Luce spenta in fondo al tunnel, a crescere è solo il debito. Mazziero: “Si va verso governo tecnico e patrimoniale”
L’Ocse ieri ha confermato che per l’Italia lo scenario è quello di una stagnazione, con investimenti e consumi al palo. Il PIL nel primo trimestre dell’anno segna un 0,2% congiunturale; un dato, ancora provvisorio, che ha contribuito a migliorare in modo sensibile le stime di crescita annua che secondo Mazziero Research potrebbero arrivare allo 0,4%, pur considerando un modesto arretramento nel 2° trimestre.
Anche la produzione industriale è in ripresa nei primi mesi dell’anno, come sottolineato ieri dal vice premier Luigi Di Maio. “Ma già si avverte un rallentamento che potrebbe rappresentare sia una fisiologica pausa sia l’esaurimento della fase di ricostituzione delle scorte, in calo sul finire del 2018, e quindi preludere a una nuova stagnazione”, argomenta Maurizio Mazziero nel 34° Osservatorio sui conti economici italiani. Anche il commercio al dettaglio resta debole, mentre quello elettronico segna progressi a doppia cifra su base annua; la sensazione è che al commercio tradizionale manchino le idee per contrastare questo fenomeno e vi sia troppa arrendevolezza nel perdere quote di mercato. Continua la creazione di nuovi posti di lavoro, ma la disoccupazione non riesce a scendere al di sotto del 10%, mentre torna ad aumentare la cassa integrazione a conferma della fragilità del recupero produttivo.
Debito salirà ancora, verso aumento Iva e patrimoniale con governo tecnico
L’Osservatorio di Mazziero Research rimarca come l’unica cosa che cresce è il debito che presto segnerà nuovi record storici, prima di avviarsi nella fase discendente del secondo semestre e chiudere l’anno tra 2.349 e 2.385 miliardi. In uno scenario di questo tipo, Mazziero conferma la previsione di una manovra correttiva di autunno e per l’anno prossimo si renderà necessario l’aumento IVA, seppur mitigato, e si profila all’orizzonte una patrimoniale che potrebbe essere demandata a un futuro governo tecnico.
“La dialettica autunnale, salvo che il Governo non cada prima delle foglie dagli alberi – – scrive Maurizio Mazziero – si svilupperà tutt’attorno a una maggiore spesa per misure a sostegno della crescita. Una crescita che non potrà giungere alla misura desiderata perché non ci si scrolla da quel gravoso debito che continua ad assorbire ogni anno circa 70 miliardi di spesa improduttiva da destinare a interessi. Ancora una volta si innescherà un aspro confronto con la Commissione Europea, che potrebbe ancora essere quella uscente e non quella nominata dal nuovo Parlamento Europeo. Non mancheranno le schermaglie verbali sulle regole comunitarie e lo spread si impennerà, aggravando ancor di più la spesa per interessi. All’orizzonte si intravedono già le avvisaglie di un Governo tecnico, che interverrà per rimettere in carreggiata i conti pubblici con una patrimoniale per poi passare, ancora una volta, la mano alla politica spendacciona. La citazione sembra quanto mai azzeccata: C’è una luce in fondo al tunnel, ma è spenta”.
Spesa per interessi a 70 mld nel 2019
Nei primi tre mesi dell’anno sono stati già pagati 21,7 miliardi di interessi. “La dinamica sin qui vista, pur con alcune accelerazioni, resta favorevole, si stima una spesa a fine anno 2019 pari a: 70 miliardi di euro”, si legge nell’Osservatorio Mazziero Research.