A Davos economisti strizzano l’occhio alla ripresa, Davis difende l’Italia: non è solo Bunga Bunga

Sale il termometro della ripresa globale, con gli Usa in corsa e la Cina che dovrebbe riuscire evitare un atterraggio duro. Ma il focus rimane sull’area euro, con la sua crisi del debito e i rischi di contagio che pongono un’ipoteca sull’intero scenario globale e che, se dovesse travolgere anche la Spagna, potrebbe fare danni anche in Italia. In una Davos coperta di neve e fra misure imponenti di sicurezza per l’arrivo dei big mondiali, è questo il clima che si respira nella prima giornata vera e propria di incontri al Forum economico mondiale. Mentre, all’ombra degli scambi di vedute e delle tavole rotonde ufficiali, businessmen, banche e politici stringono alleanze e fanno affari.
Ad aprire le danze è stato ieri l’economista della New York University Nouriel Roubini. Questa volta, però, persino mr Doom, com’è stato soprannominato per le sue previsioni spesso nefaste, ha invitato a guardare al bicchiere mezzo pieno, anche se a suo avviso c’è da stare attenti sul fronte europeo. “Il clima dei mercati è un pò migliorato, ma il problema di fondo non è affatto risolto”, ha avvertito Roubini invitando a prendere con cautela il calo degli spread dei Paesi alla periferia dell’euro. “C’è il rischio che il contagio si diffonda al Portogallo, Spagna e Belgio”. “Ci vorranno un paio di anni” prima che si possa dire di essere usciti dalla crisi del debito europeo, e alcuni paesi “soffriranno di una bassa crescita per molti anni e sarà molto, molto dura”, ha spiegato il professore di Harvard ed ex capo economista del Fmi Kenneth Rogoff. L’importante – ha aggiunto sibillino – è che la crisi non raggiunga la Spagna, altrimenti anche l’Italia sarà nei guai.
Anche George Soros, il finanziere degli hedge fund che vent’anni fa speculava sulla lira, è convinto che anche se l’euro potenzialmente potrebbe anche crollare, c’è una cura e ciò un piano di aiuti e investimenti su base europea”. Sull’Italia, sono arrivati i distinguo di Howard Davis, direttore della prestigiosa London School of Economics ed ex numero uno della Consob inglese. L’Italia di oggi assomiglia a una caricatura di se stessa e anche se la stampa internazionale si concentra sul bunga bunga dipingendola come una repubblica delle banane, ha osservato Davis, “se si guarda obiettivamente al Paese si vede che ha molti punti di forza”.
“Temo non suoni molto carino – ha argomentato Davis – ma credo che oggi l’Italia somigli un pò a una caricatura di se stessa. Certamente così è rappresentata dalla stampa britannica, che si concentra sul bunga bunga e su tutto il resto senza guardare oltre”. Davis, parlando con i giornalisti, è andato oltre dicendo che “l’Italia è diventata in qualche modo una sorta di repubblica delle banane, un Paese alla Spaghetti Western con la gente che si chiede come si possa continuare così”. Ma “se si guarda all’Italia obiettivamente – ha proseguito l’economista inglese – si vede che il Paese ha molti punti di forza: piccole e medie imprese forti, un Nord molto competitivo, un sistema bancario in salute. Non ci sono stati i problemi avuti da altri Paesi”.