Notizie Notizie Mondo Con crisi Ucraina pericolo shock energetico, BlackRock avverte banche centrali: sotterrate ascia guerra contro l’inflazione

Con crisi Ucraina pericolo shock energetico, BlackRock avverte banche centrali: sotterrate ascia guerra contro l’inflazione

23 Febbraio 2022 12:37

La minaccia di un’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin sta alimentando sempre più il rischio che l’inflazione, invece di rallentare, aumenti, rendendo però anche sempre più probabile che le banche centrali sotterrino alla fine l’ascia di guerra contro l’impennata dei prezzi. E’ quanto ritiene BlackRock.

Con crisi Ucraina rischio inflazione Usa oltre 10%, BlackRock lancia alert 'inverso' alle banche centraliIl colosso del risparmio gestito Usa numero uno al mondo ha reiterato la sua view secondo cui le banche centrali potrebbero essere costrette a convivere con l’inflazione, senza affrettarsi ad alzare i tassi.

Strette monetarie aggressive lanciate per combattere una inflazione scatenata non dal boom della domanda, ma dai problemi dell’offerta, “non farebbero infatti altro che sabotare un’attività economica che non si è ancora del tutto ripresa“, ha scritto il team di Jean Boivin di BlackRock Investment Institute.

Una lotta inutile, dunque, quella della Fed, Bank of England, Bce & Co, contro l’inflazione galoppante.

Crisi Ucraina: rischio boom petrolio +40% e inflazione Usa oltre 10%

Il commento arriva in un contesto di escalation delle tensioni geopolitiche e sulla scia della consapevolezza che, almeno per quanto riguarda l’energia, almeno nei confronti dell’Europa fin troppo dipendente dal suo gas, Putin ha il coltello dalla parte del manico.  E’ per questo che il petrolio ha fatto un ennesimo passo in avanti nella sessione della vigilia,  con il Brent volato fino a un passo da quota $100.

In generale, i prezzi del petrolio sono balzati di oltre il 20% dall’inizio del 2022, schizzando di oltre l’80% dall’inizio del 2021.

E ora negli States si inizia a parlare di un’inflazione che, dopo il balzo del 7,5% dell’indice dei prezzi al consumo nel mese di gennaio, potrebbe schizzare ulteriormente del 10%. Un balzo annuale di una tale portata rappresenterebbe il record dall’ottobre del 1981 e sarebbe anche una sorpresa per i “trader più sofisticati” che prevedono che l’inflazione balzerà all’8% nel mese di marzo, per poi rallentare il passo e segnare ‘soltanto’ un+4% entro il gennaio del 2023.

Il balzo delle pressioni inflazionistiche non sarebbe indice di surriscaldamento dell’economia, ripete anche il capo economista di RSM Joseph Brusuelas. In un’intervista al Wall Street Journal, Brusuela sottolinea che uno shock energetico ridurrebbe la crescita del PIl Usa dell’1% nel corso del prossimo anno, aumentando l’inflazione di 2,8 punti percentuali nel corso dei prossimi tre-sei mesi prima di una eventuale stabilizzazione delle tensioni in corso tra la Russia e l’Ucraina.

“C’è chiaramente una certa incertezza su come i mercati mondiali dell’energia reagirebbero a una invasione dell’Ucraina da parte della Russia – ha continuato l’economista della società di consulenza RSM – Una guerra su vasta scala in Europa potrebbe portare i prezzi del Brent a $110 al barile”, in crescita del 14% circa rispetto ai livelli di ieri.

Ma in uno scenario alternativo l’esperto teme che i prezzi del petrolio possano schizzare anche del 40%, fattore che porterebbe l’indice dei prezzi al consumo Usa a superare il ritmo annuale di crescita a oltre +10%.

Dipende dalla gravità delle sanzioni e da cosa accadrà sul terreno. Ci sono variabili di tutti i tipi che non possono essere quantificate o predeterminate – ha detto Brusuelas – Quel che è più certo è che “l’inflazione non tornerà al target (della Fed, pari al 2%) l’anno prossimo o nel corso dei prossimi due anni, che dunque le famiglie dovranno convivere con una inflazione più alta di quella sperimentata nel corso degli ultimi 40 anni, e che sui mercati finanziari ci sarà volatilità”.