Notizie Notizie Mondo Conto salato per le banche Ue: Jp Morgan prevede 9,7 mld di svalutazioni in arrivo

Conto salato per le banche Ue: Jp Morgan prevede 9,7 mld di svalutazioni in arrivo

16 Giugno 2008 07:32

AAA aumento di capitale cercasi disperatamente. L’sos in Europa è ormai stato lanciato. Questa mattina anche l’inglese Barclays ha ammesso che sta vagliando la possibilità di tirar fuori il cappello per raccogliere fondi. E se passerà in azione sarà solo l’ultimo di una lunga serie. La crisi dei mutui americani subprime ha infatti attecchito come la gramigna qualche mese fa sulle coste del Vecchio Continente, gettando nel baratro i blasonati colossi del credito.


Secondo gli analisti della Jp Morgan Chase & Co questo empasse continuerà a far sentire tutto il suo peso. Che la situazione non fosse rosea è cosa nota da tempo: da Royal Bank of Scotland a Northern Rock, passando per HBOS, Credit Suisse e Ubs non c’è stata banca che negli ultimi mesi non abbia dovuto bussare alla porta dei suoi azionisti a caccia di capitali per rimpinguare i forzieri ormai a secco.


Ma adesso il conto da pagare potrebbe essere più salato di quanto preventivato inizialmente: qualcosa come 9,7 miliardi di euro di svalutazioni sarebbero dietro l’angolo, dicono gli esperti della casa d’affari Usa. All’appello non c’è istituto che conti che potrà mancare a questo appuntamento con il destino: Deutsche Bank potrebbe effettuare svalutazioni per 3,6 miliardi di euro, Credit Suisse Group per 2,1 miliardi di franchi svizzeri, Societe Generale per 1,8 miliardi e Natixis per 1,4 miliardi, calcolano Kian Abouhossein, Jacob Kruse e Delphine Lee nel report.


“Le svalutazioni potrebbero essere troppo piccole e troppo tardive” – sostengono gli esperti – dal momento che le autorità regolatorie e il management delle banche hanno fallito nel tentativo di recuperare la fiducia nel settore finanziario da quando ha preso corpo la crisi subprime”. “Di conseguenza – proseguono – la crisi del credito strutturato adesso sta impattando sui ricavi dell’investment bankig e potrebbe arrivare ad avere serie conseguenze sul credito tradizionale”.


Questa analisi trova riscontro con un’altra recentemente effettuata dal Financial Times con l’istituto di Finanza Internazionale, da cui è emerso che le banche in Europa hanno riportato perdite più pesanti di quelle americane da quando la tempesta subprime si è scatenata. Dei 387 miliardi di dollari di perdite totali gli istituti europei hanno incominciato a darne notizia a partire dall’inizio del 2007: 200 miliardi di dollari è stato il fardello dei gruppi Ue, mentre 166 miliardi quello delle banche Usa. Per compensare le perdite, le banche europee hanno effettuato aumenti di capitale per 125,5 miliardi, mentre quelle Usa per 141 miliardi.