La Cina rallenta ancora, pesano le politiche di controllo del settore immobiliare
La macchina cinese rallenta sempre più e il PMI manifatturiero resta sul filo della contrazione, nonostante le misure di sostegno all’economia proclamate dal governo del Celeste Impero. Misure che tuttavia possono risultare contraddittorie, se si pensa che si accompagnano con una aperta politica di depressione del settore immobiliare.
Il dato ufficiale del PMI manifatturiero si è attestato oggi a 50,1 per il mese di luglio, solo uno 0,1% sopra la soglia che delimita espansione da contrazione, e meno del mese scorso quando l’indicatore dell’attività manifatturiera aveva fatto registrare un 50,2. Il risultato ha deluso le attese degli analisti che si attendevano una ripresa a 50,5 punti. Non saranno stupiti invece gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, che avevano pronosticato di recente un calo nella crescita per l’economia cinese nel 2012, all’8% invece che all’8,25% previsto in aprile, dopo che nel secondo trimestre la crescita si è attestata ai minimi dal 2009, al 7,6%.
Ma cosa rallenta il volo del Dragone? Stando alle analisi del FMI e alle parole dello stesso premier Wen Jiabao, la colpa è sì del contesto economico domestico, ma anche della situazione europea che deprime il mercato internazionale. I rischi al ribasso, aveva detto il premier citato dalla stampa internazionale, sono ancora “relativamente forti” data la situazione sia interna che estera, che pare vanificare gli sforzi fatti dal governo cinese operati degli ultimi tempi, come il taglio dei tassi di interesse, la politica di agevolazione del credito e la spinta alla spesa pubblica soprattutto infrastrutturale.
Il problema è però che a tali politiche si aggiunge l’esplicita intenzione da parte del governo di arginare il boom immobiliare per evitare l’incontrollato aumento dei prezzi. Il che si traduce nell’impedire con apposite misure l’acquisto di seconde case, colpendo un mercato, quello degli immobili, che insieme è uno dei motori centrali della crescita cinese. Secondo il Financial Times, il settore immobiliare pesa per il 15% sull’economia cinese: nessuna meraviglia perciò che l’edilizia sia in rallentamento, e con essa anche la crescita.
Non sono così pessimisti gli analisti di HSBC, che hanno redatto il loro indice PMI separato, evidenziando 49,5 punti contro i 48,3 di giugno. Secondo la banca d’affari, quindi, il rallentamento diminuisce, e le politiche governative cinesi potrebbero davvero funzionare, portando ad una nuova espansione nella seconda metà dell’anno.