Deutsche Bank: primo azionista HNA in crisi di liquidità, riduce quota
HNA Group, il colosso cinese alle prese con problemi di liquidità, ha reso noto di aver ridotto la partecipazione che detiene in Deutsche Bank, colosso bancario tedesco di cui è primo azionista, dal 9,9% al 9,2%. Stando a quanto riporta Bloomberg, un portavoce di C-Quadrat Asset Management – società che controlla gli investimenti di HNA – ha assicurato che la conglomerata “continuerà a rimanere un investitore rilevante di Deutsche Bank”.
C-Quadrat ha anche affermato che il livello dei diritti di voto potrebbe essere soggetto a fluttuazioni, “a causa di cambiamenti nelle partecipazioni dirette e negli strumenti finanziari”, e ha tenuto a precisare che la riduzione della partecipazione ha una natura di carattere tecnico.
Deutsche Bank ha informato intanto che la soglia che HNA detiene nel suo capitale – attraverso azioni e strumenti finanziari – è stata ridotta dal 9,9% al 9,2% lo scorso 2 febbraio.
La conglomerata rimane primo azionista dell’istituto, prima del Qatar e dei colossi americani BlackRock e Cerberus. Il portavoce di C-Quadrat ha tenuto inoltre a sottolineare l’intenzione di HNA di rimanere investita in Deutsche Bank in un’ottica di “lungo periodo”.
Di HNA-Deutsche Bank si è parlato nell’ultimo periodo soprattutto in relazione ai problemi di liquidità che assillano da tempo il gigante cinese.
Problemi che sono stati scatenati dallo shopping sfrenato di partecipazioni varie negli ultimi anni, che è stato finanziato con strumenti di debito.
Per rimettere in sesto il suo bilancio, il gruppo cinese sta cercando – riporta Bloomberg, sulla base di documenti a cui ha avuto accesso – di smobilizzare proprietà immobiliari che detiene negli Stati Uniti, per un valore di 4 miliardi di dollari circa, e di ridurre anche lo stock di debiti.
Così ha commentato la mossa di HNA a Bloomberg Markus Riesselmann, analista presso Indipendent Research che ha un rating “buy” sul titolo Deutsche Bank:
“Si sa che HNA ha problemi finanziari e che sta vendendo asset, dunque questa (mossa) non significa necessariamente che il gruppo dubiti della strategia di Deutsche Bank”.
Fatto sta che con oggi si chiude una settimana sicuramente difficile per il titolo Deutsche Bank che, alle 13.07 ora italiana, scendeva del 2% toccando quota 12,55, il valore minimo dal novembre del 2016.
Il titolo ha scontato nelle ultime sessioni la decisione di diversi analisti di rivedere al ribasso i loro rating, dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio del quarto trimestre della banca. Certo, il trend negativo delle quotazioni è legato ovviamente anche ai pesanti sell-off che questa settimana si sono abbattuti sui mercati azionari globali. Tuttavia c’è da dire che nella sessione di mercoledì, per esempio, il titolo ha segnato una flessione mentre altri titoli bancari in Europa riportavano performance positive.
Ha pesato indiscutibilmente tra le altre cose la nota degli analisti di Moody’s Investors Service facenti capo a Peter Nerby, che hanno scritto che “non si vede ancora all’orizzonte l’obiettivo di creare una banca più sicura, caratterizzata da flussi di utili più affidabili”. Nella nota si ravvisa ancora la presenza di “impedimenti strutturali che stanno bloccando un percorso veloce di ripresa della redditività”. Moody’s ha citato poi “la debolezza cronica del fatturato in mercati chiave e in linee di business”.
Bloomberg ha fatto notare intanto come Deutsche Bank si stia confermando il titolo peggiore tra quelli banche europee principali, a partire dall’inizio dell’anno. Occhio a UniCredit, che si conferma invece il titolo migliore.
Sul ‘caso’ HNA, il credit crunch del colosso cinese è tutto dimostrato dai numeri: l’ammanco di liquidità vale almeno 15 miliardi di yuan (l’equivalente di $2,4 miliardi), soltanto per il primo trimestre dell’anno.
I problemi sono tali che diversi temono che il gruppo sia ormai sull’orlo della bancarotta. E secondo gli stessi una bancarotta potrebbe provocare, viste le dimensioni del colosso, il tanto temuto Momento di Minsky per la Cina.
A giugno HNA deteneva asset per $190 miliardi, dunque per un valore superiore, per esempio, a quelli di American Express.
Dai dati compilati da Bloomberg emerge che le partecipazioni azionarie detenute da HNA si attestavano sempre a giugno attorno ai $30 miliardi e che l’esposizione verso il mercato immobiliare mondiale era – secondo i numeri di Real Capital Analytics – superiore a $14 miliardi.
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