Dove investire nella seconda metà del 2025: difesa e IA da seguire, ma è sempre meglio coprirsi

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Investire in titoli finanziari nel 2025 non è stato e non sarà semplice. Molte le incognite dietro l’angolo, tra tensioni geopolitiche e rischi dazi, con periodi anche di forte crescita per le aziende ma anche settimane di rossi e perdite. Tutto questo nonostante i record che sta raggiungendo in questi ultimi giorni Wall Street, tra le piazze finanziarie che più sono state colpite da perdite in questo 2025.
Come muoversi quindi nella seconda metà del 2025? Alcune indicazioni arrivano da Scott Helfstein, head of investment Strategy di Global X, che nell’outlook per il secondo semestre del 2025 scrive: “L’economia statunitense dimostrerà una certa resilienza nonostante le pressioni politiche e geopolitiche. La crescita potrebbe superare le aspettative, soprattutto dopo una serie di revisioni al ribasso basate su dati ad alta frequenza poco affidabili”.
I dazi fanno ancora paura?
Le incertezze legate ai dazi continueranno a pesare, e nessuno ha ancora chiaro quale sarà il punto di arrivo finale. Questa incertezza potrebbe favorire flussi verso i mercati internazionali, ma è anche possibile che tali movimenti riflettano un riequilibrio verso un’esposizione più neutrale, dopo anni di sovrappeso sull’azionario Usa.
Il 9 luglio sarà infatti un secondo D-Day, data fissata dagli Stati Uniti per l’introduzione di nuove tariffe fino al 50% su una vasta gamma di beni europei, con l’Unione Europea che proprio in questi giorni sta cercando di trovare un accordo con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per cancellare o rinviare ulteriormente l’introduzione dei dazi. “A tal proposito, non è facile dire se la campagna dei dazi sia terminata o soltanto in pausa. L’intensità con cui il rischio dazi potrebbe riemergere dipenderà dagli obiettivi dell’amministrazione, che con ogni probabilità restano ancora in evoluzione”, spiega Helfstein.
I settori che hanno retto in questo primo semestre del 2025
In tutto questo, i mercati finanziari hanno reagito in maniera inusuale: in un contesto in cui la maggior parte degli indicatori di volatilità risultavano elevati, i titoli a bassa volatilità sono stati i migliori performer.
Per Helfstein, il fatto che i titoli low-vol abbiano sovraperformato mentre quelli value sottoperformato crea un paradosso difficile da interpretare, poiché le due categorie tendono a muoversi insieme. Tra i più apprezzati ci sono i titoli della difesa; queste aziende tendono ad avere flussi di cassa stabili grazie a contratti a lungo termine, ma i cambiamenti strategici e geopolitici hanno creato nuove opportunità. Le tensioni globali hanno incoraggiato i paesi ad aumentare la spesa per la difesa.
Tra gli altri temi a bassa volatilità che hanno retto relativamente bene quest’anno figurano l’HealthTech, legato all’invecchiamento della popolazione. Anche le utility presentano un beta relativamente basso e l’elettrificazione statunitense ha registrato buone performance, data l’esposizione a fornitori di energia regolamentati e non regolamentati, insieme ad aziende focalizzate sulla tecnologia di rete.
I settori su cui puntare dalla seconda metà dell’anno
Tra i temi più promettenti, spicca ancora l’intelligenza artificiale. “Gli investitori convinti di aver perso il treno dell’AI devono sapere che le valutazioni su un ampio paniere di aziende oggi risultano più economiche – spiega Helfstein – Il multiplo è circa quattro volte più basso rispetto a un anno fa. Nel frattempo, i ricavi 2025 per questo gruppo sono attesi a un livello doppio rispetto a quelli dell’S&P 500, con margini di profitto superiori di circa il 3%”.
Altro tema è quello dei Data Center e delle Infrastrutture Digitali. Anche la robotica merita attenzione: strettamente legata all’automazione, sarà sempre più integrata con intelligenza artificiale e infrastrutture digitali. Negli Stati Uniti, il tasso di adozione dei robot nel settore manifatturiero è ancora inferiore rispetto ad altri Paesi avanzati, rappresentando un importante potenziale di crescita e un’opportunità strategica per il reshoring produttivo.
Ma è sempre meglio coprirsi
Nel complesso, l’ingresso nella seconda metà dell’anno sembra favorire un approccio “risk-on”, con i mercati azionari orientati positivamente. Tuttavia, Scott Helfstein ricorda un principio sempre valido: “la speranza non è una strategia. La resilienza dell’economia statunitense è certamente un elemento di fiducia, ma per affrontare le possibili turbolenze servono strumenti più concreti”.
In questo contesto, un’opzione efficace è rappresentata dalle strategie azionarie di copertura, come le covered call. Queste strategie mantengono l’esposizione ai principali indici, come S&P 500 o Nasdaq 100, ma vendono opzioni call su parte o tutto il portafoglio. I premi generati possono contribuire a ridurre la volatilità e a limitare la necessità di spingersi verso asset più rischiosi, come le obbligazioni a lunga scadenza. In tal modo, si può contenere il rischio tasso in un portafoglio tradizionale. Per gli investitori che desiderano rimanere esposti al mercato, ma con maggiore controllo sulle oscillazioni, queste soluzioni meritano un’attenta valutazione.