Egitto nel caos. La Borsa del Cairo resta chiusa anche oggi, Moody’s taglia il rating
Egitto nel caos. Le Borse del Cairo non aprono i battenti neanche questa mattina a causa dei disordini che da giorni stanno sconvolgendo il Paese. I mercati azionari erano rimasti chiusi già ieri, domenica, giorno feriale in Egitto e negli altri Paesi musulmani. Nei giorni precedenti la chiusura, l’indice Egx30 della Borsa del Cairo aveva perso pesantemente terreno, con una flessione dell’11% nella sola giornata di giovedì, mentre nel mese di gennaio ha lasciato sul parterre il 21%. Più del doppio di quella di Tunisi, che però non fa parte dell’indice Msci emerging market, il benchmark più diffuso tra gli investitori.
Sin dall’inizio della crisi, le risposte del potere egiziano sono state di tipo militare: dopo tre giorni dall’inizio delle proteste, Mubarak, cresciuto come pilota nell’aviazione, aveva venerdì sera nominato vice presidente il generale Omar Suleiman (75), capo dei servizi di sicurezza militari e civili. Il parigrado Ahmed Shafiq (70), già ministro dell’Aviazione e pilota sotto il comando di Mubarak nella guerra del 1973, era stato incaricato di formare il nuovo governo. In quasi 30 anni di governo, Mubarak non ha mai voluto un vice presidente, nonostante la costituzione glielo imponga. “Le proteste di piazza in Tunisia e in Egitto aprono una nuova era in Medio oriente e sono un sintomo della necessità di avviare riforme”, sostiene il presidente siriano Bashar al-Assad, che in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal in cui si è detto certo che il suo paese non corre lo stesso rischio del Cairo o di Tunisi.
“La Siria è stabile – ha assicurato – perché bisogna mantenere uno stretto legame con i sentimenti del popolo. Quando ci sono divergenze, si crea un vuoto che porta ai disordini”. Un riferimento al fatto che, al contrario dell’Egitto, la Siria non ha rapporti con Israele e mantiene una linea politica antiamericana. Il presidente, che nel 1999 ha ereditato dal padre la guida del paese, ha quindi ricordato di aver attuato nell’ultimo mese una serie di riforme, tra cui l’aumento dei sussidi per il gasolio.
Entro l’anno, ha quindi assicurato, attuerà riforme volte a garantire maggiore potere per gli organismi non governativi, una nuova legge nel settore dei media e libere elezioni comunali. “Se non ci si è accorti della necessità di riforme prima di quello che è successo in Egitto e Tunisia, allora è troppo tardi per qualsiasi riforma”, ha sottolineato Assad certo che nel suo paese la situazione non precipiterà come negli altri stati della regione, perché è in corso un processo volto a rafforzare le istituzioni e migliorare il livello di istruzione. Un processo che porterà gradualmente alla completa apertura del sistema politico. “Riforme politiche troppo rapide potrebbero rivelarsi controproducenti se le società arabe non sono pronte”, ha affermato, chiedendosi sibillino: “La domanda è: sarà una nuova era con più caos o con una maggiore istituzionalizzazione?”.
Una prima risposta la danno gli analisti di Moody’s. L’agenzia statunitense dei rating ha tagliato questa mattina il giudizio sull’Egitto portandolo a Ba2 dal precedente Ba1 e ha abbassato l’outlook al gradino negativo dal precedente stabile. “La decisione di oggi è stata dettata dal recente significativo aumento del rischio politico e dalla preoccupazione che gli eventi possano minare la situazione finanziaria già debole dell’Egitto”, spiegano gli analisti nella nota odierna. E le tensioni in Egitto spingono al rialzo i corsi del petrolio che sui mercati asiatici viene scambiato sopra i 90 dollari al barile. Le indicazioni del Wti con consegna a marzo sono nell’ordine dei 90,87 dollari al barile, in rialzo dell’1,7% rispetto alle quotazioni di venerdì.