Crollo Treasury più lungo dai tempi di Volcker. Ecco fin dove il mercato teme si spingerà la Fed
Le nuove dichiarazioni hawkish di alcuni membri Fed, in particolare quelle di Patrick Harker, hanno dato luogo ieri ad un’accelerazione al rialzo dei rendimenti sui Treasury con conseguente impatto negativo su Wall Street che alla fine ieri ha chiuso in calo. I mercati adesso prezzano un picco dei Fed Fund rate al 5% nella prima metà del 2023.
I contratti Overnight Indexed Swap di marzo e maggio 2023 hanno superato entrambi ieri il 5%. Entrambi erano al di sotto del 4,70% il 13 ottobre, prima che l’inflazione al consumo negli Stati Uniti superasse le stime.
Il rendimento del Treasury decennale USA è salito fino al 4,26%, con un balzo di 23 punti base questa settimana. Si tratterebbe 12esima settimana consecutiva di aumento dei rendimenti, la striscia più lunga dal lontano 1984, ossia quando l’allora presidente della Federal Reserve Paul Volcker stava portando avanti una serie di rapidi rialzi dei tassi di interesse per contrastare l’elevata inflazione.
“Questa è una sorta di pietra miliare. Penso che sia più probabile che non aumenti di più. Ma l’aumento già di oltre 400 punti base in 18 mesi è sicuramente la maggior parte dell’aumento che vedremo in questo ciclo”, ha detto su Twitter l’ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti Lawrence Summers.
Il grande sboom del bond market
Quest’anno l’indice Bloomberg Aggregate Bond è crollato, con uno sboom del 25% rispetto al picco raggiunto a gennaio 2021.
Tra le poche banche centrali a non inasprire la propria politica monetaria figura la Bank of Japan che però oggi è stata costretta a intervenire per il secondo giorno per cercare di mantenere il rendimento del decennale giapponese al suo massimale dello 0,25%.
Harker (Fed) ammette: assenza di progressi nel frenare l’inflazione’
Ieri il presidente della Federal Reserve di Philadelphia, Patrick Harker, ha affermato che è probabile che i funzionari aumentino i tassi di interesse a “ben al di sopra” del 4% quest’anno e li mantengano a livelli restrittivi per combattere l’inflazione.
“Continueremo ad alzare i tassi per un po’. Vista la chiara e deludente assenza di progressi nel frenare l’inflazione, prevedo che ci muoveremo ben oltre il 4% entro la fine dell’anno”. Così il presidente della Federal Reserve di Philadelphia in un discorso proferito ieri.
Harker ha indicato come il livello più alto dei tassi di interesse abbia fatto finora poco per tenere sotto controllo l’inflazione.
“A un certo punto, l’anno prossimo, interromperemo i rialzi dei tassi – ha continuato Harker – A quel punto, dovremmo mantenere i tassi nella fase restrittiva per un po’ di tempo, per fare in modo che la politica monetaria faccia il suo lavoro. Ci vorrà un po’ prima che i costi più alti del capitale producano effetti nell’economia. Dopo di che, se sarà necessario, potremo alzare i tassi ancora, a seconda dei dati”.
Il prossimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, è in calendario nei due giorni 1-2 novembre.
Il consensus prevede il quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base, volto a frenare l’inflazione Usa, dal range attuale compreso tra il 3% e il 3,25%.