Crisi: Rehn vuole il rafforzamento del fondo salva-Stati, gli economisti guardano a Madrid
Prima si aumentano dimensione e portata del fondo anti-crisi per l’Eurozona, meglio sarà. Se il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, in una intervista al quotidiano tedesco Die Welt continua a ribadire il concetto, un motivo pur ci sarà. “Ci dobbiamo mettere d’accordo il più rapidamente possibile sulle misure comuni”, ha detto. “La distensione sui mercati nelle ultime settimane. Ci dà un pò d’aria, ma non ci sono ragioni di lasciare andare le cose, dobbiamo agire ora con determinazione”.
Ripercorrendo un copione già noto, anche il ministro francese dell’economia, Christine Lagarde durante un’intervista alla tv americana Cnbc, è tornata ad affrontare il capitolo crisi del debito sovrano e le possibili soluzioni sul tappeto. Il suo cavallo di battaglia però sono gli Eurobond. “Gli Eurobond possono essere una soluzione alla crisi del debito pubblico dei paesi dell’Eurozona, solo sul lungo periodo e una volta che le basi dell’unione economica e monetaria tra i paesi Ue sono state consolidate”, ha ricordato Madame Lagarde, sottolineando che dare vita a un sistema di obbligazioni europee oggi sarebbe mettere il carro davanti ai buoi.
Se oggi, infatti, si mettesse in piedi un sistema di Eurobond, “concretamente si diluirebbe la forza e la solidità di certi paesi membri senza avere integrato o consolidato l’Eurozona sui piani economico e di bilancio”, ha spiegato la Lagarde, aggiungendo che “dobbiamo fare prima questo, e poi potremo pensare agli eurobond, che quindi potrebbero essere una buona soluzione a lungo termine solo” se abbiamo consolidato le fondamenta. L’idea degli Eurobond è stata rilanciata negli scorsi mesi dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, e dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ma ha trovato sulla sua strada l’opposizione di diversi paesi, in particolare di Germania e di Francia.
Nel tam tam di queste considerazioni, il pensiero corre veloce a Madrid e alle sue caias. La Spagna continua infatti ad essere guardata con sempre più sospetto dal mercato perché qualora la crisi del debito sovrano facesse capolino a Madrid e dovesse spingere Zapatero a chiedere aiuti all’Unione europea, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto per le risorse in campo. Venerdì scorso il governo spagnolo ha confermato che intende nazionalizzare, anche parzialmente e per un periodo limitato le casse di risparmio locali note per il loro forte indebitamento nei confronti del settore edilizio e immobiliare. Secondo il Pais la nazionalizzazione potrebbe avvenire tramite il Frob, il Fondo per la ristrutturazione bancaria, che aiuterebbe le cajas a raccogliere i finanziamenti degli investitori privati.
Come osservano in un report fresco di stampa gli analisti di Royal Bank of Scotland sta aumentando la speculazione sulle risposte che i policymakers devono dare per sedare l’emergenza crisi del debito sovrano. “A nostro avviso – segnalano gli esperti della banca inglese – resta il fatto che le risposte dei governi devono includere da un lato la ricapitalizzazione del settore bancario spagnolo di almeno addizionali 50 miliardi di euro e dall’altro le riforme di strumenti per poter agire in maniera rapida all’evolversi dell’attuale situazione”.
I rischi di esecuzione sono alti, denunciano. E gli indizi su quanto sia irta la strada che porti fuori dal pantano della crisi in effetti ci sono tutti. “Sul fronte europeo, segnalano ancora gli esperti di Rbs, c’è una mancanza di dettagli sul nuovo Efsf”. Da settimane sui mercati si specula su un eventuale rafforzamento del fondo salva Stati, ma al momento una risposta non c’è, così come si continua a parlare di permettere alla Bce di acquistare bond degli stati in crisi in caso di necessità, ma anche in questo caso non ci sono certezze. “Anche se questi cambiamenti verranno ufficializzati – osservano a Royal Bank of Scotland – la questione chiave rimane circa la condizionalità che potrebbe essere necessaria per concretizzare il programma”.
Neanche di fronte al bel tempo sui listini delle ultime settimane, il broker si fa illusioni. “Anche se abbiamo assistito a un miglioramento, restiamo cauti nel medio termine dal momento che si alzeranno ancora significativi venti contrari: la traiettoria dei dati macro e i prezzi del mercato immobiliare creano incertezza per la messa a fuoco dell’outlook sulla qualità degli asset e sulle perdite che potrebbero derivare dal mancato rientro dei prestiti. Condizioni operative e profittabilità del sistema bancario continueranno a deteriorarsi. Se i tentativi europei dovessero fallire, la Spagna continuerà a rimanere esposta al contagio”, concludono.