Notizie Notizie Italia Carige, Innocenzi: no rischio default, clienti siano tranquilli. Ma occhio a grafico alert per chi detiene questi bond

Carige, Innocenzi: no rischio default, clienti siano tranquilli. Ma occhio a grafico alert per chi detiene questi bond

4 Gennaio 2019 11:01

Parola di Fabio Innocenzi, ex numero uno di Banca Carige, da martedì 2 gennaio scorso tra i commissari straordinari dell’istituto ligure posto in amministrazione straordinaria dalla Bce: la banca non è a rischio default.

Innocenzi ha risposto così alla domanda su una minaccia del genere, paventata tra l’altro più spesso in passato e ora più che mai, che gli è stata posta nel corso di un’intervista a Class Cnbc:

“Assolutamente, la banca è ben patrimonializzata e ha una governance chiara, quindi i nostri clienti possono contare sulla loro Carige”.

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Nelle ultime ore, altre novità sono arrivate dalla famiglia Malacalza, responsabile con il suo blocco all’aumento di capitale dell’entrata a gamba tesa di Francoforte nella gestione del gruppo, posto in amministrazione straordinaria.

Malacalza Investimenti ha “espressamente manifestato anche successivamente all’assemblea, nell’ambito di interlocuzioni con i Vertici della Banca e in sedi istituzionali, la propria posizione favorevole alla approvazione della ricapitalizzazione“.

Da parte del socio di riferimento, che ha il 27,5% del capitale della banca, non c’e’ dunque nessuna “pregiudiziale avversione alla approvazione della ricapitalizzazione”. Malacalza investimenti, inoltre, si riserva eventuali altre considerazioni “anche all’esito di diretta, più ampia e approfondita conoscenza e valutazione della misura disposta e dei provvedimenti ad essa sottostanti che ad oggi non le sono ancora noti”.

Nella nota, l’azionista ha sottolineato come il gruppo abbia affrontato sacrifici “nell’interesse obiettivo dell’Istituto, del suo azionariato, dei suoi lavoratori e del suo territorio di riferimento”.

Proprio in onore di questi sacrifici, che sono stati compiuti sia da Malacalza Investimenti e che da una “moltitudine di piccoli azionisti cui deve attribuirsi altissimo merito”, è necessario “a maggior ragione nel contesto adesso intervenuto, un massimo e definitivo grado di chiarimento“.

Insomma, tutti questi sforzi e sacrifici rappresentano “le coordinate dalle quali non è dato prescindere nella prospettiva del definitivo consolidamento patrimoniale e del pieno rilancio industriale della banca”, che Malacalza Investimenti “continua fermamente ad auspicare e alla quale confida, al pari di tutti gli altri azionisti nel pieno delle loro prerogative di soci, di essere messa in condizione di concorrere su basi e presupposti di parità di trattamento, piena trasparenza e chiarezza“.

Tornando all’intervista a Innocenzi, l‘ex AD Fabio Innocenzi, ora commissario straordinario, ha chiarito:

“Abbiamo avuto un importante prestito subordinato sottoscritto dal Fidt che ci ha portato in linea con gli obblighi patrimoniali”. Di conseguenza, in riferimento a una presunta necessità di ricorrere allo Stato – e quindi alla  possibilità che Banca Carige diventi una Mps bis – l’ex amministratore delegato ha affermato che l’obiettivo “non è trovare chi pagherà il conto, ma non trovare un conto da pagare”.

Ma attenzione alle indiscrezioni riportate dal Messaggero, in un articolo dal titolo che fa tornare subito in mente il caso Mps, salvata dallo Stato: “Carige, pronto l’intervento del Tesoro”. Il quotidiano romano scrive che, a salvare Carige, sarebbe di fatto la Sga.

“La Sga dovrebbe acquisire buona parte dei 3,7 miliardi circa tra Npl e Utp (incagli) in modo da ripulire l’attivo. Sarebbe un ritorno della Società gestione attivi a Genova visto che nell’aumento da 544 milioni di fine 2017, Sga aveva sottoscritto il 6% (poi ceduto) e cartolarizzato circa 200 milioni”.

Per la precisione:

“Secondo quanto risulta al Messaggero, sono partite le trattative con la bad bank del Tesoro che gestisce soldi raccolti sul mercato tramite l’emissione di strumenti finanziari, utilizzati nei salvataggi di Mps, banche venete e, adesso, nella Banca Fucino da parte di Igea Banca. Anche ieri i commissari avrebbero continuato a dialogare con la società nata per il salvataggio del Banco Napoli, senza tralasciare le altre linee di azioni urgenti, come la rinegoziazione con lo Schema Volontario e Banco Desio del prestito convertendo da 320 milioni che al 60% circa verrà trasformato in capitale. E inoltre si dovrà valutare la cessione di alcuni asset, come Banca Cesare Ponti, Banca Monte di Lucca il tutto in una corsa contro il tempo. Bce ha fissato il termine di tre mesi per la gestione straordinaria, prorogabili di altri tre mesi. E quotidianamente, anche tramite gli uomini Bankitalia, la Vigilanza europea vuole essere informata di tutti i passi da compiere”.

Un eventuale salvataggio di Banca Carige da parte dello Stato metterebbe sicuramente in imbarazzo il governo M5S-Lega. Di conseguenza, mentre si continua a trattare, il Messaggero scrive anche che “dal governo non un euro alle banche” è il mantra di Conte, che teme speculazioni sull’intervento della bad bank del Mef che ha in pancia circa 2 miliardi residui”.

Ex AD Innocenzi: importante costruire fiducia

Dal canto suo, Innocenzi ha sottolineato, in linea con quanto emerso dal comunicato stampa con cui Banca Carige ha confermato le voci su un suo commissariamento da parte della Bce, che il piano industriale sarà “in un’ottica di possibili partnership e alleanze” e che punterà su “derisking, rilancio commerciale e rafforzamento patrimoniale”.

Mentre sul socio di riferimento Malacalza, che detiene il 27,5% del capitale e che ha bloccato l’aumento di capitale, condizione sine qua non posta dalla Bce per la sopravvivenza di Carige, l’ex numero uno della banca ha detto:

Bisogna guardare il futuro. E’ importante trovare e costruire fiducia, innanzitutto con gli azionisti rilevanti”.

Intanto, un grafico di Bloomberg mostra la verità nuda e cruda per tutti quegli investitori che hanno sottoscritto i bond subordinati di Carige. Sicuramente, non è una buona notizia per il Fondo Interbancario di garanzia sui depositi (e di conseguenza anche per tutti i correntisti i cui conti sono da esso garantiti), che ha partecipato attivamente all’operazione.

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Il grafico parla da solo, facendo notare come il valore delle obbligazioni sia letteralmente crollato, da 100 euro a cui venivano scambiate lo scorso 30 novembre del 2018, giorno della loro emissione, a quota 18,7 euro. Il commento “Non è un buon anno per gli obbligazionisti subordinati di Carige”, viene pubblicato su Twitter insieme al grafico di Bloomberg da Manish Sing, ex UBS e Société Genérale.

Si tratta proprio di quello: del bond subordinato Tier 2  che Banca Carige ha emesso nell’ambito dell’accordo stipulato con lo Schema Volontario d’Intervento (SVI) del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per un valore di 320 milioni milioni di euro: 318,2 milioni sono stati sottoscritti direttamente tramite lo Svi e 1,8 milioni tramite Banco di Desio e della Brianza.

In una nota relativa all’emissione, Carige ringraziava lo Svi, e tutte le banche che avevano aderito, “per il supporto ricevuto per la finalizzazione di una operazione fondamentale che assicura a Banca Carige il rispetto dei ratio patrimoniali prescritti e le consente così di tornare a concentrarsi sulla clientela e sullo sviluppo delle relative attività”.

Ancora, nella nota si leggeva che dal 30 novembre, e fino al momento in cui il cda di Carige avesse dato esecuzione all’aumento di capitale,  sarebbe stato “possibile offrire in private placement le obbligazioni subordinate fino ad un importo massimo di 400 milioni di euro a operatori professionali (sia azionisti sia altri investitori)”.

I bond erano stato emessi per l’appunto a 100 euro, con durata decennale, a fronte di una una cedola a tasso fisso del 13%.