Conti pubblici, aumento debito da record. Cottarelli cita Quintino Sella, monito a Tria
Conti pubblici italiani sotto la lente, ancora di più rispetto al passato, viste le decisioni economiche del governo giallo-verde, che si imperniano su una politica fiscale di tipo espansivo. Un monito arriva oggi con un articolo di La Repubblica, che parla di “governo del debito”, segnalando già dal titolo che “l’aumento (del debito) è da record, pari a sei miliardi ogni mese”. Al ministero del Tesoro, scrive il quotidiano, scatta l’allarme.
Intanto Carlo Cottarelli, da sempre paladino dei conti pubblici, ex Commissario alla Spending Review, ex Fmi, ora numero uno dell’Osservatorio dei Conti pubblici, posta un tweet citando Quintino Sella, politico italiano, tre volte ministro delle Finanze del Regno d’Italia:
Chi si è seduto, e chi siede adesso, alla scrivania di Quintino Sella avrà letto questo? pic.twitter.com/FyQb8IPDbq
— Carlo Cottarelli (@CottarelliCPI) March 25, 2019
Il rimprovero all’attuale ministro dell’economia Giovanni Tria è indiscutibile.
Tornando all”articolo di Repubblica, le informazioni sull’evoluzione del debito italiano non si basano su opinioni, ma su dati che sono stati calcolati da Unimpresa. Dati che segnalano che, nel periodo compreso tra il gennaio del 2018 e il gennaio di quest’anno, dunque nel periodo che politicamente ha visto protagonisti i governi di Paolo Gentiloni e quello attuale di Giuseppe Conte, il debito pubblico è salito di 71 miliardi, al ritmo di 6 miliardi al mese, con un incremento del 3,1%.
Un’accelerazione della dinamica rialzista del debito praticamente doppia, pari a +100%, se si considera che nei dodici mesi precedenti il dato “era cresciuto della metà, ovvero 35 miliardi anni, circa 3 miliardi al mese, con un incremento dell’1,5%”.
Ora vale 2.358 miliardi, con ogni italiano indebitato per 38.000 euro.
Così La Repubblica:
“La valanga del debito rischia di schiacchiare l’economia. A due settimane dalle scelte decisive sui conti pubblici con il varo del Documento di economia e finanza, e in attesa dei consuntivi Istat, il prossimo 3 aprile sui conti pubblici, c’è apprensione. Sul tavolo del ministro dell’Economia Tria ha la patata bollente: mentre è nel mirino di Lega e M5S, che chiedono risorse per il decreto banche e per la flat tax, deve varare il decreto crescita per tentare di rilanciare l’economia”.
“Del resto – continua il quotidiano – sui mercati prevale il pessimismo e l’Italia, anello debole della catena, torna ad essere al centro delle attenzioni: lo spread nell’ultima settimana è tornato a crescere e ieri ha chiuso sopra quota 250 punti base, mentre il “numero due” dell’Fmi David Lipton ha parlato di ‘evidenti vulnerabilità e ha ipotizzato una nuova contrazione dell’economia italiana nel primo trimestre dell’anno, dopo i due trimestri negativi del 2018″.
E’ questione di tempo, insomma.
Da Bruxelles, sarebbero così imminenti il nuovo monito con tanto di nuove disposizioni anti-debito per l’Italia: e secondo Cottarelli, intervistato sempre da Repubblica, questa volta l’Italia non potrà sfuggire.
“La tragicommedia di dicembre ci serva da lezione: sfidare l’Europa è solo una mossa autodistruttiva“.
Sempre il quotidiano ricorda inoltre “a suscitare l’allarme (debito) è anche il primo mancato obiettivo nel rapporto debito-Pil: il consuntivo 2018 calcolato dall’Istat indica quota 132,1, circa mezzo punto in più rispetto all’obiettivo fissato dal governo, dopo il duro braccio di ferro con Bruxelles nell’ ‘aggiornamento’ straordinario al Def del dicembre dello scorso anno. Lo sforamento, stavolta a livello di previsioni, sembra scontato anche quest’anno: secondo l’Osservatorio di Carlo Cottarelli, l’obiettivo del 130,7 per cento del rapporto debito-Pil in presenza di una crescita limitata allo 0,4%, circa la metà di quella prevista dal governo, salirebbe di 1 punto percentuale”.
E l’allarme di Cottarelli è chiaro: il debito pubblico “va ridotto subito o saremo condannati a ricadere nella recessione“. L’economista è fermo, ricordando che gli altri governi, anche se non riuscivano a combinare poi molto, “almeno un piano lo scrivevano”. Ora “neanche quello, anzi a Bruxelles si è detto a brutto muso: noi promuoviamo la crescita in altri modi e solo dopo penseremo al debito”.
Ma “è un sillogismo tutto da verificare. Non c’è studio economico internazionale né esperienza empirica che dimostri il contrario: i Paesi con alto debito in rapporto al Pil sono i Paesi a crescita più bassa. Guardate al Giappone della stagnazione ventennale, o alla Grecia, oltre all’Italia che è rimpiombata in recessione”.
E su quanto fatto dall‘ex premier Mario Monti, Carlo Cottarelli non ha dubbi:
“Ci piaccia o no, senza le manovre restrittive di Monti l’economia sarebbe crollata e il debito orasarebbe al 142-145% del Pil. La crisi sarebbe andata fuori controllo e l’intervento della Bce non sarebbe bastato per calmierare i tassi sui Btp”.
Mentre sull’impennata dell’indebitamento a gennaio, l’ex commissario alla Spending Reviw spiega: “E’ un caso di overfunding, il governo ha raccolto più del suo fabbisogno, 79 miliardi. Forse il Tesoro voleva cogliere l’opportunità di uno spread basso, solo che in febbraio è sceso ancora di più. La chiave resta il rapporto con il Pil, e ci sono le premesse per un peggioramento: nel 2018 è rimasto al 131,6%. Il 2019 si è aperto con una crescita molto bassa, anche se il governo insiste nel prevedere un aumento del Pil dell’1%. Ma se andrà bene faremo lo 0,2% in più, e il debito-Pil potrebbe salire nell’anno anche di un punto, fino al 132,6%”.