Notizie Notizie Italia Draghi e il suo alert sui dazi: “siamo al punto di rottura”

Draghi e il suo alert sui dazi: “siamo al punto di rottura”

14 Maggio 2025 17:14

Parla di dazi, ma anche di energia, tecnologia e difesa. Ambiti che, a suo avviso, richiedono azioni decise. Molti e di diversa natura gli alert accesi e lanciati oggi da Mario Draghi, ex numero uno della Banca Centrale europea (Bce) e oggi consulente speciale della presidente della Commissione Ue, nel corso del suo intervento al XVIII Simposio Cotec Europa in corso nella cittadina portoghese di Coimbra.  Il tema dell’ultima edizione del summit è “A Call To Action”, direttamente ispirato ai Rapporti Draghi e Letta, è un invito ad una cooperazione europea coesa per affrontare i profondi cambiamenti globali in atto.

Ma vediamo i passaggi chiave dell’intervento dell’ex premier Draghi.

Con i dazi siamo a punto di rottura

Mario Draghi si cala nell’attualità e comincia il suo intervento da Coimbra lanciando un chiaro e diretto messaggio all’Europa. “Questi cambiamenti sono in atto da diversi anni, e la situazione era già in peggioramento prima della recente escalation tariffaria. Finora, la frammentazione politica interna e la debole crescita economica hanno ostacolato una risposta efficace da parte dell’Europa – ha rimarcato l’ex numero uno della Bce -. Ma gli eventi recenti rappresentano un punto di rottura. L’uso massiccio di azioni unilaterali per risolvere controversie commerciali e il definitivo indebolimento del WTO hanno compromesso l’ordine multilaterale in modo probabilmente irreversibile”.

Un’Europa che definisce “aperta” e al tempo stesso “vulnerabile”. “Per una grande economia, l’Unione Europea è estremamente aperta al commercio internazionale. Quasi un quinto del nostro valore aggiunto complessivo proviene dalle esportazioni, il doppio rispetto agli Stati Uniti. Più di 30 milioni di posti di lavoro sono legati alle esportazioni — circa il 15% dell’occupazione. Inoltre, registriamo un ampio surplus di conto corrente, pari al 3% del PIL annuo, che implica che — in termini netti — assorbiamo domanda dal resto del mondo”, ha spiegato il consulente speciale della presidente della Commissione Ue rimarcando come “questa apertura rende la nostra crescita e la nostra occupazione fortemente esposte alle politiche dei partner commerciali e ai cicli economici originati al di fuori dell’Europa. L’esposizione principale è verso gli Stati Uniti”.

E ha aggiunto: “Siamo esposti direttamente, perché gli USA sono il nostro principale mercato di esportazione, con oltre il 20% delle nostre esportazioni dirette oltre l’Atlantico. E siamo esposti indirettamente, perché gli Stati Uniti sono anche il principale motore di domanda per molti dei nostri partner. Se la domanda americana rallenta, anche le importazioni dai nostri partner — e quindi le nostre esportazioni — rallenteranno. Le analisi della Bce mostrano che, in caso di shock al PIL degli Stati Uniti, gli effetti indiretti sull’area euro superano quelli diretti“.

Draghi e gli eurobond

Non è poi mancato, un refrain già sentito, il riferimento agli eurobond. “L’emissione di debito comune europeo per finanziare spese comuni rappresenta un elemento chiave della nuova strategia. Garantirebbe che la spesa complessiva non risulti insufficiente. E assicurerebbe — soprattutto nel campo della difesa — che la spesa avvenga in Europa, contribuendo sia all’efficacia operativa sia alla crescita economica”, ha spiegato l’ex premier e numero uno della Bce e ha aggiunto “l’emissione di debito comune colmerebbe l’anello mancante nei mercati dei capitali europei: l’assenza di un asset sicuro condiviso. Questo contribuirebbe a rendere i mercati più profondi e liquidi, creando un circolo virtuoso tra tassi di rendimento più elevati e maggiori opportunità di finanziamento. Nel complesso, questo piano permetterebbe all’Europa di tornare a generare crescita, e dimostrerebbe che siamo capaci di produrre ricchezza per i nostri cittadini”.

Draghi ha concluso il suo intervento rimarcando che “lo shock politico proveniente dagli Stati Uniti è enorme“, ma anche sottolineato che “in parallelo, Paesi come la Germania hanno cambiato completamente rotta, e la Commissione europea ha mostrato una nuova determinazione a rimuovere ostacoli e burocrazia. Abbiamo anche l’inizio di un piano d’azione, delineato nei rapporti più recenti. I loro suggerimenti politici sono, se possibile, ancora più urgenti oggi. Investiremo di nuovo in Europa, in modo massiccio e responsabile. Affronteremo gli interessi che oggi bloccano il nostro cammino verso un futuro basato sull’innovazione, non sui privilegi. E proteggeremo, con coraggio, la nostra libertà”.

Mattarella: “sfida epocale per il nostro continente”

“Oggi abbiamo avuto poc’anzi la possibilità di ascoltare spunti di grande rilevanza e grande interesse da parte di Mario Draghi, il cui rapporto sul futuro della competitività europea sta già contribuendo a orientare le politiche della Commissione Europea per la nuova Europa degli anni a venire. Un’Europa rinnovata, più competitiva, più resiliente, più presente nello scacchiere internazionale. È una sfida epocale per il nostro continente, tanto più urgente se raffrontata a recenti evoluzioni negli equilibri mondiali”, ha poi messo in evidenza anche il presidente Sergio Mattarella nel corso del suo discorso.

“I rischi dell’immobilismo sono ben identificati nel Rapporto Draghi come in quello Letta, sul futuro del mercato interno: le conseguenze ipotetiche per l’Europa, ad esempio in termini di arretramento nelle condizioni materiali di benessere diffuso o di un allontanamento irreversibile dalla frontiera tecnologica, ne accrescerebbero anche la vulnerabilità sui piani strategico e geopolitico, riducendone la capacità di contrastare le attuali perturbazioni, così allarmanti, dell’ordine internazionale. Scongiurare tali rischi è fondamentale – ha spiegato Mattarella -. A questo fine – si osserva nei due rapporti – che occorre mettere in campo misure efficaci e allo stesso tempo ambiziose”.