Cdm tra i più infuocati governo. Ok dl crescita, Salva Roma a metà. Ira Conte contro Salvini
Norma Salva Roma stralciata almeno per metà dal decreto crescita approvato ieri dal Consiglio dei Ministri: alta tensione nel governo, in particolare tra il premier Giuseppe Conte e Matteo Salvini.
Il decreto crescita è passato, ma oggi i quotidiani aprono tutti riportando i nuovi venti di crisi che spirano nell’esecutivo giallo-verde. La riunione del Consiglio dei Ministri è durata ben quattro ore. Si parla di un CDM tra i più infuocati della storia del governo M5S-Lega. E, anche, di un CDM che ha siglato la vittoria del leader leghista Matteo Salvini.
Il decreto crescita è infatti un po’ tanto monco della norma Salva Roma, quella concepita per trasferire allo Stato i debiti del Comune di Roma, appoggiata dal M5S di Luigi Di Maio.
In realtà la norma è stata salvata, ma diversi sono stati i comma stralciati: una vittoria per il vicepremier leghista, che era stato chiaro nel suo desiderio di non fare preferenze alla capitale.
Tra l’altro, Salvini avrebbe fatto andare su tutte le furie il presidente del Consiglio Conte, che avrebbe mal digerito la sua decisione di annunciare lo stralcio del Salva Roma ai cronisti davanti Palazzo Chigi, prima del Cdm.
“Non siamo tuoi passacarte”, avrebbe detto Conte a Salvini, invitandolo ad avere rispetto per l’organo collegiale di governo.
Dal canto suo, davanti ai microfoni dei giornalisti,****
Non solo tensione Salva Roma, Beppe Grillo attacca Salvini
In quello che è diventato un tutti contro tutti, ci si mette in mezzo lo stesso fondatore del M5S Beppe Grillo che, in una lettera inviata al Fatto Quotidiano, se la prende con Salvini:
Matteo Salvini, scrive, è ministro dell’Interno “a sua insaputa”. L’accusa rivolta al vicepremier leghista è di concentrarsi solo sui migranti e non sulla criminalità organizzata.
“Salvini con un mitra in mano è uno sviluppo di Salvini vestito da poliziotto o altra forza armata. Nulla quindi di nuovo cuoce in pentola”, scrive Grillo riferendosi alla foto, al centro delle polemiche, pubblicata da Luca Morisi il giorno di Pasqua.
“In particolare: se teniamo conto del fatto che la foto è un’iniziativa del garzone mediatico, qualcosa resta da dire, e non di scarso momento. Il garzone social-mediatico sa che il suo soggetto vive un forte senso di inadeguatezza: uno che diventa ministro dell’Interno in Italia – regno della criminalità organizzata – ma parla solo di immigrati, ovviamente ha paura delle vere sfide che il ruolo gli porta a competenza”.
“In questo particolare aspetto ha dalla sua quasi tutto il popolo italiano, abituato a fingere di non sapere che Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta esistono anche se il ministro dell’Interno non ne parla. Il Paese convive con questi fenomeni da moltissimo tempo e non vuole “fare l’eroe”, ma neppure ci tiene a essere rappresentato come codardo”.
Intanto, sulle tensioni interne al governo e sull’ira di Conte verso Salvini, così il Corriere della Sera racconta quanto è avvenuto ieri, sullo stralcio di diversi commi della norma Salva Roma:
«Tu non ti devi più permettere, questo è un organo collegiale e le cose prima si decidono qui, poi si comunicano…». Giuseppe Conte investe Matteo Salvini proprio mentre il ministro dell’Interno sta rientrando nella sala del Consiglio dei ministri. È il sovracuto di un’ennesima giornata campale in cui tra i partner di governo volano cannonate. L’accordo arriva a mezzanotte già scoccata, quando ormai pareva si dovesse arrivare alla conta tra i ministri. Che erano cinque contro cinque, con Moavero e Tria che alla fine avranno tirato un respiro di sollievo per non essere stati costretti a decidere: il «Salva Roma» non è stato stralciato per intero ma lo sono stati 5 commi su 7. Matteo Salvini esulta: «I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al sindaco». Per i 5 Stelle il provvedimento è «approvato a metà». Ed è «un punto di partenza, il Parlamento saprà migliorarlo perché fa risparmiare soldi a tutti gli italiani».
Il Messaggero, nel racconto del retroscena, parla anche dell’ira di Salvini contro Di Maio:
“Il Consiglio comincia poco dopo le otto di sera con pochissimi ministri M5S (Bonisoli, Trenta e Lezzi) mentre Di Maio è a registrare un’intervista in tv e arriva a palazzo Chigi dopo le nove. Il vicepremier pentastellato riesce solo in parte ad ascoltare il duro sfogo di Salvini che in consiglio prende la parola ma non per parlare delle norme per Roma o per i truffati delle banche, quanto dell’inchiesta che coinvolge il sottosegretario Armando Siri: «Stiamo subendo una violenza fisica. Quello che state facendo nei confronti di Siri è inaccettabile e non me lo sarei mai aspettato da parte di un alleato». Nella sala cala il gelo. Tocca a Di Maio spiegare che «non c’è nessuna voglia persecutoria» e che al senatore Siri è stato solo chiesto «di farsi da parte in modo da poter dimostrare la sua innocenza» «senza macchiare il governo». Nel suo intervento Di Maio spiega come «il M5S non regge la presenza al governo con un sottosegretario indagato per corruzione in un’inchiesta dove si parla anche di legami con la mafia» e che «nessuno ha chiesto a Siri di dimettersi da senatore per un’indagine, ma soltanto di farsi da parte. Salvini però non ci sta. Teme che Siri sia solo il primo passo“.
Ed è così questa la cronaca di un Consiglio dei Ministri, che con l’ok al decreto crescita spera di risollevare le sorti economiche del paese. Ma gli attriti sono così tanti che l’impressione è che di problemi concreti si sia parlato poco.
Detto questo, è stato finalmente approvato il rimborso per i risparmiatori truffati con il crac delle banche. Il decreto contiene inoltre anche norme che disciplinano un eventuale ingresso del Mef della ‘Nuova Alitalia’. E ovviamente ci sono tutte quelle misure che dovrebbero permettere al Pil italiano di sventare la recessione e di concludere il 2019 con una crescita dello 0,2%, come indicato dal Def.
Ma si tratta di misure inferiori a quanto era stato promesso:
Come riporta il Messaggero, “le norme “bandiera” sono due: il taglio dell’Ires, voluto dal Carroccio; e la riduzione delle tasse sui capannoni industriali chiesto dal Movimento. Inizialmente la sforbiciata delle tasse sui profitti delle imprese avrebbe dovuto essere di quattro punti, dal 24% al 20%. Non si andrà oltre il 20,5% e il taglio sarà spalmato su tre anni, anche se per il 2019 il taglio sarà di 2 punti al 22%. Luigi Di Maio voleva cancellare del tutto il prelievo fiscale sui capannoni industriali. Alla fine sarà più semplicemente aumentata la deducibilità fiscale dall’attuale 40% al 70%, e anche in questo caso un pezzetto alla volta per i prossimi tre anni. Nel decreto arriva anche una nuova rottamazione. Questa volta riguarderà gli atti notificati dai Cumuni o dagli agenti della Riscossione a nome di questi ultimi. Il condono, insomma, riguarderà sostanzialmente le multe stradali notificate ai cittadini tra il 2000 e il 2017. Lo sconto riguaderà gli interessi e le sanzioni e i sindaci avranno 60 giorni per deliberare le regole per aderire alla rottamazione. Le imprese ottengono anche il super-ammortamento al 130%, ossia un consistente sconto fiscale sull’acquisto di beni strumentali. Ma anche in questo caso è stato introdotto un limite: il valore massimo degli investimenti ammissibili non potrà superare i 2,5 milioni di euro”.