Draghi compra tempo su QE: serve pazienza e persistenza per vedere inflazione al 2%
L’inflazione continua a essere il principale tarlo della Bce e Mario Draghi non lo nasconde. “La pazienza e la perseveranza della politica monetaria sono ancora necessarie affinché l’inflazione ritorni sostenibilmente a livelli inferiori ma prossimi al 2%”. E’ il passaggio chiave del discorso odierno di Mario Draghi, presidente della Bce, che fa intendere come il sostegno della Bce attraverso il QE e tassi ai minimi risulta essenziale per riportare l’inflazione verso il target della Bce.
Nel corso dell’audizione alla Commissione di Affari economici e monetari del Parlamento europeo, iniziata in ritardo di oltre un’ora causa il ritardo del volo che ha portato Draghi a Bruxelles, il numero uno dell’Eurotower ha affermato come l’evoluzione dell’inflazione rimane condizionata da un ampio grado di stimolo monetario fornito dall’insieme delle misure di politica monetaria (acquisti di attività nette, il considerevole stock di attività acquisite e i futuri reinvestimenti e le linee guida future sui tassi di interesse). Secondo Draghi il forte dinamismo dell’economia dell’area dell’euro “ha chiaramente rafforzato la nostra fiducia nelle prospettive di inflazione”.
“Prevediamo che l’inflazione riprenderà il graduale percorso di aggiustamento verso l’alto, sostenuto dalle nostre misure di politica monetaria”, ha aggiunto Draghi che ritiene necessario uno stretto monitoraggio della recente volatilità dei mercati finanziari, soprattutto sul tasso di cambio, in virtù delle possibili implicazioni sulla stabilità dei prezzi.
Da misure Bce impatto di circa +1,9% sia su Pil che su inflazione tra 2016 e 2020
Considerando tutte le misure di politica monetaria adottate tra la metà del 2014 e l’ottobre 2017, Draghi rimarca come l’impatto complessivo sulla crescita e l’inflazione nell’area dell’euro sia stimato, in entrambi i casi, a circa 1,9 punti percentuali cumulativi per il periodo tra il 2016 e il 2020. “Le nostre misure – aggiunge Draghi – hanno messo l’economia dell’area dell’euro su un solido percorso di crescita, guidato da dinamiche interne endogene e quindi più resistenti a un potenziale rallentamento della domanda globale”.
Crescita più robusta di quanto atteso
“La crescita – ha sottolineato Draghi – è più forte di quanto atteso in precedenza e distribuita più equamente tra settori e aree geografiche rispetto a qualsiasi momento dopo la crisi finanziaria. Secondo gli ultimi dati, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta del 2,5% nel 2017, riflettendo la forte dinamica interna dei consumi privati e degli investimenti”. Draghi ha anche detto di anticipare un ulteriore miglioramento dell’occupazione.
A febbraio possibile nuovo rallentamento prezzi
Mercoledì è in calendario la pubblicazione dei dati relativi l’andamento dell’inflazione di Eurolandia a febbraio. Nel primo mese dell’anno, l’indice dei prezzi al consumo ha segnato un +1,3% in versione completa e un +1% in quella “core”, al netto cioè delle componenti più volatili. “Ci attendiamo un dato ‘headline’ in calo all’1,2% mentre l’indice ‘core’ dovrebbe confermarsi all’1%”, riporta una nota odierna di Barclays. Nel caso dell’indice depurato, “i rischi sono decisamente al ribasso”.