Notizie Notizie Italia BTP: SOS di Stato al risparmio, dove il cash è tutto

BTP: SOS di Stato al risparmio, dove il cash è tutto

14 Dicembre 2022 12:17

BTP al centro del dibattito di questi ultimi giorni, tra gli appelli che arrivano dal governo Meloni per fare in modo che il risparmio degli italiani venga canalizzato nell’acquisto e finanziamento del debito pubblico e i dati che confermano la passione scatenata dei risparmiatori per la liquidità-il contante-il cash.

BTP sotto i riflettori con lo Stato che pensa a un risparmio salva-debito, in un contesto tuttavia in cui i rendimenti sono destinati a salire, sulla scia del rialzo dei tassi da parte della Bce e, anche, per la questione del maggior rischio percepito, visto che i titoli di stato italiani orfani del Quantitative easing (QE) stanno per ricevere dalla Bce stessa anche la sberla del QT-Quantitative Tightening : una vera e propria minaccia per l’Italia, ‘sponsorizzata’ dalla Germania e dall’Olanda, che potrebbe essere annunciata proprio domani dall’Eurotower, in occasione dell’ultimo atto della Bce.

La domanda, anzi le domande, sono: quanto il governo Meloni riuscirà a convincere i risparmiatori a investire in ipotetici nuovi BTP salva debito? Quali e quanti incentivi dovrà lanciare affinché i risparmiatori si scollino da quella liquidità, da quel cash, che continuano ad adorare?

Risparmio: l’indagine 2022 di Intesa SanPaolo-Centro Einaudi

Occhio all’ultimo rapporto “Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2022”, che è stata presentato nella giornata di ieri da Intesa SanPaolo e dal Centro Einaudi.

Negli ultimi giorni, ad auspicare una sorta di chiamata alle armi per salvare l’Italia dal pericolo del debito era stato lo stesso numero uno di Intesa SanPaolo, l’amministratore delegato Carlo Messina, con la proposta di un coinvolgimento più alto del risparmio degli italiani verso il debito pubblico.

Alcune frasi avevano fatto inarcare le sopracciglia di non pochi italiani, in particolare la seguente: ‘Ragionare bene sui capitali all’estero”, aveva detto Carlo Messina in un’intervista a La Stampa.

Ovvero?

Credo che sarebbe equo far sì che quei soldi vengano investiti in titoli di Stato italiani. Hai due miliardi all’estero? Uno lo investi in titoli del tuo Paese. Così come dovrebbero investire maggiormente in titoli di Stato quei fondi pensione che allocano il 90% delle risorse all’estero. Mentre assistiamo a casi in cui aziende straniere comprano quelle italiane grazie anche ai nostri risparmi”.

Qualche giorno più tardi, il quotidiano La Repubblica ‘presentava’ il ‘BTP autarchico’, ovvero il BTP per soli italiani:un’idea a cui la Lega di Matteo Salvini starebbe lavorando, che vede in primo piano Giulio Centemero, che aveva presentato già durante la scorsa legislatura una proposta di legge sui cosiddetti buoni del Tesoro speciali.

BTP autarchico, Centemero: su conti correnti contante 7 volte il PNRR’

Lo scopo è portare i cittadini a investire – aveva detto di Centemero a La Repubblica- basti pensare che sui conti correnti il contante è pari a sette volte il Pnrr: se si riuscisse a convogliarne anche la metà sull’economia reale l’effetto sarebbe enorme”.

Lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva confermato di recente: “Teniamo molto alla partecipazione dei risparmiatori italiani all’acquisto del debito pubblico del Paese”.

Di questa idea del BTP autarchico definito anche sovranista si sta parlando da un po’ e Carlo Messina e Giorgetti-Centemero non sono sicuramente gli unici ad auspicare una partecipazione più alta del risparmio italiano all’acquisto dei BTP. Magari con incentivi, che renderebbero il nuovo BTP “un po’ Btp Italia e un po’ Btp futura – come anticipato da La Repubblica – in più, con i vantaggi fiscali dei Pir, i piani individuali di risparmio che non fanno pagare capital gain e altri balzelli per chi li tiene in portafoglio almeno cinque anni”.

D’altronde, come aveva detto Messina stesso, citando i dati, il debito pubblico “si può gestire con intelligenza: a fronte di 2 trilioni e mezzo di debito pubblico, ne abbiamo 10 di ricchezza.

In passato proposte simili erano state avanzate anche dal numero uno della Consob ed ex ministro Paolo Savona, con i BTP di guerra e azionariato popolare.  Stesso concetto.

Risparmio: “sicurezza priorità risparmiatori, seguita da liquidità”

Ma cosa emerge dall’indagine presentata ieri da Intesa SanPaolo e dal Centro Einaidi, dedicata al risparmio italiano?

Qual è la propensione reale degli italiani a investire, innanzitutto, la ricchezza risparmiata?

Tanto per iniziare, emerge la voglia di sicurezza:

La sicurezza si conferma al primo posto per gli intervistati tra le caratteristiche degli investimenti: è l’aspetto da privilegiare per il 57% del campione. L’80,4% la colloca al primo o secondo posto tra gli elementi cui prestare attenzione nel decidere un investimento, seguita dalla liquidità (49,7%)”.

A ridosso dell’anno 2000, le due maggiori preoccupazioni nel processo di investimento erano scegliere quando investire (il cd. timing, ora al secondo posto, indicato dal 42,5% del campione) e come suddividere il risparmio (l’asset allocation, oggi al terzo posto, 31% del campione). Nel 2022, timing e asset allocation lasciano il primo posto alla valutazione del rischio delle soluzioni di investimento (52,9%)”.

Il punto é che, “in un periodo di forte volatilità, la paura di perdere il denaro può aver favorito questo passaggio; l’emergere della percezione che ogni investimento comporta l’assunzione di un rischio, da conoscere prima di investire, è comunque un segno di maturità da parte degli investitori”.

E così,“nell’anno dell’aumento dei tassi, l’Indagine segnala la riduzione della quota investita in obbligazioni, dal 29% al 23% dei portafogli. Dichiara di aver operato in obbligazioni in 26% del campione, mentre il grado di soddisfazione per questi strumenti (misurato dal rapporto tra il numero di obbligazionisti soddisfatti vs. insoddisfatti) scende a 3,1 (era 3,8 nell’’Indagine 2021), con punte però a 8,7 tra i residenti nel Nord-Est, a 4,3 per gli ultra-65enni e tra 5 e 6 per i risparmiatori con propensione al rischio media o medio/alta”.

E’ il risparmio gestito a fare ‘la parte del leone’ tra gli investimenti: la quota dei possessori di fondi e sicav aumenta infatti al 17,3%, dal 12,4% del 2021. Almeno una forma di risparmio gestito entra nel 21% dei portafogli del campione, con una marcata differenziazione territoriale, che va dal 41% del Nord-Est al 4,9% del Sud-Isole”

Cosa porta gli italiani verso il risparmio gestito?

“Si sottoscrive il risparmio gestito per fruire dell’esperienza dei gestori (50%) e per diversificare (31%); assai meno per speculare (22%). Il rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti (9,3 a 1) è il migliore tra le diverse classi di investimento”.

Risulta contenuta la quota di chi ha operato in azioni nei 12 mesi precedenti il campionamento, anche se sale un poco, dal 3,9% al 4,8%. L’indice di soddisfazione per le azioni si porta al massimo storico di 6,5 soddisfatti per un insoddisfatto; sale a 2,4 da 2,1 il rapporto tra scelte consigliate e autonome. Crescono dunque la domanda e anche il consumo effettivo di consulenza finanziaria: si investe sempre meno con il ‘fai da te'”, si legge ancora nell’analisi stilata da Intesa SanPaolo e dal Centro Einaudi.

Allo stesso tempo, “con le classi di investimento tradizionali in difficoltà a mantenere i rendimenti in linea con quelli storici, aumenta l’interesse degli intervistati per gli investimenti alternativi. Li guarda con attenzione il 39% del campione, in netta salita rispetto al 2021 (27,7%)”.

In particolare, “in prima posizione si conferma l’oro (24,8%), tradizionale bene rifugio, ma è da notare anche l’interesse raccolto dai fondi etici e dagli impieghi ESG (12,9% del campione, che sale oltre il 22% tra i laureati); al terzo posto si collocano le rischiose criptovalute (9,5%)“.

‘Persiste tendenza a detenere liquidi in eccesso per precauzione’

Confermata la passione per la liquidità, il contante, il cash:

Viene ricordato che “nel 2021 è continuata la «pioggia di liquidità» sul sistema economico: rispetto a prima della pandemia, i depositi delle famiglie consumatrici sono cresciuti del 13%, pari a 135 miliardi”.

Passando a oggi, “l’Indagine segnala il persistere della tendenza a detenere saldi liquidi in eccesso per motivi precauzionali: il rapporto tra il denaro mantenuto liquido per precauzione e quello destinato ai normali pagamenti è di 0,8 a 1 (prima della pandemia era di 0,4 a 1)”. 

Va detto tuttavia che “l’inflazione dodici mesi fa però non c’era: pagare la ‘tassa da inflazione’ per tutelare il valore del denaro dal rischio di investirlo con rendimenti negativi è diventato oggi estremamente oneroso. Il dubbio comincia probabilmente a farsi strada anche tra gli intervistati: si riduce infatti la ratio di soddisfazione relativo alla detenzione di liquidità (da 18 a 14,8)”. (e quest’ultimo aspetto è positivo per un governo che pensa al risparmio salva-debito)

Intesa: ‘con inflazione al 10% non investire soldi ha un costo’

Nel commentare quanto emerso dall’indagine, Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, ha rimarcato la caratteristica dell’amore per il contante tra i risparmiatori.

Il grande tema é quello di una elevata liquidità tenuta dalle famiglie italiane ancora sui conti correnti e forse non tutte le famiglie hanno compreso che con un tasso di inflazione del 10% tenere i soldi fermi e non investirli ha un inevitabile costo. Credo che il nostro Paese abbia ancora un problema di educazione finanziaria nonostante gli sforzi che il sistema bancario sta effettuando”, ha detto De Felice sottolineando, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor/Il Sole 24 Ore che, allo stesso tempo, “le famiglie italiane tornano a risparmiare e questo é un dato positivo”. Un altro dato positivo è “relativo a una maggiore propensione a investire nel risparmio gestito“.

Dal canto suo il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha fatto notare che “i risparmiatori italiani rifuggono dal rischio e preferiscono impieghi in cui apparentemente il rischio non esiste. Purtroppo il rischio esiste per conto suo, non si può evitare e quindi va affrontato e gestito”.

Come?

Per gestire il rischio bisogna essere in grado di valutarlo e per farlo bisogna conoscere prodotti”. E su questo fronte “i giovani mostrano poco interesse”.

Dall’Indagine Intesa SanPaolo- Centro Einaudi si evince che l’obiettivo del governo Meloni, in particolare della Lega, volto a lanciare un BTP autarchico,  continua a scontrarsi contro la fame di sicurezza dei risparmiatori italiani che, in tempi di guerra, non vogliono fare il passo più lungo della gamba.

Sicuramente, gli incentivi e gli sconti fiscali dovranno essere notevoli per convincere gli italiani a puntare su un BTP autarchico, in un momento in cui per le casse dello Stato,  l’assenza della Bce è un grande problema, e il tema della partecipazione del risparmio all’acquisto di BTP è ancora più impellente da affrontare.

Debito italiano e risparmio, Tesoro: incrementare base retail

Negli ultimi giorni della questione ha parlato anche Davide Iacovoni, responsabile della Direzione Debito Pubblico presso il Dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia.

In un intervento alla presentazione del libro “La gestione dei rischi finanziari e climatici”, Iacovoni ha risposto a una domanda sul risparmio privato, stando a quanto riportato dall’agenzia Il Sole 24 Ore-Radiocor, confermando che sarà importante “ricomporre la base di investitori con l’uscita dal Quantitative Easing (QE) nei prossimi mesi”.

La questione del risparmio privato italiano è un tema molto rilevante – ha ricordato Savide Iacovoni – Nel tempo la quota di detenzione diretta del privato si é ridotta ma ora entriamo in un contesto diverso. Noi abbiamo cercato, anche con prodotti ad hoc, di attirare un certo interesse, e se si vedono i dati più recenti qualche inversione tendenza si sta manifestando: nonostante il debito sottostante sia salito tanto, vedere che anche la percentuale sale é buon segno. E andrà fatto di più: stiamo lavorando sia come prodotti, che come metodologie di emissione, per poter ulteriormente incrementare la base retail e sarà un aspetto su cui l’interazione con le agenzie di rating sarà importante”.

Lo Stato continua a lanciare insomma un SOS al risparmio, puntando a convogliarlo nel debito pubblico. Bisognerà vedere a questo punto come gli italiani risponderanno all’appello: e, in primis, a quanti di loro sono d’accordo all’idea stessa di un BTP per soli italiani, anche se con doppia cedola e generose agevolazioni fiscali.