Notizie Notizie Mondo Cina apre mercato auto al mondo, basta limite quota joint venture. Bene per Tesla, male per Buffett

Cina apre mercato auto al mondo, basta limite quota joint venture. Bene per Tesla, male per Buffett

18 Aprile 2018 11:44

La decisione della Cina di aprire ulteriormente il proprio mercato dell’auto, delle navi e degli aerei agli investitori stranieri, eliminando gradualmente il diktat finora imposto delle joint venture – ovvero il limite massimo del 50% della quota da detenere in una joint venture con una azienda locale – potrebbe avvantaggiare Elon Musk, ma andare a detrimento di Warren Buffett.

La notizia è sicuramente positiva invece per tutti i produttori di auto stranieri: basta guardare alla reazione dei titoli scambiati a Wall Street, in particolare alle quotazioni di FCA, che sono balzate fino a +3,5% durante la sessione, subito dopo l’annuncio di Pechino.

Opposta la reazione dei titoli delle aziende cinesi, che non hanno affatto gradito la notizia, come riporta un articolo di Cnbc: BAIC Motor, che ha siglato accordi di joint venture sia con Daimler che con Huyndai, è affondata a Hong Kong di oltre -15%; Guangzhou Automobile Group, che lavora con Toyota, Honda e Mitsubishi, ha perso rispettivamente l’8,17% a Hong Kong e il 4,65% a Shanghai. In ribasso anche i seguenti titoli: Dongfeng Auto, socia con Kia e Honda, ha perso il 6,27% a Hong Kong e lo 0,87% a Shanghai; Brilliance Auto, in joint venture con BMW, ha ceduto l’8,71% a Hong Kong; SAIC Group, che produce veicoli Volkswagen e Skoda, ha perso l’1,94% a Shanghai.

Ma in che modo la Cina aprirà il mercato dell’auto agli investitori stranieri?

Al momento, e dal 1994, ai produttori stranieri di auto è consentito di entrare nel mercato cinese ed evitare dazi doganali del 25% detenendo una partecipazione massima del 50% in una joint venture con una società locale.

Se il limite sarà rimosso, e così avrebbe deciso di fare Pechino, i produttori stranieri potranno decidere di aumentare la presa sul comparto in Cina danneggiando così, stando a quanto hanno scritto in una nota gli analisti di Daiwa Capital Markets, le aziende locali.

“Prevediamo nel breve termine una pressione su Brilliance, BAIC, Dongfeng e Guangzhou Automobile, e consigliamo di rimanere investiti in brand locali come Geely”.

Tra le società straniere che sicuramente beneficerebbero della mossa, ci sarebbe soprattutto Tesla di Elon Musk: Pechino ha reso noto d’altronde che i limiti alle partecipazioni che gli stranieri possono detenere nelle joint venture saranno eliminati a partire da quest’anno per i gruppi che producono auto elettriche e ibride, e per tutti i veicoli entro il 2022 (in particolare entro il 2020 per i veicoli commerciali e entro il 2022 per tutte le aziende straniere, che saranno liberate dal giogo dell’attuale normativa che si applica ai veicoli commerciali).

Tesla potrebbe essere tra i primi gruppi stranieri a trarre vantaggio dalla svolta cinese. Tra l’altro, la società ha intenzione di costruire un impianto a Shanghai, e finora il piano è stato minacciato, in quanto Tesla non voleva entrare in un accordo di partnership con una azienda locale cinese.

Warren Buffett potrebbe invece risentire del cambiamento in modo negativo, a causa della partecipazione del 10% che MidAmerican Energy Holdings, divisione di Berkshire Hathaway, ha acquisito nel 2008 per un valore di $230 milioni circa in BYD. Non per niente, il titolo BYD ha scontato la notizia cedendo più del 2,4%, subito dopo l’annuncio.

Bloomberg ha intanto commentato la notizia sottolineando che l’annuncio dell’apertura del mercato dell’auto potrebbe smorzare le tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti, e dunque le preoccupazioni di una imminente guerra commerciale tra le due potenze.

“Società come Daimler, Volkswagen, Ford Motor e Toyota potrebbero essere facilitate nel fare affari in Cina, mentre i produttori locali di auto saranno messi sotto pressione per velocizzare la crescita dei loro propri brand”.

Così commenta la metamorfosi prevista per il settore Yale Zhang, analista di Automotive Foresight a Shanghai, intervistato da Bloomberg:

In un decennio, e in modo graduale, i produttori stranieri di auto diventeranno tutti gradualmente indipendenti e le aziende cinesi perderanno i flussi di cassa derivanti dalle joint venture. I produttori stranieri saranno ben contenti di non dover condividere il 50% dei profitti con i loro soci cinesi”.