Canone sui pc e smartphone: la Rai fa marcia indietro
Dopo il tam-tam di voci e proteste sollevate negli ultimi giorni, la Rai torna sui suoi passi sulle richieste di pagamento del canone inviate a 5 milioni di imprese nei giorni scorsi per il possesso di smartphone, tablet e pc sulla base di quanto previsto dal regio decreto del 1938 perché strumenti adatti a ricevere il segnale televisivo.
Attraverso una nota stampa l’azienda di viale Mazzini ha precisato che “La lettera inviata dalla direzione abbonamenti Rai si riferisce esclusivamente al canone speciale dovuto da imprese, società ed enti nel caso in cui i computer siano utilizzati come televisori (digital signage) fermo restando che il canone speciale non va corrisposto nel caso in cui tali imprese, società ed enti abbiamo già provveduto al pagamento per il possesso di uno o più televisori”. E ha aggiunto: “Ciò quindi limita il campo di applicazione del tributo ad una utilizzazione molto specifica del computer rispetto a quanto previsto in altri Paesi europei per i loro broadcaster (Bbc) che nella richiesta del canone hanno inserito tra gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione radiotelevisiva, oltre alla televisione, il possesso dei computer collegati alla Rete, i tablet e gli smartphone”. “Si ribadisce pertanto – conclude la nota della Rai – che in Italia il canone ordinario deve essere pagato solo per il possesso di un televisore”.
Secondo il Codacons “è evidente che costringere al pagamento del canone speciale tutti quelli che hanno un computer, indipendentemente dall’uso che ne fanno, è assurdo e anacronistico. Si tratta, cioè, di una interpretazione arbitraria e fiscale che la Rai dà del Regio Decreto Legge del 1938”. Sulla stessa lunghezza d’onda il parere di Confindustria Digitale. “Un’assurda forzatura giuridica, ma soprattutto un’iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli obiettivi dell’agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per rilanciare la crescita del Paese”, ha dichiarato il presidente Stefano Parisi.