Cell Therapeutics prova il rilancio, tutto ruota intorno all’ok su 3 farmaci
Il rilancio di Cell Therapeutics passa attraverso l’approvazione, e la conseguente commercializzazione, di 3 farmaci: il pixantrone nel 2011, il tosedostat nel 2013 e l’opaxio nel 2014. Il piano della società biofarmaceutica, con sede legale a Seattle, è stato spiegato questa mattina a Finanza.com dal Ceo James Bianco. Il manager è in Italia per annunciare l’accordo con la britannica Chroma per la commercializzazione e il co-sviluppo del farmaco anti-tumorale tosedostat “che offre potenziali sinergie di costi e fatturato con il pixantrone. La registrazione, superata la fase degli studi clinici, dovrebbe avvenire entro il 2013” ha spiegato Bianco. In sostanza, CTI ha acquisito i diritti esclusivi per commercializzare il tosedostat nelle Americhe, mentre Chroma gestirà questa attività nel resto del mondo, partendo soprattutto dal mercato europeo.
Il gruppo Usa, in collaborazione con Chroma, prevede di iniziare uno studio clinico di fase III sul tosedostat negli Stati Uniti e in Europa, ai fini della potenziale approvazione dell’ente Usa Food and Drug Administration (FDA) e dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Soddisfatto dell’accordo anche Ian Nicholson, Ceo di Chroma, che a Finanza.com dichiara: “All’inizio la commercializzazione avverrà in Europa e successivamente cercheremo un partner in Asia, un mercato che sta crescendo in maniera impressionante”. Il management di CTI ha poi confermato la strategia già mostrata lo scorso ottobre a questa testata, ovvero la continua ricerca di operazioni di M&A.
“Stiamo negoziando con un’altra piccola azienda europea che vanta una piattaforma tecnologica interessante sempre nel settore delle immunoterapie. Si tratterebbe di un’operazione carta contro carta (no cash)”. James Bianco conferma così le opportunità di M&A e afferma che, per seguire questa strategia, “siamo stati contattati da un importante fondo internazionale che potrebbe investire 25-30 milioni di dollari”. Se si dovesse presentare questa opportunità, “potremmo prendere in considerazione l’idea di un aumento di capitale che non vada a diluire le quote”. Ma il futuro di Cell Therapeutics dipende soprattutto dalle sorti del pixantrone, il farmaco che nell’aprile 2010 non ha ottenuto dalla FDA l’autorizzazione al commercio. Il gruppo prevede una decisione entro il secondo trimestre 2011 e, a detta di Bianco, “l’ultimo incontro con la FDA è stato molto incoraggiante. Siamo cautamente ottimisti”.
Dopo la bocciatura della FDA, Cell Therapeutics ha presentato ricorso e se dovesse “andare bene, il commercio del Pixantrone potrebbe avvenire nel quarto trimestre 2011”, dichiara il Ceo. Nel frattempo “continuiamo a prepararci per l’apertura di un ulteriore studio clinico del Pixantrone negli Stati Uniti, che servirà da studio di conferma post-approvazione o da studio di registrazione per l’approvazione”. James Bianco ha poi precisato che “la Novartis ha un’opzione per la commercializzazione in Europa del pixantrone. Quindi, se il farmaco venisse approvato dalla FDA nel secondo trimestre, entro il 2011 arriveranno 20 milioni di dollari da Novartis”. In sostanza tutto ruota attorno all’approvazione del pixantrone, che potrebbe garantire alla società 100 milioni di dollari di ricavi all’anno e un eps di 5 centesimi ogni trimestre.
Cell Therapeutics a Piazza Affari. Nel secondo trimestre il titolo CTI sarà sicuramente da monitorare, in vista soprattutto della decisione della FDA sul Pixantrone. Basti pensare ai primi sei mesi del 2009 quando era passato da 0,092 euro a 1,26 euro, in scia a rumor insistenti sull’approvazione del Pixantrone da parte della FDA. Ma è stato solo un breve periodo di luce nel buio più assoluto che ha circondato il titolo CTI nella sua avventura a Piazza Affari. I numeri parlano da soli: nel 2004 è stato quotato sul listino milanese a 304 euro, mentre oggi tratta a 0,209 euro. “Il titolo è sottovalutato – commenta James Bianco – e con l’approvazione del Pixantrone ci aspettiamo un notevole rialzo”. Anche il bilancio 2010 è abbastanza deludente: gli investimenti in ricerca e sviluppo sono scesi a 27 milioni di dollari dai 30,2 milioni del 2009, mentre la perdita è aumentata a 147,6 milioni dai precedenti 116,8 milioni.