Il prossimo weekend sarà decisivo per i Paesi che soffrono per la crisi globale. In quei giorni si svolgerà infatti la riunione primaverile del Fondo Monetario Internazionale, che discuterà dell’entità del “war chest”, il forziere internazionale da utilizzare in caso di emergenza per le nazioni in difficoltà. E già L’Europa reclama la sua parte: “abbiamo fatto il possibile per proteggere l’economia globale dalle turbolenze finanziarie, ora gli shareholder del FMI aumentino i contributi”. Queste sono state le parole del funzionario della Bce Jörg Asmussen riportate dal sito internet del Wall Street Journal.
Usa: l’Europa può farcela da sola
L’appello di Asmussen è in contrasto, tuttavia, con quanto fin qui affermato da Stati Uniti ed altre economie emergenti come il Brasile, sul fatto che l’Europa sia in grado di uscire dalla crisi con le proprie sole forze, e anche la posizione del Fmi sembra andare verso una riduzione dei fondi destinati all’emergenza, considerata la “maggiore stabilità finanziaria” raggiunta a livello globale. Secondo il quotidiano statunitense, infatti, il Fmi al momento dispone di una capacità di prestito di 400 miliardi di dollari circa e ha tentato negli ultimi tempi di aumentare tale cifra di 500 miliardi. Tuttavia ciò si è rivelato impossibile, quindi i nuovi contributi raccolti dal Fmi potrebbero essere ridotti di oltre 100 miliardi di dollari.
Asmussen: la recessione non si combatte col debito
Non la pensa così Asmussen, che ha sottolineato come un forziere più colmo da parte del Fmi sarebbe una sicurezza non solo per l’Eurozona ma per tutto il mondo, e come del resto in Europa i problemi finanziari persistono, anche se il peggio della crisi sembra essere alle spalle.
A preoccupare il funzionario Bce è evidentemente la scarsa prospettiva di crescita per i Paesi dell’Eurozona che seguirà alle misure di austerity. “E’ un’illusione pensare di combattere un basso tasso di crescita aumentando ulteriormente il debito”, ha affermato Asmussen. Quanto al piano della Banca Centrale Europea per nuovi acquisti di debito spagnolo, “il piano esiste. Nè più nè meno”, ha detto sibillino il rappresentante della Bce.
Listini europei tentano il rimbalzo
Alla Spagna – e al rischio contagio in Italia – sono legati i maggiori timori dei mercati, che la scorsa settimana sono stati duramente colpiti. Oggi i listini tentano un rimbalzo, con l’Ibex 35 di Madrid e il Ftse Mib di Piazza Affari che guadagnano circa mezzo punto percentuale e il Cac40 a +0,4%. Solo il Dax di Francoforte viaggia leggermente sotto la parità.
Alle 9.40 circa lo spread btp/bund si attestava a 390,6 con rendimenti dei btp decennali al 5,63%. Peggio fanno i Bonos spagnoli, che rendono il 6,13% e il cui differenziale con i Bund tedeschi si attesta al momento a oltre 440 punti base.