Crollano gli utili della corporate America, senza energy il peggior dato di sempre
I profitti delle aziende comprese nell’indice S&P500 statunitense hanno registrato nel terzo trimestre una delle più corpose battute d’arresto di sempre. Secondo i dati preliminari diramati da Standard & Poor’s, la società che si occupa del calcolo e della gestione dell’indice, gli utili per azione avrebbero infatti registrato una diminuzione del 21,6% rispetto all’analogo periodo del 2007. Per i componenti di uno tra gli indici mondiali a maggior valore segnaletico si tratta del quinto decremento consecutivo. Il dato diffuso nella notte mostra tuttavia un rallentamento del tasso di erosione degli utili. A partire dal quarto trimestre 2007 gli utili hanno infatti registrato flessioni successive del 30,79%, del 25,77% e del 29,26%. Il responso di S&P arriva a poche ore dalla conclusione della stagione delle trimestrali, con il 94% delle società che hanno già riportato.
Parte del leone, in positivo, per il settore energetico, che ha contribuito per il 40,4% agli utili dell’intero campione (erano il 16,2% l’anno scorso), con un incremento in valore assoluto di oltre l’89%. “Senza l’energy – ha chiarito però Howard Silverblatt, Senior Index Analyst at Standard & Poor’s – gli utili dell’S&P500 avrebbero raggiunto un minimo storico (in termini di variazione, ndr)”. Altre note positive sono venute dai profitti di information technology (+13,5%) e di produttori di beni di largo consumo (+12,59%). Al contrario le società finanziarie hanno riportato una contrazione degli utili per il quarto trimestre consecutivo, con un impressionante -192,81%. Al netto della componente finanziaria il tasso di crescita degli utili si sarebbe così attestato al 18,11% e depurando invece il dato dal contributo degli energetici la variazione sarebbe stata pari al 44,23%. Rimuovendo entrambe le componenti con la maggiore variazione positiva e negativa la variazione sarebbe stata dell’1,09%.