Disoccupazione: Ocse lancia l’allarme, previsti tassi elevati. In Italia salirà ancora
La crisi del mercato del lavoro non migliorerà, anzi la disoccupazione rimarrà alta fino alla fine del 2013. L’allarme è stato lanciato oggi dall’Ocse, l’Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico. Nel suo rapporto Employment Outlook 2012, presentato oggi a Parigi, il tasso di disoccupazione nei Paesi Ocse si manterrà intorno al 7,7% negli ultimi mesi del 2013, ossia vicino al 7,9% toccato a maggio 2012. E in Italia, dove la disoccupazione si è attestata oltre il 10%, la situazione potrebbe ancora peggiorare nel corso dei prossimi mesi.
Secondo il rapporto, si contano attualmente 48 milioni di persone disoccupate nella zona Ocse, con forti divergenze tra i vari Paesi. Se negli Stati Uniti la disoccupazione è rimasta stabile a maggio all’8,2%, la zona euro ha visto una disoccupazione record all’11,1%. Ed è sempre tra i Paesi europei che si evidenziano tassi di disoccupazione a doppia cifra, con Spagna in testa (24,6%). A livello sociale, sono soprattutto i giovani e quelli poco qualificati a sopportare il peso della crisi occupazionale.
“E’ imperativo che i governi utilizzano tutti i mezzi possibili a loro disposizione per aiutare chi cerca lavoro – invita Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse – soprattutto dei giovani, eliminando gli ostacoli alla creazione di posti di lavoro e investendo nella loro istruzione. I giovani sono a maggior rischio di danni per la loro carriera a lungo termine”.
In Italia la disoccupazione salirà, ma la riforma del lavoro è ok
In Italia le cose non andranno meglio. “L’Italia è stata colpita duramente dalla crisi e la disoccupazione potrebbe salire ulteriormente”, si legge nel rapporto. Secondo l’Ocse infatti, il tasso di disoccupazione, che è salito negli ultimi tre trimestri a poco più del 10% a maggio, è destinato ad aumentare ulteriormente nel 2013. Tuttavia, l’istituto accoglie con favore la riforma del lavoro elaborata dal governo Monti. “Se immediatamente e pienamente applicate, queste misure hanno il potenziale per ridurre la segmentazione del mercato del lavoro in modo significativo”, si legge nel report. E ancora: “La recente riforma del mercato del lavoro è in grado di ridurre il costo sociale delle recessioni future e l’aumento della disoccupazione”.