Chiusura Borsa Italiana: sbandano banche ed ENI, in gran forma Nexi e Diasorin
Ripresa dopo il break pasquale con Piazza Affari che chiude male dopo una seduta trascorsa per buona parte in rialzo. L’ottimismo generato dai buoni dati cinesi e dalle parole di Donald Trump – che ha affermato che la crescita dei nuovi casi di coronavirus è rallentata negli States – è passato in secondo piano nel pomeriggio con le banche condizionate dai deboli numeri trimestrali di JP Morgan e il settore oil nuovamente sotto pressione. Il petrolio ha infatti ripreso a scendere fino a -6% con l’accordo Opec+ per il taglio della produzione che non ha convinto pienamente gli investitori.
Il Ftse Mib ha così chiuso a 17.558 punti (-0,36%).
Banche pagano la delusione JP Morgan
Finale di seduta in forte affanno per le banche. La peggiore è Unicredit con un tonfo di oltre il 4,5% che ha rispedito il titolo a cavallo di quota 7 euro. Molto male anche Banco BPM con -3,86%, Bper con -4,47% e Intesa Sanpaolo -2,68%. Al corposo allargamento dello spread fino a 211 pb con tasso del Btp 10 anni all’1,7%, si sono aggiunti nel pomeriggio i deboli numeri di JP Morgan che ha concluso il primo trimestre del 2020 con utili e fatturato in calo e peggiori delle attese. Gli utili netti di JP Morgan sono scesi a $2,87 miliardi, o 78 centesimi per azione, dai $9,18 miliardi, o $2,65 per azione, dello stesso trimestre del 2019. Il consensus di FactSet era per un eps pari a $2,18.
Male ENI, in volata Nexi e Diasorin
Tra le big spicca il calo dell’1,51% per ENI che paga il dietrofront dei prezzi del petrolio. Forti acquisti invece su Generali Assicurazioni (+2,06% a 13,135 euro) grazie alla decisione del cda del Leone di Trieste di confermare il dividendo. Il Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali ha deciso, anche se gli esatti effetti della crisi legata alla diffusione del Covid-19 restano incerti, che non ci sono ragioni per avere dubbi sulla stabilità del Gruppo, il cui coefficiente di solidità patrimoniale rimane solido e ampiamente all’interno dell’intervallo desiderato. Il dividendo pari a € 0,96 sarà però suddiviso in due tranche: la prima pari a € 0,50 pagabile a maggio e la seconda pari a € 0,46 pagabile entro la fine dell’anno e soggetta a verifica consiliare, tra l’altro, sul rispetto al 30 settembre 2020 dei limiti previsti dal Risk Appetite Framework di Gruppo, nonché al positivo accertamento della conformità alle disposizioni e alle raccomandazioni di vigilanza al tempo vigenti relativamente al pagamento di dividendi.
Tra gli altri titoli spicca il quasi +5% di Diasorin che ha aggiornato nuovamente i massimi storici spingendosi nell’intraday anche sopra quota 150 euro. Martedì scorso il gruppo che fa capo a Gustavo Denegri ha annunciato un nuovo test correlato a COVID19 basato sulla tecnologia Liaison XL. Secondo i calcoli di Mediobanca Securities questo test dovrebbe essere in grado di generare 50-70 milioni di euro quest’anno e più che compensare uno scenario macro più debole principalmente negli Stati Uniti.
Giornata molto positiva anche per Nexi (+4,05%), a sua volta tra i pochi titoli che segnano un saldo Ytd in positivo. Il titolo della paytech italiana ha cavalcato il ritorno di rumor su una possibile fusione con Sia, snobbando così la bocciatura di Credit Suisse. In un report in cui analizza gli scenari Covid-19 per l’industria dei pagamenti, gli analisti della banca svizzera hanno tagliato il giudizio su Nexi a neutral dal precedente outperform. Sforbiciata anche al target price che è passato da 15,20 euro a 12. “Crediamo che l’Italia sarà fortemente colpita” dall’effetto coronavirus alla luce “del peso del turismo e delle Pmi sull’economia”, sottolinea Credit Suisse che ha ridotto del 9% le stime sui ricavi 2020/2021 di Nexi e quelle sull’utile per azione (Eps) dell’11%.