Dollaro Usa: il vero ago della bilancia per evitare la recessione nel 2017 (analisti)
Gli analisti di Saxo Bank in occasione della loro view trimestrale, in previsione del 2017 si sono posti tre domande fondamentali:
· Quale sarà la direzione che imboccherà il dollaro?
· Dove si attesterà la crescita della Cina e che ne sarà della sua valuta nel 2017?
· Il doppio incantesimo BREXIT/Trump rappresenterà la fine di un’epoca o l’inizio di qualcosa di nuovo?
Ma la domanda più importante è sicuramente capire quale sarà la tendenza del dollaro Usa nuovo anno. “Abbiamo un mondo economico, o mercato globale, così semplificato che il dollaro rappresenta oltre il 75% di tutte le transazioni mondiali. Così, se succede che il dollaro cresca del 20% anno su anno – come è capitato adesso – all’ azione corrisponderà una reazione”.
Secondo gli esperti l’eventuale rafforzamento del dollaro porterà a un notevole rallentamento della crescita statunitense, guidata da tassi di interesse superiori alle attese (che riducono la crescita potenziale) e, indirettamente, dalla riduzione della crescita globale. Il tutto con pesante fardello del debito dominato dagli Americani che andrà a colpire la capacità dei Mercati Emergenti di rimborsare i loro enormi debiti in dollari.
Gli analisti ricordano come le banche straniere abbiano prestato 3,6 miliardi di dollari ad aziende dei Mercati Emergenti, di cui circa il 50% alla Cina. Per questo aumenta sensibilmente il rischio di recessione a livello globale.
“I miei cari amici di NedBank, SudAfrica, Neels Heyneke e Mehul Daya, hanno il miglior modello di fase recessiva che io abbia mai visto, che combina situazione monetaria e fondamentali. La sua lettura attuale recita: 60% di probabilità di recessione contro un consenso di mercato solo del 5-8%. Questo è un grande pericolo, perché sappiamo che le vendite generalizzate nei mercati azionari si verificano prevalentemente nelle fasi recessive. Se la recessione colpisse l’economia statunitense, il ritmo atteso di prelievo ammonterebbe a circa il 25-40%” recita il report.
Tra i temi che spingono in questa direzione anche le voci del populismo americano e le imminenti tornate elettorali in Europa.
“Ma vi assicuro, questa è la fine di un ciclo, non un nuovo inizio. Il mondo non avanzerà con un’agenda fatta di frontiere chiuse, restrizioni commerciali anti-globalizzazione e contrarie alla concorrenza, ma ciononostante occorre che tali forze siano rispettate, soprattutto con un cambio di leadership in area globale. Trump che farà “riprendere la via di casa” al commercio americano, alle truppe oltreoceano, alla Nato e che ribalterà la politica nei confronti della Cina in vigore dagli anni ’70: tutto questo avrà delle conseguenze.
La cancelliera tedesca Angela Merkel è ora il leader de facto dei Paesi industrializzati, una posizione che non ha mai voluto e in cui si sente a disagio nell’anno delle elezioni in Germania. La Cina riempirà ogni vuoto lasciato scoperto dal cambiamento di rotta degli Stati Uniti.
La leadership cinese sembra più “aperta”, come mai prima d’ora in materia di politica estera e di investimenti, un po’ per opportunità e un po’ in virtù di un disperato bisogno di allontanare l’attenzione dal debito interno in continua crescita e dal deflusso di capitali.”