Notizie Notizie Italia La crisi che non finisce: nell’ultimo anno il 44% degli italiani ha intaccato i risparmi

La crisi che non finisce: nell’ultimo anno il 44% degli italiani ha intaccato i risparmi

12 Luglio 2011 13:26

Quasi metà degli italiani per vivere fa ricorso ai risparmi accumulati negli anni precedenti. E’ la sconcertante fotografia sull’impoverimento delle famiglie italiane scattata dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani condotta dal Centro di ricerca Luigi Einaudi e da Intesa Sanpaolo su rilevazioni Doxa. 


Se serviva una conferma che la stretta della crisi non ha ancora allentato la presa sui bilanci famigliari la ricerca lascia pochi spazi a dubbi. Sono gli stessi intervistati a condividere questa visione. Per il 45% del campione consultato dalla Doxa la crisi non è terminata e i suoi effetti persisteranno sui bilanci di famiglia. A conferma di ciò solo il 19% degli intervistati dice di non aver mutato per nulla il proprio tenore di vita. Il 21% ha invece rinviato l’acquisto di una casa e il 38% quello di un’auto. Non bastasse, il saldo sulla sufficienza del reddito all’età della pensione è di 27 punti percentuali peggiore rispetto al saldo sul reddito corrente.


La capacità di risparmio necessariamente si deteriora. Le dichiarazioni di “impossibilità a risparmiare” toccano il 52,8 per cento. La impossibilità di risparmiare è più alta nel Mezzogiorno (67,6 per cento). I risparmiatori sono solo il 47,2 per cento del campione e il tasso medio di risparmio (dei risparmiatori) scende al 9 per cento. È lievemente superiore alla media fra i trentenni e i laureati.

 

Gli investimenti

Solo il 12,5% degli intervistati ha compravenduto attivamente azioni negli ultimi 5 anni. Poco più di un terzo di quanto accadeva nel 2003. Più che di una disaffezione si tratta di una selezione. Il mercato delle azioni interessa gli investitori (pochissimi) che investono attivamente e speculativamente, mentre è quasi scomparso il comportamento del cassettista. Per le posizioni di lungo termine, comunque limitate, i risparmiatori preferiscono il risparmio gestito.
Il 18 per cento degli intervistati ha posseduto forme di risparmio gestito negli ultimi 5 anni, una percentuale in crescita dal 15,9% precedente. È maturato culturalmente l’approccio al risparmio gestito, in quanto la protezione dal rischio (27%) è oggi il motivo prevalente della sottoscrizione, superiore all’extra rendimento che i fondi possono produrre (17%). Quella delle obbligazioni è la asset class più diffusa (24,6% di investitori). Cresce tuttavia la percezione che le obbligazioni non siano strumenti finanziari sicuri in sé. Il 39,9% le ritiene potenzialmente rischiose, contro il 16% di dieci anni fa.

Il 60% degli intervistati tiene più del 10% delle proprie sostanze sul conto corrente in banca. Il 30% lascia sul conto corrente addirittura un terzo della propria ricchezza finanziaria. La fuga nella liquidità è un comportamento coerente con l’incertezza. In ogni caso, il 79,3% degli intervistati si dichiara soddisfatto dei servizi del proprio intermediario bancario. La penetrazione dell’internet banking si impenna, raddoppiando in tre anni e raggiungendo il 25% dei correntisti.