La Cina cresce, anche troppo. Almeno secondo i desiderata dell’Assemblea del Popolo, preoccupata di un eccessivo surriscaldamento dell’economia del Paese. Diventano così più probabili variazioni restrittive alla politica monetaria della People’s Bank of China dopo i due incrementi del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche varati in gennaio e febbraio.
I dati diffusi oggi su vendite al dettaglio, produzione industriale e inflazione, tutte in forte crescita, insieme danno vita a un mix estremamente favorevole al varo di una stretta monetaria: crescita economica accompagnata da tensioni sui prezzi.
Nel mese di febbraio le vendite al dettaglio sono salite del 22,1% rispetto all’anno precedente. Il dato è sopra le attese ferme a un rialzo del 18,1% a/a. Nei mesi di gennaio e febbraio 2010 la produzione industriale in Cina ha segnato un incremento del 20,7% rispetto al corrispondente periodo del 2009. Si tratta del maggior rialzo degli ultimi cinque anni. Il consensus era fermo a un +19,5 per cento.
L’indice dei prezzi al consumo ha invece segnato a febbraio un +2,7% rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente, ed è salita ai massimi degli ultimi 16 mesi. Le attese erano per un rialzo del 2,5 per cento. I prezzi alla produzione sono invece aumentati del 5,4 per cento. Il governo di Pechino ha un obiettivo di inflazione per il 2010 pari al 3 per cento, ma diversi esponenti del governo hanno chiarito che l’inflazione è la più grande preoccupazione.
La dinamicità dell’economia cinese era emersa già ieri dai dati su importazioni ed esportazioni, che hanno mostrato incrementi superiori ai 40 punti percentuali. Unico fattore a favore del mantenimento dell’attuale politica economica è il rallentamento dell’erogazione di prestiti mostrata in febbraio.