con un consenso elettorale pari al 43%. I laburisti dovrebbero perdere invece 31 seggi, dai 262 del 2017, aggiudicandosi una percentuale dei voti pari al 34%.
La sterlina è in rialzo, beneficiando anche della debolezza del dollaro, che sconta l’impostazione dovish della Federal Reserve. La valuta britannica è scambiata a $1,3217. Da segnalare come la volatilità implicita overnight del rapporto sterlina-dollaro sia balzata al record dal referendum sulla Brexit del 2016.