Mercato azionario, Il Giappone è pronto al rally. Il Topix potrebbe segnare +20% nel 2017
Le classi di attivi nipponiche più rischiose – azionario e immobiliare – confermano il proseguimento di un trend rialzista strutturale destinato a continuare anche nei prossimi anni. “Riguardo al 2017, prevediamo una forte performance, trainata dalla generale ripresa del ciclo economico, soprattutto per quanto riguarda gli utili – dice Jesper Koll, Head of WisdomTree Japan. Partendo infatti da valutazioni interessanti – il TOPIX attualmente vede un rapporto prezzo utili (P/E) a sconto sia rispetto alla sua stessa media di lungo periodo che ai multipli di Wall Street – gli analisti ritengono che i titoli azionari giapponesi potrebbero salire anche del 20%, con il TOPIX che potrebbe ritornare al picco di 1.800 punti raggiunto nel 2007”. Quanto alle scelte di investimento, il gestore ritiene che, rispetto a una generale preferenza per le società blue-chip di export e che distribuiscono dividendi, saranno il settore finanziario e il settore dei beni strumentali a generare alpha. Va detto che questa previsione è esposta fondamentalmente a due rischi: “Sul fronte interno – dice Koll – l’inflazione da costi provocata da un mercato del lavoro sempre più rigido potrebbe avvantaggiare i margini prima del previsto. Mentre sul fronte globale una svalutazione della Cina potrebbe non solo minare la competitività delle esportazioni nipponiche, ma anche scatenare il prossimo movimento di “risk off” dei flussi di capitale globali”. Vediamo nel dettaglio i cinque fattori positivi che determineranno questo rally individuati da Koll.
Crescita degli utili
Il primo fattore di spinta per l’azionario giapponese è una crescita degli utili promettente, favorita dall’accelerazione delle vendite e dal deprezzamento della valuta. “I titoli azionari giapponesi costituiscono un’asset class molto sensibile al ciclo economico sia globale che nazionale – spiega Koll – Per il 2017 sembra probabile una flessione positiva su entrambi i fronti”. In associazione al deprezzamento dello yen e alla forza del dollaro, ciò dovrebbe provocare una serie di revisioni al rialzo degli utili aziendali. “Contro il consensus che prevede una crescita degli utili pari a solo il 10% nel 2017, noi stimiamo invece un incremento del 25% – spiega il gestore – La nostra previsione si basa su un tasso di cambio medio di Y115/USD (mentre la stima del consensus sembra basarsi, a oggi, su Y103/USD) perché ogni decennio di consistente deprezzamento dello Yen aggiunge l’8% circa agli utili delle aziende quotate”. Riguardo alle tempistiche, la revisione in positivo degli utili dovrebbe subire una particolare accelerazione andando verso la stagione dei risultati aziendali per l’intero anno fiscale, a fine aprile-inizio maggio: il momentum positivo potrebbe cioè intensificarsi nei primi mesi dell’anno.
Ribilanciamento del portafoglio
Il secondo fattore positivo è rappresentato dal ribilanciamento del portafoglio da parte degli investitori giapponesi, che si sposteranno dalle obbligazioni alle azioni. Due anni fa, il fondo pensione pubblico giapponese, il GPIF, ha cambiato asset allocation incrementando le partecipazioni sull’azionario nipponico dal 14% al 24% circa. “Nel 2017 ci aspettiamo che gli investitori retail e gli stituzionali privati seguano la stessa linea, a differenza di quanto avvenuto nel 2016 a causa del clima d’incertezza globale e nazionale – spiega il gestore – La politica dei rendimenti obbligazionari a tasso zero è oggi propizia al comparto azionario, rendendolo l’asset privilegiato dagli investitori. Inoltre, i margini di profitto del settore finanziario hanno praticamente toccato il fondo in conseguenza della nuova politica della Banca centrale nipponica. Ciò depone a favore del settore finanziario e della sua capacità e volontà di assumersi maggiori rischi”. Riguardo ai tempi, i principali investitori istituzionali in genere definiscono l’asset allocation per il nuovo anno finanziario (l’anno fiscale in Giappone ha inizio il 1° di aprile) attorno a metà marzo. Per gli investitori retail, sia la retribuzione di base che i bonus estivi rappresentano fattori essenziali nel determinare la propensione al rischio: la prima viene stabilita a metà marzo e i secondi verso giugno.
Focus sul buyback
Il terzo fattore riguarda l’accelerazione sia del flusso di dividendi che delle operazioni di buyback. Oltre alla ripresa ciclica degli utili aziendali, il generale miglioramento strutturale della gestione dei capitali – soprattutto del rendimento per gli azionisti – dovrebbe sostenere considerevolmente il segmento azionario giapponese. L’anno scorso, nonostante il calo degli utili, sia i flussi dei dividendi che le operazioni di buyback hanno registrato un’accelerazione, per la prima volta nella storia. “Per il 2017, considerando l’accelerazione della crescita degli utili, ci aspettiamo un movimento analogo sia per ciò che concerne i dividendi che le operazioni di riacquisto di azioni proprie. Le assemblee degli azionisti – che solitamente si tengono a giugno-luglio – dovrebbero rappresentare dei buoni punti di partenza”, spiega Koll.
Stimoli fiscali
Un solido policy mix è il quarto fattore individuato da Koll: importanti stimoli fiscali, mentre la BoJ stabilisce in sostanza allo 0% il limite massimo per la curva dei rendimenti. Il Primo ministro Shinzo Abe ha infatti annunciato un pacchetto di ingenti stimoli fiscali, compreso tra lo 0,75% e l’1% circa del Pil per ogni anno dal 2017 alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. A sua volta, la Banca del Giappone ha modificato l’obiettivo di politica monetaria al fine di mantenere i rendimenti dei titoli governativi nipponici (JGB) attorno al livello dello zero per cento. Le ipotesi riguardo a quando finirà questa politica di “controllo della curva dei rendimenti” costituiranno uno dei temi principali del nuovo anno. “A nostro avviso, un cambiamento di politica monetaria è improbabile fino a quando l’inflazione non si muoverà decisamente verso l’obiettivo del 2% stabilito dal Governatore Kuroda – spiega Koll – Nella migliore delle ipotesi, ciò potrebbe avvenire tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Fino ad allora, la concomitanza di ingenti stimoli fiscali e del tetto dei tassi, renderà lo yen giapponese una valuta strutturalmente debole, penalizzata da un deficit fiscale in aumento e dal crescente differenziale dei tassi d’interesse Giappone/USA”.
Il ciclo economico
L’ultimo fattore positivo è la generale ripresa del ciclo economico globale, soprattutto del ciclo delle spese in conto capitale di Usa e Giappone. La probabile evoluzione del policy mix verso la spesa fiscale di Usa e Cina, i principali partner commerciali del Giappone, trasformerà i venti contrari globali del 2016 in una spinta favorevole. “Oltre al coordinamento politico del “nuovo G3” (USA, Giappone, Cina), il deprezzamento dello yen ha incoraggiato sia la competitività che la redditività delle aziende produttrici di beni strumentali”, conclude Koll.