Cir, Irap e assicurazioni: la manovra finanziaria detta le nuove regole
È stato un fulmine a ciel sereno. Nel testo definitivo della manovra finanziaria sono apparse due piccole modifiche al codice di procedura civile che possono influire pesantemente sul corso del processo noto come Lodo Mondadori che si disputa ormai da 20 anni tra la Fininvest e la Cir di Carlo De Benedetti. La sentenza di primo grado di due anni fa aveva condannato la Fininvest al pagamento di circa 750 milioni alla Cir. Con la modifica degli articoli n° 283 e 373, quella che fino ad ora era una semplice facoltà del giudice, sospendere l’esecuzione di una sentenza di condanna in attesa del grado di giudizio successivo, diventa un obbligo in caso di risarcimenti superiori a 10 milioni di euro in primo grado e a 20 milioni di euro in appello. In entrambi i casi in cambio di “idonea cauzione”. L’effetto per Fininvest è presto detto: nullo. Infatti basterebbe la presentazione di una cauzione, almeno fino al momento del successivo grado di giudizio in Cassazione. Una novità che arriva a pochi giorni dalla sentenza di appello del processo che si terrà probabilmente il 9 luglio. In caso di passaggio della manovra nella sua forma attuale, se i giudici dovessero confermare la condanna, per la società che controlla Mediaset e Mondadori potrebbe allontanarsi lo spettro del maxi-risarcimento fino alla sentenza definitiva. La notizia affonda il titolo Cir a Piazza Affari, che in questo momento subisce un -1,20% a quota 1,728.
La manovra finanziaria potrebbe colpire anche il settore finanziario. Il decreto prevede un incremento dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive per banche e assicurazioni a partire dall’esercizio in corso. In particolare si parla di un incremento dello 0,75% (a 4,65%) per il mondo del credito e di un +2% (a 5,90%) per l’industria delle polizze. Secondo Intermonte, gli effetti ovviamente si farebbero sentire su Generali, anche se in maniera più contenuta, ma soprattutto su FonSai, Milano e Unipol. L’impatto per il settore è mitigato dal fatto che gran parte dell’imponibile è generato all’estero e dal peso limitato del costo del lavoro. L’impatto negativo invece potrebbe essere compreso tra il -1% e il -2% degli utili con maggiori impatti per Generali e un impatto più modesto su Azimut. Per Equita l’aumento dell’Irap dovrebbe costare alla compagnia del Leone circa 50 milioni. “Il target scende da 20 a 18,8 euro, anche per l’aumento del tasso free-risk”, spiegano gli esperti.
Il terremoto non finisce qui. La manovra ha preso di mira anche le concessioni: “La quota di ammortamento finanziario deducibile non può essere superiore all’1% del costo dei beni”, dal precedente 2% che figurava nelle passate bozze. Scontati gli effetti negativi principalmente sulle concessionarie autostradali, in prima fila Atlantia, che nella giornata borsistica di ieri ha lasciato a Piazza Affari il 5,37% a 13,56 euro. Per Equita il caso peggiore sarebbe quello in cui la società dovesse effettuare tutto il piano di investimenti (20,5 miliardi) al 2012 e non ci fosse alcun credito fiscale al 2018: si avrebbe un impatto del 20% sulla valutazione. In ogni caso “ci sarebbe un peggioramento del profilo del titolo che dovrebbe pagare più imposte, riducendo il cash flow per i dividendi in cambio di un credito fiscale al 2038”. Intermonte, in caso di adozione della norma, stima un impatto sul target price di un ulteriore 6 per cento. Rimbalzo di Atlantia a Piazza Affari: sul Ftse Mib a circa metà giornata è in progresso dello 0,88% a 13,68 euro. Rosso invece il titolo Sias che perde l’1,11% attestandosi a 7,13 euro.
Nel frattempo, è giunta la notizia dell’annullamento, da parte del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, della conferenza programmata per le 12 destinata alla presentazione della manovra economica.