Notizie Notizie Mondo Per il 2011 Saxo Bank punta su mercati emergenti e Usa

Per il 2011 Saxo Bank punta su mercati emergenti e Usa

21 Gennaio 2011 16:46

Mercati emergenti e Stati Uniti i mercati azionari sugli scudi per Saxo Bank nel 2011. E’ l’indicazione convinta di Mads Koefoed, macro strategist, che ha commentato con l’Ufficio Studi di Finanza.com l’Outlook 2011 della società specializzata in trading e investimenti. Se la preferenza per i mercati emergenti è la naturale conseguenza della crescita esponenziale della loro economia negli ultimi anni, sorprende per certi versi la promozione di Wall Street. In base alle linee guida contenute nell’Outlook  le previsioni per fine 2011 parlano di un rialzo del 13,6% a 1.420 punti rispetto ai valori di chiusura del 2010. La convinzione di Mads Koefoed muove le basi dalla constatazione che diversamente dall’Europa “l’America può beneficiare dell’operato della Fed e del suo sostegno in termini di politica monetaria”.


Interessante il ragionamento alla base di questa argomentazione: “L’obiettivo non dichiarato del Quantitative Easing 2 è di far salire le quotazioni del mercato azionario per far sentire i consumatori più ricchi, spingendoli così a consumare di più”.  In un’economia come quella statunitense caratterizzata dal forte peso sul Pil della componente legata ai consumi, tale driver è indispensabile per dare un sollievo anche a livello occupazionale. In attesa che i consumi ripartano rimane sempre l’incognita inflazione, in special modo se si considerano eventuali Quantitative Easing che la Fed potrebbe lanciare in caso di scarsi effetti concreti ottenuti con il Qe2 da 600 miliardi di dollari intrapreso in novembre. “A nostro avviso, nonostante la recente accelerazione nelle aspettative d’inflazione, il problema non si manifesterà nel medio termine e potrà eventualmente rappresentare un rischio tra 5-6 anni” chiosa a riguardo il macro strategist di Saxo Bank che, al tempo stesso, mette in guardia dalla possibilità che la Cina “cresca meno rapidamente del recente passato anche a causa del rialzo dei tassi di interesse volto mantenere sotto controllo la variabile inflazionistica”.


Il Governo cinese ha evidenziato a più riprese come l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari potrebbe creare forti tensioni a livello sociale nel Paese. Per salvaguardare il “clima” interno i prezzi dei salari potrebbero pertanto essere soggetti ad aumenti in doppia cifra nel 2011. Si ridurrebbe così ulteriormente il divario salariale rispetto ad altre nazioni. Penalizzante per l’economia cinese, almeno in parte, potrebbe essere l’apprezzamento del renmimbi, che si riverbererebbe negativamente sulle esportazioni. “Ci attendiamo un apprezzamento massimo del 5% della valuta cinese rispetto al dollaro” precisa Koefoed.  Secondo l’analista difficilmente il Governo della Repubblica Popolare permetterà al renmimbi di spingersi oltre”.


Poco entusiasmo per il Vecchio Continente dove il tema centrale rimane quello dei debiti sovrani. “Non credo che assisteremo a default nel 2011, anche se nei prossimi mesi è probabile che il Portogallo debba ricorrere ad un salvataggio” puntualizza l’esperto che mette in allerta anche sulla situazione spagnola: “a Spagna è penalizzata dal possesso di un’elevata quota di bond lusitani e da un settore bancario,in particolare le Cajas, con rilevanti problemi di indebitamento”. Diversamente il Bel Paese potrebbe venir colpito dalla speculazione solo a causa dell’instabilità politica, con il rischio di un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato poliennali. “In quest’ottica il livello di rischio in termini di sostenibilità è il 7%, soglia oltre la quale mancherebbe l’ossigeno” sostiene Mads Koefed, aggiungendo come un grosso problema per l’Europa arriverebbe da una crisi spagnola: “l’Efsf, il fondo salva stati, non sarebbe infatti in grado di coprire un’ insolvenza della penisola iberica”.Tre le possibili soluzioni prospettate a riguardo la prima, seppur di difficile fattibilità, prevede l’aumento del fondo, la seconda, rischiosa in termini inflattivi, vede il proseguimento dell’acquisto dei titoli dei Paesi periferici da parte della Bce e la terza il lancio, previo convergenza unitaria della politica fiscale europea onde evitare disparità come il caso irlandese mostra, degli eurobond proposti da Tremonti e Junker.


In tema di tassi di interesse, l’analista di Saxo Bank va controcorrente anche rispetto al consensus di Bloomberg e sposta l’asticella del primo rialzo dopo la lunga fase espansiva al 2012. “Le paure tedesche spingeranno la Bce a fare la prima mossa rispetto alla Fed, tuttavia credo che dovremo aspettare il prossimo anno” sostiene Koefed, secondo cui il peso dell’economia tedesca si farà sentire anche al termine del mandato di Trichet “con la nomina di un tedesco alla guida della Bce”.


In Europa a livello azionario gli indici preferiti da Saxo Bank sono il Dax, previsto in rialzo del 15%, e il Regno Unito. La Borsa italiana farà meglio dello scorso anno “ma comunque non sarà un 2011 entusiasmante”. Alla base di tale motivazione la constatazione che i tagli di bilancio nelle nazioni dell’area  euro la influiranno su una crescita del Pil già di per se modesta: “Le esportazioni italiane sono dirette per la maggior parte verso l’Unione Europea, area che complessivamente si trova ad affrontare problemi di bilancio” sintetizza l’economista. Le ultime indicazioni  riguardano la scelta dei comparti azionari che faranno meglio.  La preferenza di Saxo Bank cade sui settori ciclici, sulle materie prime, l’energia e la tecnologia. Non riscuotono interesse invece i difensivi come utility e telecom, oltre ai titoli finanziari del Vecchio Continente “da cui ci terremo ben lontani dato che – conclude Koefoed, al di là di alcune società affidabili in generale la situazione invita alla prudenza”.

 

Riccardo Designori

Alessandro  Piu