Disoccupazione: Nomisma, con ripresa lenta non si evita aumento
"I dati sul mercato del lavoro di inizio 2014 confermano l'interruzione della caduta dell'occupazione che ha cominciato a manifestarsi nella seconda metà dello scorso anno". Così commenta Sergio de Nardis, capo economista di Nomisma. "Tale tendenza riflette soprattutto andamenti più favorevoli nell'industria che risulta essere trainata dalla domanda estera. La stabilizzazione della flessione occupazionale non frena, però, l'allargamento dell'area dei senza lavoro, portatasi a un livello record nella storia delle statistiche sulle forze di lavoro. Un fenomeno che assume proporzioni molto marcate tra i giovani sotto i 25 anni".
"Ciò indica - prosegue De Nardis - che la ripresa produttiva dovrà assumere un passo ben più deciso per generare una domanda di lavoratori, da parte del tessuto produttivo, in grado di assorbire la dinamica crescente di persone che si mettono in cerca di un'occupazione. Questa dinamica è alimentata, oltre che dalla demografia, dalla situazione di difficoltà economica in cui si trovano molte famiglie all'uscita dal tunnel della recessione. Il miglioramento congiunturale attenua gli effetti di scoraggiamento e favorisce il ritorno di più persone, in particolare nelle famiglie in difficoltà, alla ricerca attiva di un posto di lavoro. Ma se la ripresa viaggia su ritmi troppo modesti il risultato ultimo di questi movimenti non può che essere un aumento del tasso di disoccupazione", conclude De Nardis.
"Ciò indica - prosegue De Nardis - che la ripresa produttiva dovrà assumere un passo ben più deciso per generare una domanda di lavoratori, da parte del tessuto produttivo, in grado di assorbire la dinamica crescente di persone che si mettono in cerca di un'occupazione. Questa dinamica è alimentata, oltre che dalla demografia, dalla situazione di difficoltà economica in cui si trovano molte famiglie all'uscita dal tunnel della recessione. Il miglioramento congiunturale attenua gli effetti di scoraggiamento e favorisce il ritorno di più persone, in particolare nelle famiglie in difficoltà, alla ricerca attiva di un posto di lavoro. Ma se la ripresa viaggia su ritmi troppo modesti il risultato ultimo di questi movimenti non può che essere un aumento del tasso di disoccupazione", conclude De Nardis.