Notizie Notizie Italia La crisi nucleare in Giappone stende le Borse. Scende l’utile di Intesa, ma il 2011 sarà migliore

La crisi nucleare in Giappone stende le Borse. Scende l’utile di Intesa, ma il 2011 sarà migliore

15 Marzo 2011 13:24

E’ ancora la paura di un contagio nucleare a sferzare le Borse. Il crollo del mercato giapponese, che questa notte ha perso oltre dieci punti percentuali dopo il 6% lasciato sul campo nella seduta di ieri, continua a ripercuotersi anche oggi sui mercati europei che sono tutti in deciso calo. Il peggiore è Francoforte che perde il 4,34%, mentre a Piazza Affari il Ftse Mib cede il 2,97% e il Ftse All Share perde il 2,95%. Ribassi pesanti interessano Parigi (-3,73%) e Londra (-2,33%). La Banca del Giappone ha annunciato di aver iniettato altri 8.000 miliardi di yen (70 miliardi di euro) nel mercato monetario stamani per sostenere l’economia dopo il terremoto, dopo i 15.000 miliardi di yen già immessi il giorno prima. Questo nuovo finanziamento porta a 23.000 miliardi di yen (202 miliardi di euro) la somma complessiva fornita dalla BoJ al mercato interbancario da lunedì. E l’istituzione potrebbe continuare ad agire per cercare di contenere il pessimismo. Come segnala Michael Hewson, analista di Cmc Markets, le preoccupazioni degli osservatori e degli investitori si sono focalizzati sul significativo rischio di fughe radioattive presso la centrale nucleare di Fukushima.


Sono drammatiche le notizie che arrivano dal Giappone. Il livello di radiazioni nella città di Tokyo è ora di 10 volte più del normale ma non ci sono pericoli per la salute. Lo hanno detto le autorità municipali. Mentre dall’Istituto superiore per la protezione e ala ricerca ambientale (Ispra), il presidio italiano per la sicurezza nucleare, segnalano che l’incidente in corso alla centrale di Fukushima Daiichi potrà essere classificabile a livello 5 (dall’attuale 4) della scala Ines dell’Agenzia Internazionale dell’energia atomica. “Dalle prime valutazioni possibili, emerge una reazione simile a quella avuta dopo l’11 settembre: prima uno choc notevole, quindi una reazione negativa dei mercati e infine una risposta coordinata delle autorità monetarie”, spiega Pier Carlo Padoan, vicesegretario e capo economista dell’Ocse, all’Adnkronos. Tuttavia, dopo “lo choc di eventi così eccezionali, come gli attacchi alle Torri Gemelle o il terremoto giapponese, di solito le economie colpite rispondono con un’accelerazione dettata dalla voglia di reagire”.


Nell’immediato, “le uniche notizie sono quelle che arrivano dai mercati finanziari e dalla Bank of Japan: i primi sono i più veloci a reagire (con un calo aggregato di circa il 20% alla Borsa di Tokio, ndr), ma subito dopo – ricorda l’economista dell’Ocse – arrivano le autorità monetarie”. E, nonostante tutto, da più parti – come evidenziato ieri dagli analisti di Nomura – si invita a non drammatizzare: “un atteggiamento piuttosto ottimistico che mi sembra giustificabile”, afferma. Scorrendo sull’indice il listino di Piazza Affari, nessuno dei quaranta titoli principali che compongono l’indice Ftse Mib è positivo nel primo pomeriggio, anche se Parmalat riesce a limitare il calo ad un livello frazionale dopo le parole di ieri del probabile futuro amministratore delegato Massimo Rossi. Secondo alcuni trader contattati da Finanza.com Fidelity starebbe rastrellando 40 milioni di pezzi sul mercato. Una voce che andrebbe a spiegare l’attivismo sul titolo di questa mattina. Alcuni analisti sostenegono che “se ci fosse un grosso compratore in azione potrebbe essere un fondo per andare a supportare quei fondi che hanno il 15% e andare così all’assemblea sicuri di ottenere una maggioranza senza patemi d’animo”. 


Il titolo peggiore tra le blue chip è StMicroelectronics che perde olte sei punti percentuali a 8,55 euro per azione, penalizzata dal sostanziale blocco della produzione industriale in Giappone. Seduta estremamente negativa per i titoli della galassia Ligresti dopo che questa mattina c’è stata la conferma definitiva dello stop delle trattative con il gruppo assicurativo francese Groupama. La holding del gruppo, Premafin, cede infatti il 6,25% mentre Fonsai cala del 4,98% e Milano Assicurazioni cede il 5,58%. Resta indietro anche il comparto bancario. Non si salva neppure Intesa Sanpaolo (-5,23% a 2,24 euro) fresca di conti. La banca ha chiuso il 2010 con un utile netto di 2,7 miliardi, il 3,6% in meno rispetto all’anno prima, e con un utile normalizzato a 2,32 miliardi, in linea con il 2009. Il consiglio di gestione proporrà all’assemblea la distribuzione di un dividendo di 8 centesimi alle azioni ordinarie e di 9,1 centesimi alle risparmio, per un monte-cedole di 1 miliardo di euro.


Il Core Tier 1 ratio, uno dei principali indicatori della solidità patrimoniale, di Intesa SanPaolo al termine del 2010 era pari al 7,9%, valore che sale all’8,1% se calcolato proforma, considerando gli effetti delle cessioni e acquisizioni in corso. L’istituto ritiene di poter registrare quest’anno rispetto al 2010 una ripresa dei ricavi, un contenimento degli oneri operativi e una riduzione del costo del cattivo credito, con un conseguente miglioramento della redditività dell’operatività ordinaria. “L’attenzione del mercato sarà però sugli utili e sui ricavi delle banche spagnole e portoghesi che devono incrementare i livelli di Core Tier 1”, commenta Carlos Garcia del Santander in un report uscito oggi. “Per quanto riguarda Unicredit ci aspettiamo che la banca riporti un Core Tier 1 ratio all’8,6%, Intesa Sanpaolo al 7,9%, Bapo al 6,7%, Mps al 6,7%, Ubi al 7,6% e Bpm al 7,2%. Potenziali cessioni e altre strade per potenziare il capitale saranno la chiave di volta della performance dei titoli, anche se noi preferiamo sposare un atteggiamento cauto – prosegue -. Non per niente le nostre previsioni sul Dividend per share degli istituti sono il 20% sotto il consensus”.


“Anche la pressione sui margini sarà un elemento essenziale per capire se le banche continuano a soffrire degli altri costi a cui devono piegarsi per finanziarsi sul mercato dei bond retail”, aggiunge Garcia. Per quanto riguarda gli istituti con la casacca tricolore l’esperto spagnolo prevede che gli accantonamenti dovrebbero salire rispetto al terzo trimestre 2010 dal momento che viene accantonato di più nell’ultimo quarter dell’anno di solito. “Questo premio al rischio sui prestiti è atteso in crescita a 100 punti base da 75 punti base del trimestre precedente”, puntualizza l’analista spagnolo. “Questo spiega la bassa profittabilità dei player domestici, Mps esclusa in quanto beneficia di voci di carattere straordinario”. Risultato: Garcia si aspetta una stagione debole per le banche. “Pensiamo comunque che i conti saranno un non evento dal momento che gli ultimi tre mesi sono passati con il mercato che si è focalizzato su quando sarebbe arrivato il primo rialzo dei tassi di interesse, sulle condizioni economiche alla luce degli eventi in Medio Oriente e in Giappone e sui prossimi stress test. Sarà interessante vedere come se la caveranno le banche italiane con il rialzo dei tassi. Il settore non è caro, trattando a 0,71 volte il multiplo P/ TBVPS 2011 e a 7,9 volte il P/E”.