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Dismissioni: Eni, Terna e Snam sotto la lente del Governo

21 Ottobre 2013 09:51

Eni, Snam e Terna. Ma anche Fincantieri e Sace. Il tema dismissioni è entrato prepotentemente alla ribalta in questi ultimi giorni con lo stesso Governo che, intervenendo sull’argomento attraverso una nota pubblicata venerdì, ha dichiarato che in materia deciderà entro l’anno, come previsto dal piano Destinazione Italia. I riflettori erano stati riaccesi sempre venerdì dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, in occasione di un’intervista rilasciata al Washington Post. “Penso che ora i mercati siano pronti a comprare e noi a vendere gli asset pubblici“, aveva dichiarato Letta. “Fincantieri per esempio. Venderemo una parte di Terna, la rete elettrica nazionale”, così il premier. “Presenteremo questo piano di privatizzazioni e penso che sarà un passo molto importante”. Un piccolo giallo era poi sorto sulla quota oggetto della cessione di Terna. Nell’articolo si parlava di una quota pari al 49%, anche se secondo gli ultimi aggiornamenti Consob, il Governo tramite Cassa Depositi e Prestiti detiene solo il 29,9%. E’ stato a quel punto che dallo stesso Governo era circolata la precisazione che la partecipazione oggetto di cessione di cui si parlava nell’intervista era pari al 4,9%, per poi chiarire definitivamente che “i riferimenti numerici a ipotesi di dismissioni riportati […] sono da intendersi come puramente indicativi della volontà di offrire al mercato quote non di controllo”.

Possibile cessione del 4,34% di Eni
Da lì non sono mancate le numerose indiscrezioni di stampa sull’argomento. Primo fra tutti Il Sole 24 Ore, secondo cui nel perimetro oggetto di dismissioni rientrerebbero Eni, Snam, Terna, Fincantieri e Sace, mentre al di fuori resterebbero Enel e Finmeccanica. Come precisato dallo stesso quotidiano di Confindustria, è necessario distinguere tra la vendita delle partecipazioni dirette del Ministero dell’Economia e quelle detenute da Cassa Depositi e Prestiti: mentre i proventi delle prime riducono il debito pubblico, le seconde incidono sulla crescita, con la possibilità per il Mef di incassare eventuali dividendi straordinari. Direttamente all’Esecutivo fa capo la quota di Eni, per la quale il Sole ipotizza la cessione fino al 4,34% (non il 25,76% che appartiene a Cdp) e che agli attuali valori di Borsa varrebbe quasi 3 miliardi di euro, mentre dal programma sarebbe esclusa la vendita di quote di Enel e Finmeccanica (il Tesoro ne possiede rispettivamente il 31,24% e il 30,20%). Per gli analisti di Equita, il piano sarebbe negativo per Eni “a causa del possibile overhang risk”.
 
Nel mirino Terna e Snam
A Cdp appartengono invece le quote di Terna e Snam (quest’ultima circa il 30%). Per la prima, il giornale nazionale prevede una progressiva vendita fino al 10% che potrebbe essere chiusa entro la fine dell’anno e l’inizio del 2014 per un ricavo di circa 350 milioni di euro. Secondo il Sole, la soluzione che massimizzerebbe l’incasso per il Governo mantenendo il controllo sulle due società sarebbe conferire le partecipazioni detenute da Cdp in Snam e Terna in una newco (Società delle Reti) e quindi cedere il 49% ad un investitore istituzionale. L’incasso atteso da Cassa Depositi e Prestiti sarebbe intono ai 2 miliardi di euro da distribuire come dividendo all’Esecutivo. “Riteniamo che questa forma di privatizzazione, che non passerebbe per un piazzamento sul mercato, sarebbe positiva per i due titoli – spiegano da Equita – perché diminuirebbe il rischio regolatorio e di mantenimento della Robin Hood Tax al 10,5%. Snam avrà entro il 2013 la review regolatoria su trasporto e distribuzione pari al 85% della sua Rab”, concludono gli esperti.

Tutti negativi i titoli coinvolti a Piazza Affari. Sul Ftse Mib Eni cede lo 0,34% a 17,71 euro, Enel l’1,05% a 3,206 euro, Terna lo 0,23% a 3,542 euro e Snam l’1,91% a 3,8 euro, Poco sopra la parità Finmeccanica con un progresso dello 0,09% a 5,735 euro.