Draghi: coniugare disciplina di bilancio e crescita, duro attacco agli evasori fiscali
La sfida di oggi è coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita. E’ questo l’obiettivo principale contenuto nelle “Considerazioni Finali” del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, presentate durante l’assemblea annuale di via Nazionale. Un rapporto che analizza molti argomenti caldi: l’evoluzione della crisi e la cooperazione internazionale, la situazione dell’Eurozona, l’economia italiana, le banche e il sistema di vigilanza. E un duro attacco agli evasori fiscali, definiti i responsabili della “macelleria sociale”.
Nei mercati finanziari è subentrata l’ansia per la sostenibilità dei debiti sovrani. “Per questi Paesi non c’è alternativa al fissare rapidamente un itinerario di riequilibrio del bilancio, con riforme strutturali che favoriscano l’innalzamento del potenziale produttivo e della competitività”. Un percorso difficile che, “se non viene coordinato a livello internazionale, rischia di spegnere la pur timida ripresa”.
Il governatore di Bankitalia cerca la radice della crisi e la individua nelle “carenze regolamentari e di vigilanza nelle piazze finanziarie più importanti”. Da qui l’agenda del Financial Stability Board che si muove su quattro filoni: definire regole generali per le banche come il rafforzamento patrimoniale e il controllo dei rischi di liquidità; introdurre disposizioni specifiche per gli intermediari sistemici; accrescere la concorrenza tra le agenzie di rating; aumentare la trasparenza delle contrattazioni sui mercati finanziari.
In questo quadro, Draghi cerca di rassicurare le banche sulle nuove regole di Basilea III, la cui applicazione “sarà graduale e non comincerà prima che la ripresa si sia consolidata”. Un passaggio abbastanza lungo “da rendere trascurabili, durante la transizione, gli effetti sul valore di mercato delle banche e sul credito”. Durante la sua relazione, il governatore ha poi più volte ribadito “la solidità del nostro sistema bancario”.
Sotto la lente di Bankitalia è finita anche la manovra finanziaria 2011-2012 da 24,9 miliardi di euro. Una manovra giudicata “inevitabile” da Draghi, anche se “le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana”. In sostanza, si legge nelle “Considerazioni Finali”, la correzione dei conti pubblici va accompagnata con il rilancio della crescita. Un aiuto potrebbe arrivare dal federalismo fiscale, che dovrà essere in grado di “aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse”.
Attacco frontale agli evasori fiscali definiti i “responsabili della macelleria sociale”. “L’evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga, riduce le risorse per le politiche sociali e ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti”. Un dato su tutti: tra il 2005 e il 2008 è stato evaso il 30% della base imponibile dell’Iva. Tradotto: oltre 30 miliardi di gettito all’anno pari a 2 punti del Prodotto interno lordo. Draghi promuove le misure di contrasto all’evasione messe in atto dal Governo, ma sottolinea come “la riduzione dell’evasione debba consentire quella delle aliquote”.
Il governatore riserva inoltre grande attenzione al sistema bancario italiano, apprezzando i progressi degli istituti sulla strada del rafforzamento patrimoniale. A fine marzo, infatti, il Core tier 1 ratio dei primi cinque gruppi bancari aveva toccato quota 7,6% dal 5,6% di fine 2009. Draghi si è soffermato anche sul ruolo delle Fondazioni come azionisti delle banche: “investitori il cui unico obiettivo sta nel valore economico dell’investimento. Saranno le Fondazioni, nella loro autonomia, le prime a tutelare l’indipendenza del management”.
Infine non poteva mancare un’analisi sulla situazione dell’Eurozona, colpita nelle ultime settimane dalla speculazione contro i Paesi con maggiori problemi di bilancio. E Draghi ha difeso l’area dell’euro come “più solida rispetto a altre aree valutarie”. La moneta unica “vive con tutti i suoi membri, grandi e piccoli, forti e deboli”. Oggi l’unica via, conclude Draghi, è quella “di rafforzare la costruzione europea nella politica, con un governo dell’Unione più attivo, nella disciplina dei bilanci pubblici e nel progresso delle riforme strutturali”. Un obiettivo da raggiungere grazie a “un nuovo Patto di Stabilità più vincolante e più esteso”.