Buffett Indicator a livelli record, segnale che mercati potrebbero fare di nuovo crash
Le azioni sono sopravvalutate e potrebbe verificarsi un crollo. A lanciare l’allarme è il misuratore di borsa preferito dal famoso investitore Warren Buffett e conosciuto come il Buffett Indicator. “È probabilmente la migliore singola misura di come sono le valutazioni di mercato in qualsiasi momento”, ha scritto Buffett in un articolo della rivista Fortune nel 2001.
Cos’è il Buffett Indicator
Si tratta di una misura del valore totale di tutte le azioni quotate in borsa in un paese, diviso per il prodotto interno lordo (PIL) di quel paese, in altre parole il rapporto tra capitalizzazione di mercato e PIL. Per calcolare il Buffett Indicator, uno dei preferiti dell’oracolo di Omaha, la capitalizzazione del mercato viene divisa per il valore del prodotto interno lordo, il tutto viene poi moltiplicato per 100. Il risultato è la capitalizzazione del mercato azionario espressa in percentuale del prodotto interno lordo.
Convenzionalmente si considera che se l’indice supera quota 100 vuol dire che il mercato è sopravvalutato, mentre se l’indice è vicino a 50, vuol dire che è sottovalutato. In un articolo apparso sulla rivista Fortune nel 2001, Buffett parlò dell’indice come la “migliore misura per capire dove si trovano le valutazioni in un dato momento” ricordando come l’Indicatore sia stato un segnale d’allarme molto forte quando ha raggiunto il picco prima che scoppiasse la bolla delle dot.com.
Il Buffett Indicator ha i suoi difetti come ad esempio il fatto che il PIL non tiene conto del reddito guadagnato all’estero e che le società quotate negli Stati Uniti non necessariamente contribuiscono all’economia statunitense. Tuttavia ha una forte capacità di prevedere flessioni dei mercati. Così ad esempio è salito al 118% prima che nel 2001 scoppiasse la bolla delle dot-com e al 100% prima della crisi finanziaria del 2008.
Recentemente il Buffett Indicator ha raggiunto il suo massimo storico al 151%, riflettendo così il rapido rimbalzo del mercato azionario statunitense a seguito del Coronavirus e del crollo del 4,8% del Pil nello scorso trimestre.