Notizie Notizie Italia Capitalia: Geronzi, no a fusioni con stranieri, con Arpe dialettica costruttiva e intelligente

Capitalia: Geronzi, no a fusioni con stranieri, con Arpe dialettica costruttiva e intelligente

20 Aprile 2007 07:33

Niente da fare: Capitalia di convolare a nozze con un istituto straniero non ne vuole proprio sapere. A ribadirlo è stato il presidente dell’istituto di Via Minghetti, Cesare Geronzi, che, dopo le tensioni degli ultimi tempi che dapprima pareva dovessero portare a una rottura insanabile ma che poi sono state “raggiustate”, è comparso all’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio del 2006 (a cui è stato dato il via libera con una netta maggioranza) al fianco dell’amministratore delegato, Matteo Arpe. All’apertura dei lavori, nella tarda mattinata di ieri, presenziavano soci in rappresentanza di poco più del 44% del capitale ordinario. Inoltre, dalla iniziale lettura del libro soci effettuata dal presidente, è risultato che Generali ha in mano il 2,35% dell’istituto capitolino, ma parte di questa quota, come ha sottolineato lo stesso Geronzi, è “sterilizzata” per via delle norme sugli incroci azionari e partecipativi. Poco dopo l’inizio dell’assemblea il presidente di Capitalia ha poi fatto sapere che la quota detenuta in Fiat è stata ulteriormente ridotta allo 0,29% del capitale sociale ordinario dal precedente 0,80%, generando così una plusvalenza di 77,4 milioni di euro.


Nel primo pomeriggio ad animare l’assemblea (certamente non ai livelli di quanto successo lunedì con Telecom) ci ha pensato la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, azionista di peso ma fuori dal patto di sindacato di Capitalia, il cui rappresentante ha detto di stare ancora aspettando una “spiegazione plausibile” sullo scontro presidente-a.d. che si è consumato negli ultimi tempi e di cui in effetti non sono mai state spiegate al mercato le vere ragioni. Di tutta risposta, Geronzi ha marcato il proprio territorio, ribadendo il ruolo guida a lui spettante e recentemente confermatogli proprio dal consiglio di amministrazione nella definizione delle politiche di aggregazione e fusione, ma ha anche fatto notare una differenza sostanziale con il “Weltanschauung” di Arpe (che vorrebbe che la sua banca diventasse un polo aggregante di consolidamento). E poi, arrivando dritto al nocciolo della questione, Geronzi ha sottolineato come scontri simili certamente non siano auspicabili e non si verifichino quando al vertice di una società si collochino “persone con una scarsa propensione a valutare le migliori strade da percorrere per rendere più forte il gruppo”. Tra l’altro il presidente ha detto che preferisce evitare il termine “scontro” a vantaggio di “dialettica costruttiva e intelligente”. “Entrambi – gli ha fatto poi eco Arpe – abbiamo a cuore l’interesse della banca”. La dialettica costruttiva e intelligente di cui ha parlato Geronzi secondo l’a.d. è avvenuta “tra persone che hanno età ed esperienze diverse ma che hanno comunque sempre a cuore l’interesse dell’istituto”.


Nel tardo pomeriggio si è poi arrivati al nodo delle fusioni e acquisizioni. “Nel futuro di Capitalia non ci sono fusioni con banche straniere”, ha dichiarato Geronzi, che al termine dei lavori ha risposto che “noi non vogliamo essere disturbati da queste aggregazioni” a chi gli domandava di possibili ripercussioni di quello che sta succedendo sul socio di Capitalia, Abn Amro (attualmente nel mirino di Barclays e di una cordata formata da Royal Bank of Scotland, Fortis e Banco Santander Central Hispano). Tuttavia, nonostante il no agli stranieri, il presidente non si eleva certo a paladino dell’italianità: “Gli olandesi di Abn li ho portati dentro io, non è che mi sia preoccupato molto dell’italianità”. Il presidente della banca romana ha altresì fatto sapere che “non ci sono dossier aperti, né tanto meno trattative in corso” con Unicredit, né è mai stata “pensata e studiata” un’aggregazione con Mediobanca.