Notizie Notizie Italia Caso Telecom, spunta il nome di Berlusconi

Caso Telecom, spunta il nome di Berlusconi

4 Aprile 2007 06:41

Continuano la bufera e i botta e risposta, soprattutto nel mondo politico, sulla vicenda Telecom Italia. Dopo le prime dichiarazioni a caldo, il segretario dei Ds, Piero Fassino torna sulla questione, spiegando che se è vero che il mercato è il mercato con tutte le sue leggi e le sue implicazioni è altrettanto vero che la faccenda della gestione della rete è un fatto estremamente delicato. “E’ interesse strategico del Paese – argomenta Fassino a Sky TG 24, nel corso di una trasmissione – che la rete Telecom resti italiana”. “Non è in discussione – prosegue il leader della Quercia – il diritto dell’azionista di vendere azioni a un prezzo congruo e nemmeno l’intervento di operatori stranieri”. Il punto critico è che Telecom dispone anche della rete “su cui corrono tutte le telefonate, mentre in altri Paesi questa distinzione tra chi gestisce la rete e chi fa l’operatore esiste”.


Dopodiché Fassino manda un messaggio poco implicito all’indirizzo del premier, Romano Prodi: “Non tocca certo a me decidere cosa deve fare il Governo, mi limito a dire che però ha il diritto di preservare il controllo nazionale della rete”. Il segretario dei Ds poi, su domanda del conduttore, torna sul cosiddetto “piano Rovati”, che la scorsa estate aveva suscitato tante polemiche con la sua idea dello scorporo della rete fissa e il suo passaggio alla Cassa depositi e prestiti: “Esso prevedeva il ritorno della rete e non della telefonia in mano pubblica piano, il che non mi sembra poi così scandaloso”.


E Fassino, a costo di preservare l’italianità della rete, sembra essere disposto anche a un ingresso nell’affaire Telecom da parte del suo avversario politico, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. “E’ un imprenditore privato nel settore delle telecomunicazioni – dice parlando dell’ex premier – e quindi in un libero mercato può fare un’offerta. Quello che mi chiedo è se Berlusconi sia l’unico imprenditore che possa farsi avanti. Mi chiedo, ad esempio, se quel consorzio di istituti bancari che fino a ieri veniva evocato come una soluzione, e che comprende i principali istituti di credito italiani tra cui Capitalia e Intesa San Paolo, non possa farsi avanti. Magari sollecitando imprenditori forti di un sostegno finanziario”.


Del resto, alcune indiscrezioni di ieri ventilavano che dietro l’offerta degli americano di AT&T potesse in qualche modo celarsi proprio Silvio Berlusconi, accreditato come forse l’unico che nel Belpaese avrebbe i mezzi finanziari per fronteggiare una simile operazione. “Adesso mi chiedono di salvare i telefoni italiani. Prima, però, volevano distruggere Mediaset”, commenta a riguardo il numero uno di Forza Italia. Ma Berlusconi si è detto pronto al dialogo e dunque a entrare eventualmente nella vicenda a patto che si riveda il ddl Gentiloni, la riforma del sistema radio-televisivo su cui il Governo Prodi sta lavorando da un po’ e che impedirebbe al Cavaliere di sommare editoria e telecomunicazioni, superando così il limite antitrust del 10%.

 

Ma c’è chi prospetta anche una soluzione di respiro europeo, con la creazione di una cordata alla quale parteciperebbero una società europea della telefonia più alcuni imprenditori italiani. E i nomi delle compagnie tlc europee più gettonati sono quello della tedesca Deutsche Telekom e quello della spagnola Telefonica.