Carige: cda approva manovra da 700 milioni. Inclusa cessione di immobili di pregio
Una manovra di ricapitalizzazione per un valore complessivo di 700 milioni di euro, che prevede un aumento di capitale da 500 milioni e altre misure di rafforzamento patrimoniale per 200 milioni di euro. E’ quanto ha deliberato il cda di Banca Carige, sotto l’egida del nuovo amministratore delegato Paolo Fiorentino.
Il consiglio di amministrazione ha autorizzato anche la cessione di NPL (ovvero crediti deteriorati) per un valore di circa 1,2 miliardi di euro.
In una nota la banca ha precisato che il cda “ha approvato le nuove linee di guida nella strategia di gestione degli NPE (non performing exposures) e le azioni di rafforzamento patrimoniale finalizzate a completare il processo di de-risking del gruppo”.
Le azioni di rafforzamento patrimoniale sono state individuate “in piena adesione ai target Srep assegnati dalla Bce”, ovvero nell’ottica di una flessione degli Npe da 7 miliardi a 5,5 miliardi entro l’anno in corso, fino a 4,6 miliardi entro il 2018 e a 3,7 miliardi entro il 2019.
Oltre all’aumento di capitale da 500 milioni di euro, il reperimento delle risorse si focalizzerà su quattro aree macro di azione, che escludono la conversione di bond subordinati, a conferma dei rumor circolati negli ultimi giorni.
Una di queste è la “cessione di asset di pronta valorizzazione”: Carige si libererà dei diversi immobili di pregio, tra cui spiccano le sedi di Londra, Roma e Milano; la seconda area di azione è la cessione dellapartecipazione detenuta in Creditis; terza e quarta area di azione prevedono la cessione della piattaforma di recupero crediti in sofferenza e del business di acquiring, ovvero quello dei servizi di incasso relativi ai contratti Pos”.
Ieri il titolo Carige è salito del 3,8%, travolto dall’ondata di buy che ha interessato l’intero azionario italiano, e soprattutto i titoli bancari. Oggi, all’indomani l’azione apre con un balzo +6,1%, attestandosi a 0,205 euro circa, per poi rallentare ma segnare comunque un rally del 4%.
Gli investitori scommettono sull’arrivo imminente – potrebbe essere anche oggi, o domani – dell’ok della Commissione europea al piano di ricapitalizzazione precauzionale di MPS, che darebbe il via libera, dopo sei mesi circa da quando il titolo è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa, a un rafforzamento patrimoniale del valore di 8,3 miliardi di euro, e all’ingresso dello Stato nel capitale.
Attraverso una iniezione di poco inferiore a 6 miliardi e l’acquisizione di una partecipazione del 70%, lo Stato italiano diventerebbe l’azionista di maggioranza di Mps.