Caltagirone scatenato: sale ancora in Mps, ecco cosa cambia. Intanto in Bpm spunta Deutsche

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Francesco Gaetano Caltagirone continua a tessere la tela che lo vede al centro del risiko del credito. L’imprenditore romano è interlocutore chiave delle principali operazioni sul tavolo in questi mesi. Intanto spunta Deutsche Bank nel capitale di Bpm con una quota superiore al 5% detenuta per conto terzi. Il principale indiziato sono i francesi di Credit Agricole.
Caltagirone all’8% del Monte
Nella serata di ieri diverse fonti finanziarie hanno confermato quanto anticipato da La Stampa, con il costruttore ed editore romano in ulteriore ascesa nel capitale del Monte, consolidando così la terza posizione dietro il Tesoro che detiene l’11,7% e Delfin della famiglia Del Vecchio al 9,78%; ai piedi del podio figurano invece Banco Bpm con il 5% e Anima con il 4% circa. Si rafforza così a circa il 40% del capitale il nocciolo duro degli azionisti italiani che si è andato formando da metà novembre (collocamento 15% del capitale da parte del Tesoro) in avanti.
Nell’ambito del Collocamento Caltagirone – che già in passato era stato azionista di Mps – è entrato con il 3,5%, quota poi arrotondata al 5% e adesso all’8%.
Caltagirone ha piede in tutte le principali partite in atto in quanto detiene anche il 5,3% nell’asset manager Anima Holding (sotto Opa di Bpm) e viene accreditato del 2% circa di Piazza Meda (sotto Ops di Unicredit).
Grandi manovre per l’Ops su Mediobanca
Il navigato imprenditore romano aumenta così il suo peso specifico in vista dell’assemblea senese del 17 aprile, chiamata a dare la delega per l’aumento di capitale a servizio dell’Ops lanciata su Mediobanca.
L’Ops su piazzetta Cuccia, annunciata il mese scorso, e che è stata subito osteggiata con forza dal board di Mediobanca che l’ha bollata come “inadeguata” e “distruttiva di valore”, attende le varie autorizzazioni e potrebbe partire tra fine giugno e inizio luglio.
Oltre all’assemblea dei soci ad aprile, si guarda alla possibile revisione al rialzo dell’offerta, anche se non è da escludere che la revisione avvenga più avanti, ossia a Ops già partita.
Mps ha dalla sua l’appoggio di Delfin e Caltagirone, che sono anche soci forti di Mediobanca, dove la holding dei Del Vecchio controlla il 20% circa del capitale e Caltagirone quasi il 10% (stando ad alcune indiscrezioni circolate ieri sera Caltagirone avrebbe arrotondato al rialzo anche questa partecipazione). L’obiettivo è però arrivare ad adesioni per almeno il 40% del capitale di piazzetta Cuccia e quindi convincere più soci possibili ad aderire a un’operazione che ha come fine ultimo quello di mettere le mani sulle Generali, di cui Mediobanca è azionista al 13%.
La vera partita si gioca sulle Generali
Il controllo di Mediobanca rappresenta il “mezzo” per poi arrivare a controllare Trieste dove sempre Delfin e Caltagirone figurano direttamente azionisti rispettivamente con il 9,9% e il 6,9%. A rendere urgente la partita è il fatto che il rinnovo del cda di Generali arriverà prima dell’avvio dell’Ops su Mediobanca. L’assemblea di Generali è infatti il prossimo 8 maggio (ma potrebbe essere anticipata a fine aprile) e che vedrà come ago della bilancia anche Unicredit, l’altro grande player del risiko del credito, che ha messo piede nella compagnia triestina con oltre il 5% .
Spunta Deutsche Bank in Bpm (per conto di Agricole?)
Intanto, nella giornata di ieri che è stata certamente non priva di novità, dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti è emerso che Deutsche Bank detiene il 5,181% di Bpm, una posizione detenuta “per conto di un cliente terzo e non è una posizione proprietaria”, ha spiegato la banca tedesca. Gli indizi portano a Credit Agricole, primo azionista di Bpm con il 15,1% (il 9,8% diretto, il resto in strumenti derivati) e che ha chiesto alla Bce il via libera a salire fino al 20%.
Opa Anima: le precisazioni di piazza Meda sullo ‘sconto danese’
Nel frattempo oggi c’è l’attesa assemblea di Banco Bpm chiamata a dare il via libera alle modifiche dell’Opa su Anima, a partire dal prezzo (da 6,2 a 7 euro per azione). I soci di Banco Bpm dovranno deliberare anche su una eventuale rinuncia ad una o più condizioni volontarie di efficacia dell’offerta; tra le condizioni che non si sono ancora avverate vi è il via libera Bce all’applicabilità del Danish Compromise, la norma Ue che permette un trattamento favorevole in termini di assorbimento di capitale per gli investimenti tramite controllate assicurative effettuati da gruppi bancari. Ieri Bpm su richiesta della Consob ha pubblicato un documento informativo in cui ribadisce che l’acquisizione di Anima presenta una “forte rilevanza industriale e strategica” anche senza il Danish Compromise, la cui concessione da parte della Bce farebbe risparmiare 268 punti base di capitale (Cet1). Bpm ha spiegato inoltre che i tempi della risposta Bce sul cosiddetto “sconto danese” non sono noti e potrebbe quindi arrivare dopo l’avvio dell’Opa. In risposta ai dubbi sollevati da Unicredit, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna rimarca che i 6 miliardi di dividendi previsti dal piano 2024-2027 non sono a rischio, con il Cet1 in area 13-13,5% anche in caso di mancato ok all’applicazione del Danish Compromise.