Notizie Notizie Italia Cresce l’appeal dei bond targati Italia. Investitori a caccia di rischio nella periferia d’Europa

Cresce l’appeal dei bond targati Italia. Investitori a caccia di rischio nella periferia d’Europa

26 Gennaio 2011 15:38

Cresce l’appeal dei bond targati Italia. Chi pensava che il meglio per i titoli di Stato made in Italy fosse già stato raggiunto deve ricredersi. La domanda dei Bot resta tonica, anzi aumenta ulteriormente rispetto alle aste di fine 2010. E’ questo il biglietto da visita che gli operatori si sono ritrovati in mano alla fine del collocamento con cui il Tesoro ha piazzato oggi una fiche da 10,5 miliardi di euro di BoT semestrali e CTz, a fronte di richieste complessive per oltre 19,4 miliardi di euro. E’ il clima di maggiore serenità che si respira sui mercati a favorire gli acquisti dei bond dei Paesi periferici, che in questi giorni stanno riguadagnando terreno rispetto i titoli di Stato dei Paesi con rating più alti, Germani in testa. “L’asta di oggi – osserva Chiara Cremonesi di Unicredit interpellata dall’agenzia Radiocor – conferma il consistente appetito del mercato per la carta italiana”.


Oggi il rapporto tra domanda e offerta ha raggiunto picchi che non si vedevano da diversi mesi a questa parte, toccando, rispettivamente, l’1,82 per i BoT a 6 mesi e l’1,97 per i CTz. “Non a caso – segnala un operatore – gli spread tra la Germania e i Paesi periferici dell’Eurozona si sono ridotti in misura sensibile negli ultimi giorni. Gli investitori hanno ripreso fiducia e sono tornati gli acquisti sui bond di Paesi come Spagna, Portogallo e Irlanda. Anche l’Italia ne ha beneficiato, pur non avendo una posizione assimilabile a quella di questi altri partner europei”. Sul mercato in molti stanno scegliendo di mettere in portafoglio bond che offrono margini di guadagno maggiore rispetto alle ridotte remunerazioni garantite dai titoli con la tripla A, come la Germania.


Non si spiegherebbe diversamente il risultato dell’asta dei Bund a 30 anni che oggi è stata un flop, con una domanda che non ha coperto per intero l’importo offerto dall’agenzia tedesca per il debito pubblico. A fronte dei 2 miliardi offerti sulla scadenza 2042 la domanda ha raggiunto a malapena 1,9 miliardi, mentre l’importo collocato effettivamente è stato di 1,6 miliardi di euro. “L’asta – segnala ancora Chiara Cremonesi – è in linea con gli ultimi collocamento del Bund a 30 anni che, anche ad aprile e a luglio, era andate tecnicamente scoperte. L’esito insoddisfacente dell’asta tedesca – aggiunge – potrebbe anche essere la conseguenza del fatto che il segmento a 30 anni è di fatto poco attraente in questo momento di mercato” e, infatti, la parte lunga della curva tedesca è rimasta sotto pressione anche dopo la fine dell’asta. Venerdì prossimo toccherà all’Italia presentarsi sul segmento lungo della curva: il prossimo 28 gennaio il Tesoro ha in programma un’asta BTp a 3 e 10 anni e CcT triennali per massimi 8,25 miliardi di euro.


“Rispetto alle aste precedenti i rendimenti di questi titoli sono scesi in maniera importante”, segnala anche Angelo Drusiani esperto di reddito fisso per Albertini Syz. “Questa flessione è la riprova più evidente c’è stato un attacco speculativo nelle scorse settimane all’Italia, adesso le tensioni sono rientrate e di conseguenza i rendimenti, in particolare sulla Periferia, si stanno risistemando”. Secondo il gestore il soddisfacente esito che ha riscosso la prima emissione di bond da 5 miliardi di euro, parte del pacchetto Ue di salvataggio dell’Irlanda, compiuta da parte dell’Efsf, ha fatto da traino all’asta italiana di oggi. Rispetto ai 5 miliardi disponibili, sono stati registrati ordini di obbligazioni per un totale di 44,5 miliardi da parte di oltre 500 investitori provenienti da tutto il mondo e da ogni tipo di istituzione, soprattutto asiatiche. In particolare, il Giappone ha acquistato da solo il 20% dell’emissione, confermando così l’impegno precedentemente preso con l’Ue per garantirne la stabilità finanziaria. Un boom che la dice lunga sull’appettibilità di questa carta, che avendo un rating alto viene percepita come sicura.


“La domanda è stata altissima se messa in relazione alla già forte domanda che avevamo visto a fine 2011 e arriva a rimorchio dell’esito dell’asta di ieri che indubbiamente ha aiutato i titoli dei Paesi periferici ad essere collocati”, osserva ancora Drusiani. “E’ che l’attenzione sia concentrata sulla periferia lo prova lo scarso successo dell’asta tedesca. Ad ogni modo sull’Italia c’è stato un attacco speculativo esagerato. Quindi ora godiamoci questa fase, perché si continua a navigare a vista”. “La domanda è stata significativa. Questa compressione c’è stata in concomitanza del restringimento del Bund.”, segnala Matteo Regesta, strategist di Bnp Paribas a Londra.

 

“Tutto si gioca attorno ai meccanismi di modifica del Esfs. Le aste dei periferici sono andate bene a discapito dell’asta tedesca che ha avuto un risultato deludente. Questo è da leggere in un contesto macro in cui il mercato bullish del tasso fisso è giunto a termine – segnala l’esperto basato a Londra – siamo in una fase di ripresa economica globale cross countries che porta in generale da ormai un mese a questa parte al termine del tasso fisso. In questa prospettiva – conclude – i rendimenti penalizzanti della carta tedesca sono meno appealing e un momento di stabilità degli spreads porta a una performance accettabile dei paesi perifici, anche dell’Italia che non soffre di problemi strutturali che invece incidono in Spagna e Portogallo”.