Downgrade e attacchi speculativi contro l’Italia. Procura Trani assolve tutti imputati S&P e Fitch
Tutti assolti dall’accusa di aver manipolato il mercato, scatenando turbolenze e attacchi speculativi contro l’Italia, con il downgrade sul debito sovrano. Questa la decisione del Tribunale di Trani, che ha assolto i cinque analisti e dirigenti di S&P e la stessa agenzia di rating. Assoluzione anche per il responsabile del debito sovrano di Fitch, accusato dello stesso reato, David Riley.
Così S&P ha commentato la decisione:
“La decisione di oggi conferma in modo inequivocabile come in tutti questi anni la società sia stata oggetto di illazioni fantasiose. Finalmente è stata resa giustizia alla società e a ognuna delle persone che quotidianamente lavorano con onestà e competenza professionale (..) Abbiamo sempre riposto tutta la nostra fiducia nella correttezza delle nostre azioni e nella capacità dei giudici che hanno dissolto ogni dubbio sull’integrità e sulla qualità del nostro lavoro“.
La procura aveva accusato cinque tra gli analisti e i manager dell’agenzia di rating. In particolare, due anni erano stati chiesti a carico di Deven Sharma, all’epoca presidente di S&P a livello globale; tre anni ciascuno per Yann Le Pallec, responsabile per l’Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. A carico dell’intera S&P era stata chiesta inoltre una sanzione di 4,6 milioni di euro. Oltre agli anni di carcere, la procura aveva chiesto a carico degli imputati sanzioni individuali di ammontare fino a 500.000 euro.
Positiva anche la reazione dei difensori di David Riley, gli avvocati Marco Calleri e Andrea Rossettiì dello studio Mucciarelli, dopo l’assoluzione dell’analista di Fitch con la formula più ampia.
“Grande soddisfazione per la sentenza di assoluzione e felicità, in particolare, per l’imputato David Riley e per la società Fitch che hanno visto riconosciuta dal Tribunale in termini assoluti l’infondatezza dell’addebito (..) L’imputato ha sempre nutrito grande fiducia che il Tribunale, valutando serenamente i fatti, e applicando il diritto in modo ineccepibile, non avrebbe potuto che riconoscere l’infondatezza dell’addebito (..) Resta ormai sullo sfondo il rammarico per avere subito un processo assai lungo che non può che essere un’esperienza di sofferenza per chi è pienamente consapevole della propria innocenza”.
Dal canto suo il pm di Trani, Michele Ruggiero, ha riconosciuto la propria sconfitta:
“Le sentenze non si commentano, si rispettano. Abbiamo fatto la nostra parte fino in fondo. Forse c’è un pò di amarezza , ma l’assoluta convinzione che tutto quello che si poteva fare, tutto quello che si poteva dire, sostenere, l’abbiamo fatto, detto e sostenuto con grande orgoglio”. E ancora: “Questa è una battaglia che abbiamo cercato di fare per ripristinare un po’ di trasparenza e di verità. Confidiamo però nel lavoro della magistratura, rispetto per le sentenze dei giudici: leggeremo le motivazioni, poi valuteremo un eventuale appello“.
Le agenzie di rating finirono nel mirino in Italia, in quanto accusate di aver contribuito a scatenare la crisi dei debiti sovrani, attraverso una serie di revisioni al ribasso dei rating e degli outlook che scatenarono gli attacchi speculativi contro il paese, facendo balzare i tassi sui BTP a un livello tale da far rischiare all’Italia il default.
Sconfitta dunque per le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, da cui erano partite le denunce contro le agenzie di rating. Con l’accusa di manipolazione di mercato, le due associazioni avevano ritenuto S&P e Fitch colpevoli di aver pubblicato report tra il maggio del 2011 e il gennaio del 2012 con informazioni distorte sul merito creditizio dell’Italia.
La Procura di Trani aveva affermato che nel gennaio del 2011 l’Italia, “se si guardano i dati di bilancio, stava messa meglio di tutti gli altri Stati europei“, ma da parte di Standard&Poor’s, con il declassamento del rating del nostro Paese di due gradini (da A a BBB+), ci fu “la menzogna, la falsificazione dell’informazione fornita ai risparmiatori”, con la quale fu messo “in discussione il prestigio, la capacità creditizia di uno Stato sovrano”.
Secondo Ruggiero gli imputati avevano emesso “intenzionalmente” ai mercati finanziari – tra maggio 2011 e gennaio 2012 – quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull’affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo per “disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore”.
Alla fine di gennaio il PM il pm Michele Ruggiero aveva anche illustrato il movente dell’ “accanimento” di S&P. “Il rapporto di consulenza contrattuale tra S&P e lo Stato Italiano cessa nel 2010, dopo 17 anni, e nel 2011 Standard & Poor’s si scatena contro l’Italia con declassamenti a catena: come vogliamo chiamarle queste se non ritorsioni!“.
Stupore per la decisione di S&P venne espresso due anni fa dallo stesso ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che, presentatosi in tribunale, disse chiaramente che non fu “sorpreso dai downgrade che colpirono diversi paesi dell’Eurozona” quanto, piuttosto,“dal doppio downgrade a carico dell’Italia”. A suo avviso, all’epoca dei fatti – quando era ancora responsabile economista dell’Ocse – il governo italiano di Mario Monti aveva introdotto “misure molto importanti”, che avevano aiutato l’economia italiana a rafforzarsi.