Tregua di 30 giorni sui dazi auto, Stellantis esulta. Ecco cosa Elkann ha promesso a Trump

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Parziale schiarita sul fronte dazi. Ieri sera la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha annunciato la decisione di concedere un mese di esenzione dai dazi all’industria dell’auto. Boccata d’ossigeno soprattutto per Stellantis, tra i player auto più esposti ai dazi verso Canada e Messico.
Il titolo Stellantis stamattina viaggia in buon rialzo a Piazza Affari segnando +3,3% circa a ridosso di quota 12 euro. Ieri sera a Wall Street il balzo è stato di oltre il 9%.
Boccata d’ossigeno, ma le condizioni sono stringenti
Lo stop ai dazi si applica alle auto provenienti da Canada e Messico che rispettano l’accordo di libero scambio tra questi due paesi e gli Stati Uniti. “Le tariffe reciproche entreranno comunque in vigore il 2 aprile“, ha precisato la portavoce della Casa Bianca.
L’esenzione di un mese da parte della Casa Bianca riguarda nel dettaglio i veicoli che rispettano le complesse regole delle norme previste dall’accordo a tre tra Usa, Messico e Canada del 2020, emanato durante il primo mandato di Trump. Questo significa che per non incorrere nei dazi i veicoli prodotti dalle Big Three di Detroit devono contenere almeno i 75% di componenti nordamericani. Inoltre, il 40% di un’autovettura e il 45% di un pick-up devono essere prodotti negli Stati Uniti o in Canada e rispettare un dettagliato elenco di componenti principali come motori, trasmissioni, pannelli della carrozzeria e parti del telaio.
Sempre ieri il presidente statunitense Donald Trump ha parlato con il primo ministro canadese, Justin Trudeau. Una telefonata di circa 50 minuti «piuttosto amichevole» e oggi dovrebbe fare lo stesso con la presidente del Messico Claudia Sheinbaum che non ha escluso di modificare gli accordi commerciali in vigore e cercare altri partner commerciali, in primis il Canada, se i dazi voluti dal tycoon resteranno in vigore.
Il retroscena dell’intesa
A porre le basi per questa tregua sul settore auto è stata una call avuta da Trump con i massimi rappresentanti di tre big dell’auto, tra cui Stellantis. Stando a quanto riferito per prima dall’agenzia Reuters lo stop ai dazi per 30 giorni è arrivato in cambio dell’impegno di Gm, Ford e Stellantis di espandere della produzione negli Stati Uniti. Trump ha incassato il sostegno dall’amministratore delegato di GM Mary Barra, l’amministratore delegato di Ford Jim Farley, il presidente esecutivo di Ford Bill Ford Jr. e il presidente di Stellantis John Elkann, che in cambio vogliono garanzie sulle politiche tariffarie e sulle norme sulle emissioni dei veicoli prima di apportare cambiamenti radicali sul fronte delle scelte d’investimento.
“Condividiamo l’obiettivo del presidente Trump di costruire più auto americane e creare posti di lavoro americani duraturi. Non vediamo l’ora di lavorare con lui e il suo team”, si legge in un release odierno di Stellantis.
La decisione conferma l’attenzione dell’amministrazione Trump verso ulteriori garanzie per una maggiore produzione automobilistica sul suolo statunitense”, argomentano oggi gli analisti di Banca Akros. Il ritardo nell’imposizione delle tariffe permetterà alle case automobilistiche di avere più tempo per formulare un piano per aumentare i loro investimenti negli Stati Uniti.
“Nel caso si tratti di semplice rinvio di un mese non cambiano le considerazioni negative fatte nei giorni scorsi (con Stellantis tra le società più penalizzate) – asserisce incece Equita – ma le dichiarazioni lasciano pensare a possibili scenari con ulteriori cambiamenti”.
Dazi: Stellantis e Gm le più esposte
L’industria automobilistica è estremamente sensibile ai dazi al 25% sui beni prodotti in Canada e Messico. Secondo una ricerca di Global Data, circa un terzo dei pick-up venduti negli Stati Uniti da marchi americani e stranieri sono fabbricati in Messico e Canada. E i pick-up rappresentano una porzione importante delle vendite e dei margini per General Motors, Ford e Stellantis (con i marchi Jeep e Ram). In particolare Gm e Stellantis sono i più esposti ai dazi trumpiani in quanto entrambi producono un gran numero di pick-up in Messico.
Nel complesso lo scorso anno negli States sono stati venduti quasi 3 milioni di pick-up, ossia il 20% delle vendite nazionali. Patrick Anderson, ceo di Anderson Economic Group, sottolinea le potenziali perdite di posti di lavoro, di reddito e la reazione molto negativa dei consumatori alle tariffe, in particolare negli stati centrali come Michigan, Ohio, Indiana, Texas, nonché in province come l’Ontario.
Wolfe Research ha calcolato che i dazi produrrebbero un aggravio di circa $ 3.000 in media al costo di un veicolo e circa $ 7.000 sui modelli importati dal Canada o dal Messico.
I dazi penalizzano anche i colossi tedeschi dell’auto con Volkswagen in primis, ma anche Mercedes e Bmw, che hanno stabilimenti produttivi in Messico.