Notizie Notizie Mondo E’ Powell e non Putin la minaccia che Wall Street deve temere di più. ‘Risalita mercati avrà vita breve’

E’ Powell e non Putin la minaccia che Wall Street deve temere di più. ‘Risalita mercati avrà vita breve’

25 Febbraio 2022 17:59

I mercati sembrano tirare un sospiro di sollievo. Prima la risalita di ieri sera di Wall Street, oggi quella convinta delle Borse europee che a loro volta cercano di mettersi da parte i timori legati al conflitto in Ucraina. La mossa della Russia per prendersi l’Ucraina negli ultimi due giorni ha scatenato anche un certo humor sui social circa l’ascesa di Putin come gestore di portafoglio più influente del mondo. Certamente la mossa di Putin ha messo in fibrillazione i mercati, con i prezzi di tutte le principali asset class andati sulle montagne russe, ma a ben vedere buona parte degli osservatori fa presente che ad oggi il problema fondamentale per i mercati rimane un altro. Si chiama inflazione e più che le mosse di Putin gli investitori devono essere in allerta per quello che farà Jerome Powell con la Fed chiamata ad aprire il fuoco del rialzo dei tassi già tra una ventina di giorni. 

“La ripresa del mercato odierna sarà di breve durata poiché il mercato si renderà conto che le pressioni inflazionistiche stanno peggiorando e che la Fed non sarà in grado di abbandonare il suo programma di inasprimento nonostante la guerra in Ucraina”, twitta oggi Althea Spinozzi, Senior Fixed Income Strategist di SaxoBank. Giusto oggi un altro segnale importante è arrivato dal PCE Deflator salito al 6,1% (stima 6%), sui massimi dal 1982.

Membri Fed non sembrano propensi a cambiare rotta

Nonostante l’incertezza posta dall’invasione russa dell’Ucraina, i funzionari della Federal Reserve potrebbero rimanere fedeli alla loro decisione di alzare i tassi di interesse il mese prossimo. Pur riconoscendo i rischi creati dal conflitto, che ha innescato una delle peggiori crisi di sicurezza in Europa dalla seconda guerra mondiale e ha causato un balzo dei prezzi del petrolio, la Fed è ben conscia dell’urgente  necessità di affrontare l’inflazione statunitense arrivata ai massimi dal 1982.”Con l’economia in piena espansione e l’inflazione molto al di sopra dell’obiettivo, dovremmo segnalare che ci stiamo muovendo di nuovo verso la neutralità ad un ritmo veloce”, ha detto  Christopher Waller, economista americano e membro del Federal Reserve  board. “Un aumento di 50 punti base aiuterebbe a farlo se i dati sui posti di lavoro e sui prezzi rimangono caldi nelle prossime settimane, ha detto Waller nelle osservazioni ad un evento all’Università della California. Il prossimo meeting Fed sarà il 15-16 marzo.

Waller ha sottolineato che è “troppo presto per sapere come il conflitto in Ucraina influenzerà l’economia degli Stati Uniti”.

Anche il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic si aspetta ancora che i tassi vengano alzati a marzo, così come il capo della Fed di Richmond, Thomas Barkin, che ha affermato che “il tempo dirà” se l’Ucraina cambierà le prospettive della politica monetaria, pur affermando la sua inclinazione a iniziare a normalizzare la politica per contrastare le pressioni sui prezzi.

Approccio potrebbe diventare più ‘riflessivo’?

Poi c’è chi come John Traynor, vicepresidente esecutivo e responsabile degli investimenti di People’s United Advisors, sostiene che il conflitto Russia-Ucraina potrebbe indurre la Fed ad essere un po’ più riflessiva sui rialzi dei tassi. “Solo pochi giorni fa, stavamo cercando un aumento della Fed di 50 punti base e poi 25 punti base ad ogni riunione successiva ….ora abbiamo una Fed cauta. Probabilmente torneranno ad un aumento dei tassi del 25%. E questo potrebbe indurre la Fed e soprattutto alcuni dei membri più dovish a dire “muoviamoci un po’ più lentamente”” afferma Traynor.