Carige: dal 27 luglio titolo torna in borsa dopo ok Consob. Ma è la stessa banca ad avvertire i risparmiatori sul titolo
La Consob dà il suo nulla osta al ritorno in Borsa del titolo Carige: l’azione tornerà a essere scambiata a Piazza Affari a partire dal prossimo martedì, 27 luglio, dopo una sospensione durata due anni e mezzo.
Fu la stessa Consob a sospendere la negoziazione dei titoli emessi o garantiti dalla Società il 2 gennaio 2019, a seguito della decisione della BCE di porre la Banca in amministrazione straordinaria (procedura conclusasi il 31 gennaio 2020).
La banca prende atto dell’autorizzazione rilasciata dalla Commissione, con la pubblicazione di una nota pubblicata sul suo sito.
Tuttavia i problemi della banca sono ben lungi dall’essersi conclusi. Anzi. All’istituto genovese servirebbe infatti più capitale, qualcosa come 400 milioni di euro.
Così un articolo del Messaggero:
“La Commissione costringe l’istituto ad alzare il velo sulle pagine del prospetto relative ai rischi cui vanno incontro i risparmiatori e spunta l’ipotesi di un aumento di capitale da 400 milioni. Questa opzione è legata al piano industriale che prevede ‘che nell’ultimo trimestre del 2022, nel caso in cui il regime di flessibilità sui coefficienti patrimoniali concesso dalla Bce non venga prorogato oltre il 31 dicembre 2022’ trovi esecuzione ‘un’operazione di rafforzamento patrimoniale” recita la nota stessa di Carige.
Tutto questo, mentre c’è il rischio che il Fondo interbancario dei depositi, primo azionista della banca con una quota pari all’80%, sia costretto ad allungare i tempi per la cessione della sua partecipazione.
L’inevitabile paragone tra Carige e Mps, a caccia di uno sposo
Le potenziali pretendenti, individuate in Credem e Banco BPM, hanno dimostrato infatti una certa freddezza nei confronti della banca ligure, pur entrando in data room. Praticamente, nessun entusiasmo pervenuto, fattore di cui sarebbe consapevole la stessa Bankitalia.
Il motivo? Qualche giorno fa il Messaggero aveva illustrato il quadro: Il nodo, era stato spiegato, sono le società prodotto, praticamente “la convenienza a realizzare l’acquisizione in termini di sinergie”. Si ricordava che Carige “ha in piedi contratti su alcuni business: nelle polizze di Amissima con Apollo, nel credito al consumo di Creditis con Chenavari e poi nel risparmio gestito di Arca, controllata da Bper e Pop Sondrio”. E sia Banco BPM che Credem hanno proprie società prodotto. Di conseguenza il quotidiano romano spiegava che, affinché si creassero sinergie, le due banche avrebbero dovuto disdettare questi contratti con un onere notevole. Oneri a parte, viene quasi naturale fare un paragone con un’altra banca alle prese con la rogna della necessità di un aumento di capitale, in cerca disperatamente di uno sposo:
Mps, che spera di riuscire a concretizzare la soluzione strutturale su cui punta – ovvero una operazione di M&A – magari – è questa l’ambizione del Tesoro maggiore azionista – insieme a UniCredit. E anche su Mps incombe pesante lo spettro di un aumento di capitale, pari a 2,5 miliardi di euro.
C’è da dire che, nel caso del Monte di Stato, le ultime indiscrezioni e anche annunci – pace fatta con la Fondazione Monte Paschi di Siena e conseguente riduzione della bomba rischi legali di 3,8 miliardi di euro – hanno fatto sperare nelle ultime sessioni nella celebrazione delle nozze con Piazza Gae Aulenti.
Ma vedremo cosa deciderà di fare l’AD Andrea Orcel, che al momento è concentrato su tutt’altro.
Carige non conferma target esercizio 2021
Tornando a Carige, la nota dell’istituto è chiara nel riportare le criticità della banca:
“Le ripercussioni economiche della pandemia hanno portato a stimare un differimento temporale dei target originari con il prevedibile ritorno ad un risultato netto positivo a partire dal 2023; per il periodo di riferimento gli scostamenti negativi più significativi rispetto alle previsioni riguardano le voci di ricavo e la contabilizzazione di oneri non ricorrenti. Alla Data del Prospetto Informativo gli scostamenti rilevati nel primo trimestre 2021 non risultano riassorbiti, ciò sia in ragione di un andamento gestionale/reddituale dal 1° aprile 2021 alla Data del Prospetto Informativo ritenuto dall’Emittente non sufficiente a compensare gli scostamenti rilevati nel primo trimestre 2021 sia in ragione del mancato integrale dispiegarsi alla Data del ProspettoInformativo degli effetti di azioni di recupero avviate dal Gruppo per contrastare i predetti scostamenti. Pertanto, alla Data del Prospetto Informativo l’Emittente non conferma i target relativi all’esercizio 2021“.
La nota continua:
“Quanto alle linee strategiche e ai target 2022 e 2023 del Piano (tra cui l’attesa che il risultato consolidato lordo del Gruppo inverta il proprio segno, da negativo a positivo, nel 2022 e che il risultato consolidato netto del Gruppo inverta il proprio segno, da negativo a positivo, nel 2023), l’Emittente conferma alla Data del Prospetto Informativo le linee strategiche e i suddetti target (2022 e 2023) del Piano, ciò sulla base dell’attesa di un’accelerazione degli effetti delle azioni già pianificate e/o dell’avvio tempestivo di nuove azioni a sostegno del Piano. Tuttavia, a causa delle incertezze sottostanti alle assunzioni del Piano (la maggior parte delle quali è fuori dal controllo degli amministratori dell’Emittente), non vi è certezza circa il conseguimento di tali target ovvero circa il conseguimento di tali target secondo le misure ed i tempi attesi”.
E di seguito arriva la frase cruciale, che evidenzia tutte le vulnerabilità della banca:
“La mancata o non completa o temporalmente ritardata realizzazione delle assunzioni/azioni sottostanti al Piano potrebbe comportare effetti negativi molto rilevanti sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria del Gruppo, fino a pregiudicarne la prospettiva della continuità aziendale”
“Il Piano Aggiornato 2021-2023 è stato determinato su base Stand-alone – precisa Carige – pertanto senza considerare gli effetti di potenziali business combination”.
Nel comunicato vengono poi ricordate le trattative con Cassa centrale banca, che si sono concluse con un flop, visto che Ccb ha rinunciato ad esercitare l’opzione per l’acquisto della quota in mano al Fondo interbancario.
Di seguito, dunque, “come emerge dal comunicato stampa del FITD del 2 aprile 2021, il FITD e lo SVI hanno incaricato Deutsche Bank, AG Milan Branch, in qualità di Financial Advisor per la gestione del processo di cessione della partecipazione detenuta in Banca Carige. La detenzione di partecipazioni bancarie di controllo in capo al FITD è necessariamente di natura transitoria. Si evidenzia che in data 5 agosto 2021 è attesa l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Emittente della Relazione finanziaria infrannuale del Gruppo al 30 giugno 2021″.
A tal proposito, tuttavia, “sebbene il FITD abbia avviato il processo di dismissione della partecipazione nel capitale della Banca, alla Data del Prospetto non vi è certezza circa se e quando la business combination sarà realizzata“.
La nota della banca: prezzo azioni potrebbe fluttuare notevolmente
Avvertimenti vengono lanciati anche in merito alla probabile volatilità che interesserà il titolo, nel momento in cui rientrerà alle contrattazioni di Borsa il prossimo martedì:
“Alla Data del Prospetto sussiste il rischio che, sin dalla riammissione alle negoziazioni (attesa dall’Emittente ad esito della revoca del provvedimento della Consob di sospensione delle Azioni dalle negoziazioni), il prezzo delle Azioni e quindi anche delle azioni emesse in esecuzione delsuddetto Aumento di Capitale, possa fluttuare notevolmente, con effetti negativi anche rilevanti sul prezzo a cui saranno negoziati i Warrant, ciò in considerazione di una molteplicità di fattori, tra cui la forte volatilità dei mercati azionari derivante dalle incertezze del contesto macroeconomico e, in particolare, dalla pandemia da COVID-19, un andamento gestionale/reddituale del Gruppo significativamente difforme (in negativo) da quello atteso alla luce del Piano Aggiornato 2021- 2023, mutamenti nelle condizioni generali del settore in cui l’Emittente e il Gruppo operano, mutamenti del quadro normativo e regolamentare, raccomandazioni delle Autorità di Vigilanza che applicano o estendono limiti o vincoli alla distribuzione di dividendi e riserve”.
Ancora, “alla Data del Prospetto sussiste altresì il rischio che, ancorché riavviate le negoziazioni, a causa delle suddette evenienze e/o di un ridotto flottante delle Azioni (si evidenzia che alla Data del Prospetto gli Azionisti dell’Emittente diversi da FITD e CCB detengono complessivamente una quotadi partecipazione nel capitale della Banca pari a 11,667%), non si mantenga un mercato liquido per le Azioni (quindi anche per le azioni emesse in esecuzione del suddetto Aumento di Capitale) e per i Warrant dell’Emittente. In considerazione dell’assenza dei titoli azionari dalle negoziazioni da oltre 24 mesi, i suddetti profili di rischio sono particolarmente accentuati”.
Carige: rischio aumento capitale 400 milioni
Del rischio di un aumento di capitale da 400 milioni parla anche un articolo di Mf-Milano Finanza, nell’articolo “Da sola Carige rischia l’aumento”, mettendo in evidenza che nel prospetto informativo l’istituto genovese diretto da Francesco Guido descrive una situazione assai delicata”, “al punto che senza una fusione il futuro resta molto incerto”.
D’altronde è lo stesso documento che paventa “un’operazione di rafforzamento patrimoniale dell’emittente per un controvalore fino a 400 milioni” laddove si legge che:
“Il Piano Aggiornato 2021-2023 esprime l’attesa che il risultato consolidato lordo del Gruppo inverta il proprio segno (da negativo a positivo) nel 2022 e che il risultato consolidato netto del Gruppo inverta il proprio segno (da negativo a positivo) nel 2023. Inoltre è previsto che nell’arco di Piano siano rispettati i requisiti patrimoniali del Gruppo anche tenendo conto del regime di flessibilità introdotto alla BCE fino al 31 dicembre 2022. Le proiezioni reddituali e degli indicatori patrimoniali del Gruppo nel triennio 2021-2023 si basano tra l’altro su: (i) l’attesa che nell’ultimo trimestre dell’esercizio 2022, nel caso in cui il regime di flessibilità sui coefficienti patrimoniali concesso al Sistema bancario dalla BCE non venga prorogato oltre il 31 dicembre 2022, trovi esecuzione un’operazione di rafforzamento patrimoniale dell’Emittente per un controvalore fino ad Euro 400 milioni“.
Sulla necessità che Carige trovi il prima possibile un partner per avviare un processo di fusione punta anche un articolo pubblicato sul Secolo XIX, che rimarca come la fusione sia “fondamentale”, riprendendo quanto scritto nella nota della banca.
Nel prospetto ds legge, di fatto, che “si richiama l’attenzione sulla circostanza che la business combination rappresenta un’azione essenziale”. Come, d’altronde, per Mps.