Notizie Notizie Mondo Cina: Moody’s taglia outlook a negativo, bassa crescita potrebbe rallentare riforme

Cina: Moody’s taglia outlook a negativo, bassa crescita potrebbe rallentare riforme

2 Marzo 2016 08:32
Le tante sfide che la Cina si trova davanti rendono più incerte le prospettive per il paese e oggi Moody’s Investors Service ha deciso di rivedere al ribasso l’outlook sul credit rating della Cina da stabile a negativo. L’agenzia di rating sottolinea come la decisione è frutto dell’aumento del debito pubblico e l’aumento delle passività potenziali sul bilancio del governo che hanno deteriorato le metriche fiscali; in secondo luogo la fuga di capitali dal Paese che causa rischi politici, di valuta e di crescita; terzo e ultimo punto l’incertezza circa la capacità delle autorità cinesi di attuare le riforme “data la portata delle sfide per affrontare gli squilibri economici”. Moody’s ha comunque confermato il rating Aa3 sul debito cinese.
Le altre due principali agenzie di rating, Standard & Poor’s e Fitch, hanno outlook stabile sulla Cina. 
La decisione di Moody’s non ha allarmato gli investitori con la Borsa cinese che oggi è salita con decisione (+4,26% per lo Shanghai Composite). 
Moody’s teme che le misure di politica fiscale e monetaria per assicurare l’obiettivo di crescita economica del governo del 6,5% potrebbe rallentare le riforme. Moody ha osservato che il debito pubblico cinese è salito dal 32,5% del PIL nel 2012 al 40,6% alla fine del 2015 e prevede che salga ancora al 43 per cento del PIL entro il 2017 con Pechino che spende di più per rilanciare la crescita che viaggia al ritmo più basso degli ultimi due decenni.

Debito pubblico ancora in aumento, deflussi di capitali e riserve valutarie in calo
“Anche se non è il nostro scenario di base – si legge nella nota di Moody’s – la forza fiscale del governo sarebbe esposta ad un indebolimento ulteriore se la crescita di fondo rimarrà debole”.

La seconda “fonte di disagio” è il deflusso di capitali dalla Cina negli ultimi mesi con il rallentamento della crescita economica, la discesa del mercato azionario della scorsa estate, e la volatilità nei mercati valutari hanno indotto gli investitori ad allontanarsi dalla Cina. Così le riserve estere della Cina sono scese di 99,5 miliardi di dollari a gennaio attestandosi a 3,23 mila miliardi di dollari, il livello più basso dal maggio 2012. 
L’agenzia di rating ha avvertito che il forte calo delle riserve negli ultimi mesi potrebbe ancora far presagire ulteriori deflussi di capitale se la pressione sullo yuan persiste e la fiducia nella capacità di Pechino a sostenere la fiducia vacillante.