Draghi: banche italiane resistenti, priorità ancora al rafforzamento patrimoniale
Gli istituti di credito italiani dimostrano capacità di resistenza a scenari favorevoli. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nelle considerazioni finali lette durante l’assemblea generale dell’istituto.
“Abbiamo appena completato – ha spiegato Draghi – un esercizio aggregato per valutare l’impatto sui bilanci bancari di un deterioramento della qualità del credito alle famiglie e alle imprese italiane nel biennio 2009-2010, nell’ipotesi di condizioni macroeconomiche più avverse di quelle previste per il nostro paese dalle principali organizzazioni internazionali. I risultati indicano la capacità del nostro sistema bancario di resistere anche a scenari più sfavorevoli”.
“Nonostante il peggioramento della redditività – ha proseguito Draghi – le banche hanno mantenuto il patrimonio al di sopra degli standard minimi. Alla fine dello scorso anno il coefficiente di patrimonializzazione dei maggiori gruppi, dato dal rapporto tra il patrimonio e le attività ponderate per il rischio, si collocava in media al 10,4 per cento. I coefficienti più elevati osservati all’estero riflettono sovente massicce iniezioni di capitale pubblico”.
Draghi ha tuttavia ribadito che il rafforzamento del patrimonio è una priorità essenziale per il sistema bancario. “Per questo – ha detto – nella fase attuale occorre anche limitare la distribuzione degli utili. Molte banche lo hanno fatto. Il sacrificio richiesto oggi agli azionisti è compensato dalla maggiore solidità del loro investimento. I mercati hanno reagito positivamente. Rispetto alla metà di marzo i premi sui contratti di credit default swap delle maggiori banche italiane si sono più che dimezzati, un calo significativamente maggiore di quello osservato in media in Europa”.
Lo sforzo, secondo Draghi, deve continuare con gli strumenti pubblici per il rafforzamento patrimoniale previsti dalla legge. “L’intervento dello Stato è temporaneo – ha detto il governatore – l’azionariato privato dovrà sostituire i fondi pubblici non appena le condizioni di mercato lo consentiranno.
Dalla relazione di Draghi emerge però un sistema bancario non immune dalle conseguenze della crisi, con la contrazione nel 2008 dei profitti, del rendimento del capitale e delle riserve dei maggiori gruppi. “Stanno aumentando rapidamente le sofferenze e gli impieghi classificati come “incagliati” – ha spiegato Draghi, e – l’esperienza precedente mostra che la recessione continuerà a pesare sulla qualità del credito anche per due o tre anni dopo l’inversione ciclica”.
“Le banche italiane non hanno eredità pesanti nei loro bilanci. Utilizzino questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili. Valutino il merito di credito dei loro clienti con lungimiranza. Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni Cinquanta e Sessanta. Le imprese cerchino di continuare l’opera di razionalizzazione iniziata da pochi anni”. “La fiducia non si ricostruisce con la falsa speranza, ma neanche senza speranza: uscire da questa crisi più forti è possibile”, è stata la conclusione del governatore.