Bund: giornata storica per il rendimento del decennale sceso sotto zero
In queste ultime sedute l’attenzione degli operatori è stata interamente veicolata dalle crescenti preoccupazioni relative a questioni geo politici o di natura macroeconomica. Il tema imperante in Europa è relativo al referendum del prossimo 23 giugno in Gran Bretagna, cui i sudditi di Sua Maestà sono chiamati a decidere se rimanere oppure no all’interno dell’Unione Europea.
Ieri nel tardo pomeriggio gli ultimi sondaggi diffusi da YouGov, uno dei centri d’analisi demoscopica più accreditati del Regno Unito, hanno decretato un ulteriore salto in avanti per il fronte del No. Gli euroscettici allungano di altri 7 punti il vantaggio sul Si (Remain): il massimo scarto registrato negli ultimi mesi da questo istituto. In particolare, 46% di voti in favore del divorzio da Bruxelles contro un 39% di contrari, a cui vanno aggiunti un 11% d’indecisi e un 4% che afferma di volersi astenere.
Fin dalle ultime sedute della settimana scorsa i mercati hanno cominciato ad avvertire una più elevata avversione al rischio, ed i flussi monetari sono stati incanalati verso gli assets percepiti meno rischiosi, aumentandone la domanda.
Al contrario, nelle piazze azionarie del Vecchio Continente, si è assistito al tracollo trasversale dei corsi azionari. In maniera maggiore e con più intensità i bancari, visti come l’anello debole del sistema in questo momento. Allo stesso tempo sono saliti i prezzi di oro e obbligazioni dei Paesi core come Germania, Svizzera e Giappone; per queste ultime due si sono inoltre rafforzate le valute, principalmente a danno della sterlina che è caduta sui minimi da due mesi nei confronti dell’euro: il cambio EurGbp viaggia al momento a 0,796, il 4,70% in più rispetto a fine maggio.
La Germania si è così unita al club composto anche da Svizzera e Giappone: per questi Paesi i titoli di Stato sono considerati fra i più sicuri e, dunque, gli investitori che allocano capitale in questi strumenti con scadenza decennale vedranno corrispondersi un tasso di interesse negativo per il proprio investimento.
Per il Giappone la situazione è ancora più estrema: il costo di finanziamento del decennale nipponico è sceso fino al livello record del -0,17%, quello del ventennale fino allo 0,16% e quello dei titoli a 40 anni allo 0,26%.
Dire tassi negativi equivale a dire assicurazione: l’investitore disposto a pagare per poter allocare il proprio capitale nelle finanze di questi Paesi, e lo fa per proteggere il proprio capitale dalla volatilità dell’azionario o dall’imprevedibilità del mercato delle materie prime.
Sul fronte italiano, la discesa dello yield sul Bund ha determinato un ritorno dello spread su livelli di allarme. In mattinata la forbice fra i due rendimenti si è allargata in area 150,1 punti base, record dall’11 febbraio scorso.