Coronavirus: FCA Volkswagen GM & Co corrono ai ripari. Apple: a rischio produzione iPhone?
Città intere messe in quarantena, ora toccherà anche ai dipendenti cinesi che lavorano nelle fabbriche che confezionano ad hoc i prodotti delle multinazionali mondiali? Viene da chiederselo, visto che i termini isolamento e quarantena sono sempre più associati alla parola coronavirus, il virus che sta seminando paura in tutto il mondo, che ricorda la Sars, che qualcuno dice che, anzi, potrebbe fare più danni della Sars per la velocità con cui si sta diffondendo.
E così le stesse multinazionali che hanno fatto dell’outsourcing pilastro delle loro strategie di produzione sono costrette a correre ai ripari, mentre il virus continua a mietere vittime, con i decessi saliti in Cina oltre le 100 unità.
La Cnbc ha riportato che alcuni grandi colossi dell’auto come PSA Group – con cui si è fusa FCA – e Honda Motors stanno ordinando l’evacuazione dei loro dipendenti (dipendenti cittadini) che vivono a Wuhan, il focolaio del coronavirus: una città che conta ben 11 milioni di persone.
Il portavoce di Honda, nello specifico, ha riferito che 30 “dipendenti insieme alle loro famiglie” che lavorano in un impianto vicino Wuhan sono stati richiamati in Giappone.
PSA Group ha scritto in una email a Cnbc che la decisione di rimpatriare i dipendenti che lavorano a Wuhan sarà presa “in base alle proposte delle autorità francesi, in totale cooperazione con le autorità cinesi”.Il portavoce del gruppo, Pierre-Olivier Salmon, ha detto nello specifico che PSA Group dovrebbe iniziare a rimpatriare i cittadini francesi da Wuhan entro la metà di questa settimana”.
Idem ha in mente di fare il colosso giapponese dell’auto Nissan. “Prendiamo seriamente la salute e la sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie – ha detto un portavoce – Stiamo valutando in modo attento la situazione epidemica in atto a Wuhan e nel paese, informando i nostri dipendenti e fornendo loro tutto il supporto e gli strumenti di prevenzione necessari”.
Toyota Motor ha lanciato dal canto suo restrizioni sui viaggi in Cina per la sua forza lavoro “fino a prossimo avviso”, stando a quanto ha affermato il portavoce Eric Booth. Il produttore auto “continuerà a monitorare la situazione”. C’è da dire che Toyota non ha alcun impianto in Cina, di conseguenza non ha il problema di dover evacuare i propri dipendenti dal paese.
In Cina è presente invece FCA che, nel week end, ha chiesto a tutti i suoi dipendenti di “posticipare o riprogrammare viaggi di lavoro in Cina fino alla fine di febbraio”. Esenzioni al divieto, ha detto un portavoce della società stando a quanto riportato dalla Cnbc, potrebbero essere fatte in caso “di cruciali questioni di business, dopo consultazioni con i dipartimenti di risorse umane e sicurezza”. FCA gestisce due impianti di assemblaggio in Cina: uno a nordovest di Hong Kong a Guangzhou e un altro a Changsha, nel sudovest di Wuhan. Fiat gestisce anche altri impianti in Cina, dove lavorano i suoi rifornitori.
Un portavoce del colosso dell’auto tedesco Volkswagen, in America, ha riferito che il gruppo sta “monitorando attivamente la situazione in Cina” e che “valuterà qualsiasi viaggio nella regione caso per caso”.
Coronavirus farà saltare piani Apple?
Ma in difficoltà non ci sono solo i colossi dell’auto. Apple ha chiesto ai suoi rifornitori asiatici di produrre fino a 80 milioni di iPhone nel primo semestre di quest’anno, più del 10% rispetto alla produzione dello stesso periodo dello scorso anno. E’ quanto riporta il quotidiano giapponese Nikkei, in vista dei risultati di bilancio del colosso, che saranno resi noti domani.
In particolare, Apple avrebbe ricevuto ordini fino a 65 milioni delle vecchie versioni dei suoi iPhone e fino a 15 milioni di un nuovo modello più conveniente che pianifica di presentare a marzo.
Tuttavia, il Nikkei avverte che “la velocità di produzione potrebbe essere complicata dal diffondersi del coronavirus nella provincia cinese di Hebei, visto che i principali centri manifatturieri (dei rifornitori di Apple) si trovano nelle province vicine di Henan e Guangdong”.
Tornando al comparto auto, cosa sta facendo il gruppo Usa presente in Cina più grande, ovvero General Motors? Il portavoce ha dichiarato che GM sta “valutando giorno per giorno il da farsi”. Per ora, nessuna decisione è stata presa sulla possibilità che il periodo di chiusura delle fabbriche vada oltre il 2 febbraio, in particolare per quanto riguarda l’impianto di Wuhan, dove lavorano 6.000 dipendenti.
GM gestisce 15 impianti di assembleaggio con partners cinesi nel paese. “La cautela non è mai troppa e per questo GM è ricorsa a restrizioni temporanee sui viaggi in Cina – ha reso noto il colosso – Ai dipendenti viene ricordato di adottare tutte le misure di protezione necessarie suggerite dalle autorità mediche. GM continuerà a monitorare attentamente questa situazione”.