Cottarelli snobbato, fuga dall’Italia. Goldman Sachs e Barclays temono ancora spettro M5S-Lega
Lo spettro M5S-Lega aleggia ancora sui mercati? E come?
Italia sotto attacco, Carlo Cottarelli del tutto snobbato: Piazza Affari capitola, con l’indice Ftse Mib che azzera i guadagni riportati da inizio anno, il sell off sui BTP si intensifica, lo spread vola, e con esso i tassi sui bond italiani. Niente da fare: si scappa a gambe levate dall’Italia, e neanche la decisione del Colle di conferire l’incarico di formare un nuovo governo a un tecnico come Cottarelli, ex Commissario della Spending review dei governi Letta e Renzi, ex funzionario dell’Fmi e di Bankitalia, economista sempre pronto a tirare le orecchie all’Italia a causa del debito pubblico troppo elevato, sortisce qualche effetto.
I motivi? Gli economisti ci riprovano, e di nuovo fioccano le note dei nomi più altisonanti dell’alta finanza.
Goldman Sachs ha già detto la sua: se nuove elezioni venissero indette oggi, il M5S e la Lega, insieme, si aggiudicherebbero il 55% dei voti: un risultato superiore del 10% ai voti che hanno incassato nelle ultime elezioni politiche dello scorso 4 marzo.
Anche Barclays ripropone nella sua nota lo spauracchio M5S-Lega.
I mercati continuano ad agitarsi, i tassi sui BTP a due anni testano il record al 2014, avvicinandosi pericolosamente alla soglia che mise sull’attenti il numero uno della Bce Mario Draghi, inducendolo a proferire la famosa frase che rimarrà alla storia: “whatever it takes”, ovvero, sarà fatto tutto il necessario per salvare l’euro.
In particolare, i tassi a due anni esplodono fino allo 0,972%, mentre quelli decennali balzano fino al 2,77%, avvicinandosi addirittura al livello dei tassi dei Treasuries Usa a 10 anni, che lo scorso venerdì hanno terminato le contrattazioni al 2,93% (oggi i mercati americani sono chiusi in occasione del Memorial Day).
Il risultato è che la febbre dello spread sale fino a quasi 240 punti base, al valore più alto dal gennaio del 2014, ben superiore tra l’altro alla soglia pericolo che era stata indicata dalla stessa Goldman Sachs nel noto report in cui la profezia appena annunciata, tra l’altro, si stava già avverando.
Bagno di sangue sulle banche italiane, che pagano cara la loro esposizione verso il debito sovrano italiano: il Ftse Italia All-Share Bank Index è scivolato questa mattina in mercato orso, scendendo a livelli inferiori del 20% circa rispetto ai massimi di aprile: soltanto oggi, l’indice ha perso il 4,2%, assistendo tra alla sospensione per eccesso di ribasso di diversi titoli, com’è stato nel caso di UniCredit.
Lo spettro M5S-Lega mette sull’attenti anche Barclays
Il terrore M5S-Lega continua a gelare i mercati. E’ questa la motivazione che dà anche Barclays, in una nota dedicata a quanto sta accadendo all’Italia.
“As political crisis deepens, risk of snap elections returns“, ovvero “Con la crisi politica che si aggrava, torna il rischio delle elezioni anticipate”: questo il titolo della nota firmata dalla divisione di ricerca della banca britannica. Dove si legge che, “a seguito della recente escalation delle tensioni politiche italiane, il rischio principale legato a un ritorno alle urne nel breve termine, oltre a quello della continua paralisi politica, è rappresentato dall’escalation della retorica elettorale contro l’Unione europea. A tal proposito, noi crediamo che sarà cruciale monitorare la strategia elettorale che il M5S e la Lega decideranno di adottare in attesa delle prossime elezioni”.
Nel riprendere le parole di Carlo Cottarelli, Barclays sottolinea che è altamente improbabile che un governo da lui guidato possa ottenere la fiducia in Parlamento, il che significa che molto probabilmente gli italiani dovranno tornare alle urne quest’anno.
Cottarelli ha già chiarito che, in caso di mancata fiducia, si tornerà al voto dopo agosto. Barclays ritiene dunque che la prima data tecnicamente possibile anche per il voto sia a settembre, esattamente nella prima metà del mese. Da monitorare saranno soprattutto le scelte che saranno adottate dalla Lega di Matteo Salvini.
Barclays presenta le tre opzioni della Lega:
- Tornare all’alleanza di centro destra con Forza Italia di Silvio Berlusconi e con Fratelli di Italia di Giorgia Meloni.
- Entrare in una coalizione o in un patto di non aggressione con il M5S.
- Correre da sola.
La terza opzione viene esclusa visto che, stando agli ultimi sondaggi, nonostante la forte crescita di popolarità incassata dallo scorso 4 marzo (riferimento ai sondaggi pubblicati dal Corriere della Sera, lo scorso 18 maggio 2018), pari a +8punti percentuali al 25,4%, comunque la Lega rimarrebbe indietro rispetto al M5S (che avrebbe il 32,6%)”.
Dunque, “a dover essere considerate più probabili sono le prime due opzioni”. A questo punto, riunirsi al centrodestra secondo Barclays sarebbe più probabile, per le seguenti ragioni:
- In una coalizione di centrodestra, Salvini sarebbe probabilmente il candidato alla carica di premier e avrebbe buone possibilità di essere nominato (e sicuramente le chance sarebbero più alte di quelle che aveva prima delle elezioni dello scorso 4 marzo). Da una simulazione fornita da YouTrend emerge che, se riuscisse a ottenere il 41-42% dei voti, un partito o una coalizione riuscirebbe ad aggiudicarsi la maggioranza in entrambe le Camere. A tal proposito, in base agli ultimi sondaggi, una coalizione di centrodestra otterrebbe il 39,5% dei voti, nel caso in cui le elezioni venissero indette oggi, 2,5 punti percentuali in più dei consensi dello scorso 4 marzo.
- Salvini ha frenato sulla decisione espressa dal M5S e da Fratelli di Italia di avviare un procedimento di impeachment contro il presidente Mattarella, dopo la decisione di quest’ultimo di rifiutare il nome di Paolo Savona per il dicastero dell’Economia. Barclays fa notare che, sebbene “il tono di Salvini si sia fatto più infuocato dopo il discorso che Mattarella ha proferito nella serata di ieri, le sue parole sono state dirette più contro le istituzioni europee che non verso il presidente della Repubblica. “E ciò fa pensare che Salvini potrebbe decidere di ricorrere a una strategia di comunicazione diversa rispetto a quella degli altri partiti che vanno contro l’establishment”.
- Salvini ha chiesto a Forza Italia di non sostenere un governo Cottarelli, minacciando la fine dell’alleanza di centrodestra.
- E’ poco chiaro a questo punto se il M5S vorrà formare una alleanza pre-elettorale o siglare un patto di non aggressione con la Lega. Questo dipenderà molto da chi guiderà il M5S”. Per Barclays tutto dipenderà se il M5S continuerà ad avere come leader Luigi Di Maio o se invece sceglierà un altro candidato, che potrebbe essere Alessandro Di Battista.
Per Barclays sarà in definitiva una possibile alleanza M5S-Lega o un distacco tra i due partiti il fattore cruciale che influenzerà la retorica della campagna elettorale e con essa il sentiment di mercato.
“Se i due partiti uniranno le forze, potranno infatti decidere di adottare una retorica esplicitamente anti-europea, anche più decisa rispetto a quella che hanno adottato nella campagna elettorale iniziata lo scorso gennaio. Se invece decideranno di non allearsi, la campagna elettorale sarà caratterizzata in misura minore dagli attacchi all’Europa, a causa anche della presenza, nell’alleanza di centrodestra, di un partito pro-Ue come Forza Italia“.