Davos: i temi e le previsioni economiche del World Economic Forum 2024
Ha preso il via oggi il World Economic Forum 2024 di Davos, in Svizzera, incentrato sul tema “Ricostruire la fiducia”. L’incontro annuale, giunto alla sua 54esima edizione, riunisce più di 2.800 leader provenienti da 120 paesi e si focalizzerà su importanti temi come crescita economica, clima, sicurezza energetica, governance tecnologica e sviluppo umano. Ecco tutti i dettagli sull’evento e le previsioni del Chief Economists Outlook, l’indagine del centro di ricerca del WEF sull’attuale contesto economico.
I temi di Davos 2024
In uno scenario di crescente divisione e incertezza che continua a destabilizzare il mondo, l’incontro annuale del World Economic Forum 2024 punta a promuovere il dialogo, rafforzare la cooperazione e le partnership sulle sfide cruciali a livello globale.
“Ci troviamo di fronte ad un mondo frammentato e a crescenti divari sociali, che portano a un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione della crisi, esaminando le cause profonde dei problemi attuali e costruendo insieme un futuro più promettente”, ha affermato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum.
Nel corso della settimana, all’interno delle sessioni verranno presentate le ultime proposte per raggiungere progressi in materia di sicurezza globale, commercio, crescita economica, occupazione, azione per il clima e la natura, transizione energetica, rivoluzione tecnologica, salute e benessere.
I partecipanti al World Economic Forum di Davos
La Svizzera è il paese ospitante dell’incontro, al quale prenderanno parte più di 300 personalità pubbliche, tra cui oltre 60 capi di Stato e di governo, con una forte rappresentanza da tutte le regioni chiave del mondo.
Tra gli esponenti politici che parteciperanno all’evento spiccano il premier cinese Li Qiang, il presidente francese Emmanuel Macron, il leader ucraino Volodymyr Zelenskyy, la numero uno della Commissione UE Ursula von der Leyen, il Segretario di Stato americano Antony Blinken, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva.
Presenti al Forum anche 1.600 leader aziendali e più di 150 tra Global Innovators, Tech Pioneers e Unicorni, oltre ad esperti accademici, leader sindacali e membri di organizzazioni non governative.
I punti chiave di discussione
Per quanto riguarda l’economia, le sessioni affronteranno strategie industriali, debito, tassi elevati e prospettive occupazionali, con la partecipazione di leader di organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie ed economisti di spicco.
Con riferimento a clima, natura ed energia, il Forum ripartirà dalla COP28 per ampliare la diffusione delle energie rinnovabili, promuovere l’efficienza energetica e affrontare la domanda di energia, nonché proteggere e ripristinare la natura.
Sul tema della tecnologia, il WEF mira a massimizzare le opportunità di un rapido progresso comprendendone e gestendone i rischi, con particolare focus su cybersecurity, intelligenza artificiale e inclusione digitale.
In merito allo sviluppo umano, a Davos si punta a collocare le persone al centro delle trasformazioni economiche e tecnologiche. Le sessioni affronteranno la disuguaglianza di reddito, la mobilità sociale, la moderna economia dal lato dell’offerta, l’uguaglianza di genere e gli sforzi per migliorare la salute e il benessere.
Il programma “Arts and Culture”, infine, si concentra sulla protezione e preservazione dell’Amazzonia e delle sue comunità indigene, sulla lotta per l’uguaglianza di genere e la necessità di affrontare gli sfollamenti forzati, oltre a disastri naturali, inquinamento del pianeta, salute mentale e benessere.
Il Chief Economists Outlook di Davos
Secondo l’ultimo Chief Economists Outlook, che analizza le aspettative per l’economia globale nel 2024, le prospettive rimangono modeste e piene di incertezza, alla luce degli ostacoli legati alle ristrette condizioni finanziarie, le frammentazioni geopolitiche e i rapidi progressi nell’intelligenza artificiale generativa (AI).
Il 56% dei capi economisti prevede che l’economia globale si indebolirà quest’anno, mentre il 43% prevede condizioni invariate o più forti. Un’ampi maggioranza ritiene inoltre che i mercati del lavoro (77%) e le condizioni finanziarie (70%) si allenteranno nel prossimo anno. Malgrado il ridimensionamento delle aspettative di inflazione in tutte le regioni, le prospettive di crescita variano ampiamente a livello geografico e per nessuna regione è prevista una crescita molto forte nel 2024.
Saadia Zahidi, amministratore delegato del World Economic Forum di Davos ha affermato:
“L’ultimo Chief Economists Outlook evidenzia la natura precaria dell’attuale contesto economico. In un contesto di divergenza sempre più rapida, la resilienza dell’economia globale continuerà ad essere messa alla prova nel prossimo anno. Anche se l’inflazione si sta attenuando, la crescita è in stallo, le condizioni finanziarie rimangono tese, le tensioni globali si aggravano e le disuguaglianze stanno aumentando – evidenziando l’urgente necessità di una cooperazione globale per dare slancio a una crescita economica sostenibile e inclusiva”.
Le aspettative economiche per area geografica
Nel dettaglio, le prospettive per l’Asia meridionale, l’Asia orientale e il Pacifico rimangono positive e sostanzialmente invariate rispetto all’ultima indagine, con una forte maggioranza (rispettivamente 93% e 86%) che prevede una crescita almeno moderata nel 2024.
La debolezza dei consumi, la minore produzione industriale e le preoccupazioni relative al mercato immobiliare pesano sulle prospettive di una ripresa più forte in Cina: solo il 69% prevede una crescita moderata, mentre il 31% opta per una debole espansione economica.
In Europa, le prospettive si sono notevolmente indebolite rispetto al sondaggio di settembre 2023. La percentuale di intervistati che prevede una crescita debole o molto debole è quasi raddoppiata, raggiungendo il 77%.
Anche negli Stati Uniti, nel Medio Oriente e nel Nord Africa l’outlook è peggiorato, con circa sei intervistati su 10 che si aspettano un’espansione moderata o più forte quest’anno (in calo rispetto al 78% e al 79% rispettivamente).
Si registra un notevole miglioramento delle aspettative per l’America Latina e i Caraibi, l’Africa sub-sahariana e l’Asia centrale, anche se le previsioni restano per una crescita sostanzialmente moderata.
Le spaccature geopolitiche aggravano l’incertezza
Circa sette economisti su dieci prevedono che il ritmo della frammentazione geoeconomica subirà un’accelerazione quest’anno. La maggioranza di essi ritiene che la geopolitica alimenterà la volatilità nell’economia globale (87%) e nei mercati azionari (80%), aumenterà la localizzazione (86%), rafforzerà i blocchi geoeconomici (80%) e amplierà il divario Nord-Sud (57%) nei prossimi tre anni.
Malgrado gli sforzi dei governi per attuare politiche industriali, gli esperti sono quasi unanimi nel prevedere che queste rimarranno in gran parte scoordinate tra i diversi Paesi. La maggior parte degli economisti mette in guardia anche dall’aumento delle tensioni fiscali (79%) e dalla divergenza tra economie a reddito più alto e più basso (66%).
Intelligenza artificiale al centro dell’attenzione
I principali economisti prevedono che i benefici derivanti dall’intelligenza artificiale varieranno ampiamente tra i gruppi di reddito, con opinioni notevolmente più ottimistiche sugli effetti nelle economie ad alto reddito.
Una forte maggioranza ha affermato che quest’anno l’AI generativa aumenterà l’efficienza della produzione (79%) e dell’innovazione (74%) nelle economie ad alto reddito. Guardando ai prossimi cinque anni, il 94% prevede che questi benefici in termini di produttività diventeranno economicamente significativi nelle economie ad alto reddito, rispetto al 53% per le economie a basso reddito.
Il 73% degli esperti non si aspetta un impatto netto positivo sull’occupazione nelle economie a basso reddito e il 47% ha affermato lo stesso per le economie ad alto reddito. Le opinioni sono un po’ più divise sulla probabilità che l’intelligenza artificiale generativa aumenti gli standard di vita e porti ad un calo della fiducia, con entrambe le probabilità leggermente più elevate nei mercati ad alto reddito.